Ma la percezione del corpo è una costruzione sociale?

«La visione che la società ha dei corpi delle persone è una costruzione sociale?»: è questo uno dei quesiti più stimolanti cui cerca di rispondere un libro di recente pubblicazione, intitolato “Il visibile e l’invisibile. Studi sull’esponibilità dei corpi femminili”, nel quale le Autrici dei vari contributi – non a caso tutte donne – si interrogano da vari punti di vista su come la lettura dei corpi di donne con disabilità, di tate francesi immigrate, di persone obese, sia fortemente influenzata da visioni pregiudiziali e spesso distorcenti

Copertina del libro "Il visibile e l'invisibile"Qual è la percezione che abbiamo del nostro corpo? È la stessa che hanno gli altri? E in che maniera la percezione del corpo è influenzata dai comportamenti sociali? O addirittura: la visione che la società ha dei corpi delle persone è una costruzione sociale?
Sono queste le domande che attraversano un volumetto pubblicato di recente (Il visibile e l’invisibile. Studi sull’esponibilità dei corpi femminili), per cura di Lavinia D’Errico e Alessandra M. Straniero.
Le Autrici dei contributi inseriti nel libro, non a caso tutte donne, si interrogano da vari punti di vista su come la lettura dei corpi di donne con disabilità, di tate francesi immigrate, di persone obese, sia fortemente influenzata da visioni pregiudiziali e spesso distorcenti.

Maria Giulia Bernardini, ad esempio, investiga le ragioni del perché il movimento femminista abbia ignorato le donne con disabilità, cancellando dall’orizzonte emancipatorio mezzo miliardo di donne.
Lavinia D’Errico, invece, ricostruendo il rapporto di Rosanna Benzi – leader del movimento di lotta per i diritti delle persone con disabilità negli Anni Settanta e Ottanta del secolo scorso –  con l’amore e la sessualità, attraverso una rubrica della rivista «Gli Altri», mette in evidenza la straordinaria modernità del suo pensiero, che sin dagli inizi degli Anni Novanta aveva identificato la doppia discriminazione che colpisce le donne con disabilità.
Il pensiero di Rosanna – che dal suo polmone d’acciaio era capace di colloquiare con il Sindaco di Genova e con il Papa – rappresenta una fonte di riflessione che il movimento associativo italiano non deve dimenticare, per la sua acutezza, la sua freschezza e la sua lungimiranza.
E ancora, Alessandra M. Straniero analizza come il mercato giochi un ruolo pesante per costruire uno stigma negativo sulla condizione di sovrappeso, attraverso messaggi pubblicitari che più che al benessere delle persone sono interessati a veicolare prodotti (cure dimagranti) e servizi (interventi estetici di liposuzione per esempio), costruendo un’estetica del corpo che sostanzialmente bandisce le persone grasse.
Laura Marzi, quindi, investiga la cancellazione di corpo e identità delle domestiche ivoriane a Parigi, clandestine per lo Stato, sconosciute e invisibili per le madri che affidano loro i propri figli.
Rosaria Duraccio, infine, racconta la propria storia di mamma in sedia a rotelle, ricostruendo gli ostacoli, le barriere fisiche e culturali che l’hanno accompagnata nel suo percorso di autodeterminazione, scoprendo, tra mille contraddizioni sociali, di poter essere donna e madre, anche contro i pregiudizi e gli stereotipi negativi costruiti dalla società. È la storia della sua scelta finale di avere un figlio, con una gravidanza resa problematica non dal proprio corpo, ma dalle ignoranze di medici che spesso non sanno coniugare l’ordinarietà di una gestazione con le caratteristiche specifiche di un corpo.

Il visibile e l’invisibile fa riflettere e apre innovativi campi di ricerca e di attività, soprattutto per il movimento italiano delle associazioni di tutela e promozione di diritti.
Tre delle Autrici fanno parte del gruppo di ricerca del del CeRC (Centre for Governmentality and Disability Studies “Robert Castel”) dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che con la sua rivista «Minority Reports – Cultural Disability Studies» (il prossimo numero di quest’ultima sarà dedicato a innovazione e partecipazione) cerca di costruire sia a livello universitario, ma anche sociale, una cultura che sia in linea con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Investigare infatti le barriere culturali, che spesso sono più resistenti di quelle fisiche, per costruire strumenti di empowerment e di crescita di consapevolezza, è uno dei compiti essenziali per permettere un’inclusione piena ed efficace, soprattutto per le donne con disabilità, spesso ignorate dal movimento, il cui percorso di emancipazione non trova frequenti sponde e occasioni di coinvolgimento. Favorire la loro piena partecipazione rafforzerebbe le nostre battaglie per i diritti, accrescendo la nostra forza di pressione con l’altra metà del cielo.

Componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).

Il visibile e l’invisibile. Studi sull’esponibilità dei corpi femminili, a cura di Lavinia D’Errico e Alessandra M. Straniero, Roma, Aracne, 2018.

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