Caregiver 2.0

Stanno di fatto assumendo le caratteristiche della serialità le storie di Giorgio Genta, vecchio caregiver – o meglio, per sua stessa definizione, “caregiver vecchio” – consentendo di porre in piena luce la situazione degli assistenti di cura familiari e di chi da più di trent’anni è a fianco della figlia con gravissima disabilità. In questo caso si parla di ciò che potrà succedere «quando il caregiver familiare primario necessiterà egli stesso di assistenza e non sarà più in grado di fornirla al proprio assistito»…

Giorgio e Silvia Genta

Giorgio Genta con la figlia Silvia, giovane donna adulta con gravissima disabilità

Dopo avere trattato su queste stesse pagine delle tematiche – e delle preoccupazioni – del vecchio caregiver, o meglio del “caregiver vecchio”, ecco un altro problema che prima o poi si presenta nelle nostre famiglie con disabilità.
Cosa succede quando il caregiver familiare primario necessita egli stesso di assistenza e non è più in grado di fornirla al proprio assistito?
Nel caso più fortunato subentra un caregiver di seconda generazione, di solito un figlio o una figlia. Questa o questo “caregiver 2.0” dovrà necessariamente essere dotato a/o di virtù sovrumane: dovrà infatti farsi carico di due assistiti e magari trovare anche il tempo per un po’ di vita privata, familiare e professionale.
Qualora poi il caregiver vecchio non abbia figli, dovrà farsi forza, nascondere i propri acciacchi e tirare avanti alla meno peggio: sempre meglio avere un “caregiver Matusalemme” che nessun caregiver!

Un augurio, quindi, ai vecchi assistenti familiari: spero che nella vita abbiate ammassato una cospicua fortuna, onde poter ora disporre dei mezzi necessari per assicurarvi personale esperto e fidato, supervisionato dai vostri discendenti, per fornire quel tantum di assistenza a voi e al vostro congiunto, necessario ad assicurare a tutti la miglior vita possibile.

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