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Special Olympics mi ha fatto sentire importante per gli altri!

Filippo Pieretto

Filippo Pieretto, atleta Special Olympics

«La mia storia assomiglia molto a quella di Special Olympics: io, infatti, ho vissuto i primi anni della mia vita rinchiuso in un istituto in Bulgaria, mentre gli altri bambini, fuori, conoscevano i giocattoli, gli animali e vivevano in una famiglia normale. Ero in un orfanotrofio, dove stavo insieme a mio fratello gemello Carlo. Ricordo che dovevamo stare attenti ed essere veloci quando veniva l’ora di mangiare, perché c’era sempre qualcuno pronto a toglierci il cibo da sotto il naso. Ricordo che passavamo il tempo lì dentro senza fare niente, fino a quando, un giorno, sono arrivati due “angeli”, così chiamo i miei genitori, Franco e Salvina. Ci hanno letteralmente salvato la vita, portandoci via da lì. Da allora è come se io e Carlo fossimo venuti al mondo una seconda volta. Abbiamo scoperto tante cose meravigliose di cui ignoravamo l’esistenza e tra queste c’è senz’altro Special Olympics».
Il racconto di Filippo Pieretto, atleta Special Olympics – ovvero uno tra le migliaia di persone che fanno parte in tutto il mondo del movimento internazionale dello sport praticato dalle persone con disabilità intellettive – ha illuminato a Roma, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, la presentazione dei XXXIV Giochi Nazionali Estivi di Special Olympics (se ne legga già sulle nostre pagine), un grande evento che si terrà dal 4 al 10 giugno a Montecatini Terme e Valdinievole, in provincia di Pistoia. Vi verranno infatti coinvolti oltre 3.000 atleti, provenienti da tutta Italia, che gareggeranno in 20 discipline sportive (atletica leggera, badminton, bocce, bowling, calcio a 5, canottaggio, dragon boat, equitazione, ginnastica artistica e ritmica, indoor rowing, golf, nuoto, nuoto in acque aperte, pallacanestro, pallavolo unificata, rugby, tennis, tennis tavolo e vela).

«Oggi – ha proseguito Pieretto – sono sette anni che sono un atleta, prima di allora, giocare a calcio è stato sempre un po’ difficile, perché non mi passavano mai il pallone, non ero parte della squadra. A fine partita, anzi, mi sentivo anche più solo di prima. Poi è arrivato Special Olympics, dove finalmente sento di essere qualcuno, mi sento importante per gli altri e ho l’opportunità di fare cose incredibili. Nel 2015, ad esempio, sono stato convocato ai Giochi Mondiali Estivi a Los Angeles come titolare. Per la prima volta, proprio io ho rappresentato l’Italia nel calcio a 5, davanti a milioni di spettatori da tutto il mondo, ed è stata un’emozione grandissima».
«Se mi avessero raccontato la mia storia anni fa – ha concluso -, quando ero piccolo, chiuso in quell’istituto, non ci avrei mai creduto, ma proprio i miei genitori e Special Olympics mi hanno insegnato a credere nei sogni. Quando c’è coraggio e determinazione, la stessa che ha avuto Eunice Kennedy nel fondare il nostro Movimento, tutto è possibile, anche vivere in una società pienamente inclusiva».
La citazione da parte di Filippo di Eunice Kennedy Shriver non è stata casuale: l’incontro di Roma, infatti, è stato aperto da un momento dedicato al cinquantesimo anniversario di Special Olympics, nato nel luglio del 1968, proprio ad opera di Kennedy Shriver. E le immagini legate alla storia di questo Movimento hanno costituito l’ideale introduzione alle parole di Pieretto, che attraverso il proprio vissuto colmo di sofferenza e di rivalsa, ben rappresenta un percorso che, alla cultura del tempo in cui le persone con disabilità intellettive venivano relagate negli Istituti, ha risposto con un messaggio di grande speranza, positività e gioia.

