Così combatto il bullismo

Qualche settimana fa, Marco Baruffaldi, giovane con sindrome di Down, ha deciso di raccontare in un video-denuncia – che ha avuto una rapida diffusione – il bullismo di cui è stato vittima negli anni della scuola. E da appassionato di musica rap, ha anche composto “Siamo diversi tra noi”, inno contro il bullismo, anch’esso oggetto di grande attenzione. Alcune scuole dell’Emilia Romagna l’hanno già invitato a raccontare la sua vicenda ai ragazzi e l’auspicio, scrive Andrea De Chiara, è che «questi inviti continuino anche fuori dalla sua Regione, per diffonderne il messaggio il più possibile»

Marco Baruffaldi

Marco Baruffaldi, in un’immagine del video con il quale ha denunciato il bullismo di cui è stato vittima a scuola

Il 15 marzo scorso, Marco Baruffaldi, ventiduenne di Castelfranco Emilia (Modena) con la sindrome di Down, già vittima di bullismo a scuola, ha deciso di mettersi al PC e con una webcam ha registrato un video-denuncia successivamente diffuso in rete, che è divenuto virale in pochissimo tempo.
Dopo anni Marco ha deciso di rompere il silenzio in maniera così irruenta, rivelando questa triste verità anche ai suoi stessi genitori i quali erano sempre stati all’oscuro di tutto. A spingerlo a raccontare a tutti quel terribile segreto è stata la notizia del suicidio di Michele Ruffino a Torino, per colpa del bullismo. Per queste ragioni, probabilmente, riconoscendosi nel dolore provato da Michele, ha trovato il coraggio di raccontare la propria storia.
«Fin da piccolo – dice Marco nel video – a scuola sono stato maltrattato brutalmente. Un ragazzino mi picchiava continuamente. Oltretutto venivo anche percosso e minacciato da un insegnante di sostegno, che mi intimava di non dire nulla ai miei genitori… e così ho fatto. Vorrei dire a coloro che stanno passando tutto questo, di informare subito la vostra famiglia, non dovete assolutamente tenervi tutto dentro. Solo oggi mi rendo conto che avrei dovuto confidarmi con i miei genitori, ma ero completamente bloccato dalla paura. Per questi motivi ora mi sento in dovere di aiutare il prossimo a salvarsi da questo inferno».

Dopo avere riscosso tanti consensi in rete, Marco ha attirato l’attenzione di diverse scuole emiliane, che lo hanno invitato a raccontare la sua vicenda a centinaia di ragazzi delle medie, i quali sono stati completamente stregati dal suo modo di fare: semplice, diretto e giocherellone. Naturalmente si auspica che in futuro la lista degli inviti continui ad allungarsi anche fuori dalla sua Regione, per diffonderne il messaggio il più possibile.
Se a tutto ciò si aggiunge anche il fatto che Marco, da grande appassionato di musica rap, ha composto Siamo diversi tra noi, un inno contro il bullismo divenuto anch’esso virale, questo fa di lui una vera e propria icona contro tale fenomeno dilagante tra i giovani, cosi come Ilaria Bidini, una trentenne youtuber con l’osteogenesi imperfetta, chiamata «mostro« dai cosiddetti “leoni da tastiera” della rete.

È evidente che il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo nasce perché è la diversità conclamata ad essere messa alla gogna, qualsiasi essa sia e in qualunque contesto di riferimento si manifesti. A tal proposito, invece, come suggerisce lo stesso Marco, sarebbe più opportuno valorizzare tutte le differenze anziché sminuirle. Adottare questa nuova forma mentis rappresenterebbe infatti la chiave di volta per creare una società migliore, fondata sull’aiuto reciproco, invece che sull’odio e sul proprio egocentrismo.
Per far sì che tale cambiamento culturale avvenga il prima possibile, evitando soprattutto che altri giovani come Michele pongano fine alla propria vita, è certamente opportuno che la testimonianza di Marco Baruffaldi si diffonda sempre più ovunque.

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