Caregiver familiari: è tempo di un “contratto collettivo nazionale”?

Basta leggere il primo punto di questo “audace contratto collettivo nazionale per i caregiver familiari” («Orario di lavoro: durata massima giornaliera 18 ore, fatti salvi i festivi nei quali viene prolungato a 21 ore»), per recepire il provocatorio e ironico acume con cui Giorgio Genta continua sulle nostre pagine a raccontare la vita a dir poco difficile – ma tuttora ignorata dai più – dei caregiver familiari, ovvero di coloro che si prendono cura in modo gratuito, continuativo e quantitativamente significativo, di familiari del tutto non autosufficienti a causa di importanti disabilità

Scritta "Non c'è bisogno di urlare, basta l'ironia", su sfondo gialloResi audaci dall’imprevedibile e recente risultato elettorale, che ha sconvolto le previsioni dei più, azzardiamo una proposta rivoluzionaria: il contratto collettivo nazionale per i caregiver familiari
Dopo una lunga ed estenuante trattativa, infatti, le nostre famiglie con disabilità hanno messo a punto una piattaforma programmatica da portare al tavolo della trattativa. Eccone i punti salienti:
– orario di lavoro: durata massima giornaliera 18 ore, fatti salvi i festivi nei quali viene prolungato a 21 ore;
– festività: totalmente soppresse, particolarmente Natale, Capodanno e Ferragosto;
– retribuzione: assente. Previsto anzi il pagamento di multe a carico del caregiver, in caso di controversie con fisco incredulo;
– discriminazione di genere: quasi totalmente imperante. La stragrande maggioranza dei caregiver sono donne;
– discriminazione di censo: inesistente. Infatti quasi tutte le caregiver non hanno reddito o beni al sole;
– salvaguardia delle minoranze: a malincuore, per via della sua irrilevanza numerica, viene considerato, in via puramente teorica, il caso dei vecchi caregiver maschi con più di trent’anni di anzianità lavorativa. Verranno condannati, piaccia loro o no, ad altri trent’anni di servizio, sperando abbiano vita abbastanza lunga…

Attendiamo ora la copertura economica (alcuni milioni di euro a favore dello Stato), da inserire nel prossimo documento di programmazione economica.
Cosa dirà Bruxelles?

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