Oggi, secondo Special Olympics, lo strumento ideale per aprire la società e il mondo intero a una cultura sempre più inclusiva è lo Sport Unificato (Play Unified), attraverso il quale atleti con e senza disabilità intellettive giocano insieme nella stessa squadra, abbattendo ogni stereotipo e pregiudizio con il semplice passaggio di un pallone.
Particolarmente significativo in tal senso è stato l’intervento di Sara Capone, atleta partner, senza disabilità intellettiva. «Ho iniziato a giocare cinque anni fa – ha dichiarato – per svolgere un servizio di volontariato durante il mio percorso scout, credendo di fare del bene per gli altri. Così è, ma c’è dell’altro: non so dire esattamente quando, ma senza dubbio arriva un momento particolare in cui si prende coscienza del fatto che gli atleti Special Olympics restituiscono spontaneamente, moltiplicandolo, tutto il bello e il bene che ricevono. Giocando insieme, sullo stesso campo, si crea uno scambio di sinergie di inestimabile valore, tale da generare un processo di inclusione a trecentosessanta gradi. Lo sport diventa il mezzo perfetto per entrare in comunicazione ed essere posti tutti veramente allo stesso livello. In campo cadono tutte le barriere mentali costruite su stereotipi e pregiudizi».
«È difficile – ha aggiunto – descrivere a parole cosa si prova a giocare come atleta partner in Special Olympics. Per questo vorrei semplicemente invitare tutti a provare in prima persona questa meravigliosa esperienza: scendete in campo e rivoluzionerete completamente il punto di vista da cui guardate questi atleti; saranno allora i vostri compagni di squadra e di vita, dai quali imparerete più di quanto possiate immaginare».

Alla presentazione dei Giochi Nazionali Estivi erano presenti alcune autorevoli figure istituzionali, a partire dal ministro per lo Sport Luca Lotti, che ha affermato: «Grazie, perché oggi avete riportato lo sport a una dimensione importante: quella del gioco che genera rispetto, inclusione e dignità per ogni persona. Sapete mettere in luce, al centro, le persone che solitamente vengono messe da parte, Special Olympics sa trovare ed esaltare le abilità di ciascun atleta che coinvolge. Non so se insieme riusciremo a cambiare il mondo, ma sono certo che oggi abbiamo fatto un grosso passo in avanti. E grazie al territorio della Toscana che ha colto la sfida di organizzare un evento così importante».
«Osservo questa sala – ha dichiarato dal canto suo Giovanni Malagò, presidente del CONI – e noto una formidabile trasversalità del mondo sportivo: sono presenti, infatti, Enti di Promozione, Federazioni, Istituzione Sportive, atleti, media. Special Olympics oggi è un’Associazione Benemerita del CONI, ma è necessario trovare una diversa collocazione che ne rispetti maggiormente la mission, i valori, la realtà. Bisogna raccontare le storie di questi atleti che rendono il nostro mondo un po’ più autentico».
E ancora, le parole di Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico): «Grazie per questa grande casa – Special Olympics – che ha dato dignità e dimensione alle persone con disabilità intellettive. Quello che state facendo con grande umiltà è importante per le famiglie: per aiutare e sostenere ogni famiglia con un anello fragile e delicato, lo sforzo deve essere più grande e doveroso. Special Olympics svolge meritoriamente un’attività straordinaria come i prossimi Giochi Nazionali Estivi, che avranno un impatto e una penetrazione sul territorio senza precedenti. Bravi per il coinvolgimento, bravi per i numeri, bravi per lo Sport Unificato. Quello che apprezzo di più è la vostra funziona sociale che lascia il segno. Bravi che utilizzate lo sport per far crescere il Paese!».
Infine Maurizio Romiti, presidente di Special Olympics Italia, che ha sottolineato come «questa di oggi sia l’ennesima occasione emozionante per pensare ai nostri cinquant’anni come a un punto di arrivo che è anche un punto di partenza. La speranza è che il lavoro sul campo di gioco raggiunga la vita quotidiana di tutti noi».

Erano presenti a Roma anche Ledo Gori, capo di gabinetto della Regione Toscana e Giuseppe Bellandi, sindaco di Montecatini Terme e a concludere l’incontro sono stati il saluto del Nazionale di rugby Edoardo Padovani e il giuramento dell’atleta Special Olympics, da parte di Fabio Bogognoni. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: stampa@specialolympics.it.

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