Il welfare invisibile di Catania

«Nella campagna elettorale che sta portando alle Elezioni Amministrative di Catania – scrive Gianluca Rapisarda – i candidati a Sindaco di tutto stanno discutendo, fuorché di welfare. Al contrario, da cittadino catanese e da persona con disabilità, sono fortemente convinto dell’importanza e della centralità delle politiche sociali per il rilancio della città, incrementando il budget per la spesa sociale e trasformandola da una semplice “voce di costo” a un investimento “produttivo e cruciale”, per recuperare e includere realmente le fasce più deboli e in sofferenza della popolazione catanese»

Comune di Catania

Il Comune di Catania

In vista delle ormai prossime Elezioni Amministrative di Catania [10 giugno, N.d.R.], va registrato il fatto che durante la campagna elettorale, i candidati alla poltrona di Primo Cittadino di tutto stanno discutendo e soprattutto di Assessorati e di posti di sottogoverno, fuorché di welfare. Come se per la città etnea – dove secondo i recenti allarmanti dati il 40,4% delle famiglie vive in condizioni di disagio economico – la questione dei servizi sociali e della lotta alle marginalità e alle fragilità fosse secondaria e irrilevante per il suo sviluppo.
Al contrario, chi scrive, da cittadino catanese e da persona con disabilità, è fortemente convinto dell’importanza e della centralità delle politiche sociali per il rilancio della città. Urge infatti uscire necessariamente dall’empasse e dalla stagnazione in cui hanno versato a Catania, in questi ultimi anni, i servizi sociali. Ma ciò sarà possibile solo se il futuro Sindaco, con la sua Giunta, riuscirà finalmente a potenziare gli interventi sia in termini quantitativi che qualitativi.

Per sortire tale virtuosa inversione di tendenza, bisognerà innanzitutto rimediare agli sbagli del recente passato, rimodulando il budget destinato al welfare, incrementandolo, e soprattutto trasformando la spesa sociale da una semplice “voce di costo” a un investimento “produttivo e cruciale”, per recuperare e includere realmente le fasce più deboli e in sofferenza della popolazione catanese.
L’Assessorato Comunale ai Servizi Sociali della mia città non può essere considerato come una “porta girevole” o, peggio ancora, come una “merce di scambio” per questo o quest’altro politico di turno o di passaggio. È invece un bene comune dei cittadini, che ha bisogno di stabilità, di una visione strategica e di progetti a lungo termine.

Al futuro Sindaco, quindi, chiediamo di dare concreta voce e ascolto ai tanti catanesi in difficoltà. Solo così facendo, saremo in grado di garantire ai centomila cittadini etnei in condizioni di disagio economico (di cui ben 11.000 bambini) un’effettiva inclusione sociale, politiche attive per il lavoro e per l’accoglienza, soluzioni strutturali sull’emergenza abitativa, servizi idonei e omogenei ai minori, alle donne e agli anziani non autosufficienti e un’efficace e adeguata assistenza alle persone con disabilità.
Stop, dunque, allo “scintillio” delle passerelle e alla foga degli annunci facili e spesso desolatamente inconcludenti della precedente Amministrazione. Basterebbe ricordare in tal senso l’incomprensibile mancata applicazione della Delibera n. 100 del 21 giugno 2016, con la quale la Giunta Municipale aveva approvato l’istituzione nella città della figura del Garante dei diritti dei disabili o la mancata adozione del più volte declamato Regolamento Unico del sistema integrato per i servizi socioassistenziali.

Pertanto, noi persone con disabilità etnee rivolgiamo un appello accorato alla politica locale e ai Catanesi  in genere, affinché, tutti insieme, si possa scrivere una nuova e più civile pagina del welfare cittadino, rendendolo finalmente più inclusivo, accogliente e solidale.

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