Il tavolo di lavoro sui progetti di vita indipendente in Piemonte

«Riteniamo che si debbano riscrivere, tutti insieme, le linee guida di quella Legge sulla vita indipendente, già operativa dal 2002, includendo le esigenze delle persone con disabilità intellettiva e relazionale di fianco a quelle delle persone con disabilità motoria»: lo dichiara Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS Piemonte e della FISH Piemonte, commentando il buon avvio del tavolo di lavoro sui progetti di vita indipendente, tra la Regione Piemonte e una rappresentanza delle Associazioni che si occupano di tutela dei diritti delle persone con disabilità

Persona con disabilità intellettiva impegnata in un progetto di vita indipendente

Una persona con disabilità intellettiva impegnata in un progetto di vita indipendente

Si è aperto in questi giorni il tavolo di lavoro sui progetti di vita indipendente tra la Regione Piemonte, nella persona di Augusto Ferrari, assessore alle Politiche Sociali, e una rappresentanza delle Associazioni che si occupano di tutela dei diritti delle persone con disabilità, tra cui l’ANFFAS Piemonte (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o relazionale) e la FISH Piemonte (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alla quale l’ANFFAS stessa aderisce.
Si è certamente trattato di un primo, importante incontro per parlare di vita indipendente delle persone con disabilità, e per integrare e migliorare una Legge già operativa dal 2002 [Deliberazione della Giunta Regionale 5 agosto 2002, n. 32-6868, N.d.R.]. Il prossimo appuntamento del tavolo è stato fissato per la fine di giugno o l’inizio di luglio.

«Noi rappresentiamo tutto il mondo delle Associazioni che orbita intorno alla disabilità intellettiva e relazionale – dichiara Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS Piemonte e della FISH Piemonte -, un mondo che finora è stato sostanzialmente escluso dai progetti di vita indipendente, in quanto essi hanno principalmente riguardato le persone con disabilità motoria. Riteniamo dunque che si debbano riscrivere, tutti insieme, le linee guida della Legge, includendo le esigenze delle persone con disabilità intellettiva e relazionale di fianco a quelle delle persone con disabilità motoria».

«Ma cosa vuol dire esattamente “progetti di vita indipendente”? – annotano dall’ANFFAS piemontese -. A livello teorico, significa garantire alle persone con disabilità il diritto all’autodeterminazione. In pratica, si tratta di fornire strumenti concreti, diversi in base alle esigenze del singolo, per aiutare la persona con disabilità a costruire e mantenere il proprio progetto di vita indipendente: formazione, lavoro, famiglia, mobilità, socialità e abitazione sono gli àmbiti coinvolti. Sono progetti che hanno un costo, ma l’alternativa – la vita dipendente, la cosiddetta “istituzionalizzazione” – costa molto di più alle casse pubbliche, in termini di spesa sanitaria e assistenzialistica, oltre a contravvenire in modo netto alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sull’indipendenza delle persone con disabilità, e anche alle più basilari leggi di umanità».

«Come ANFFAS e FISH – sottolinea ancora D’Errico – abbiamo chiesto che i fondi vengano destinati in modo proporzionale rispetto all’incidenza delle diverse tipologie di disabilità, e visto che circa due terzi delle disabilità sono intellettivo-relazionali, due terzi delle risorse devono andare a persone con quel tipo di disabilità. È vero che le disabilità motorie spesso comportano spese maggiori, ma non dobbiamo dimenticare che strumenti indispensabili come carrozzine, ausili e protesi, o buoni taxi e tessere per i mezzi pubblici, rientrano in altri capitoli di spesa. A nostro avviso, quindi, sarebbe un errore distrarre dei fondi dai progetti di vita indipendente per dedicarli a necessità sacrosante, ma da ottenere con altre procedure». «Inoltre – conclude – bisogna fare entrare nel ragionamento anche le altre parti della Pubblica Amministrazione coinvolte nei progetti di vita indipendente: penso agli Assessorati al Lavoro e alla Sanità, ma anche all’Unità Multidisciplinare di Valutazione delle Disabilità (UMVD). Il lavoro è complesso ma va svolto in tempi rapidi: andiamo tutti insieme a determinare che cosa è vita indipendente in base alle tipologie di disabilità; poi vediamo quali sono i percorsi realizzabili e fattibili per arrivare all’obiettivo». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.

Il Piemonte e i progetti di vita indipendente: un po’ di numeri (anno 2016)
° 283 progetti attivi (nel 2015 erano 256), di cui 207 con finanziamenti ministeriali
° 82 progetti di inserimento in contesti lavorativi (40%)
° 73 progetti di inserimento in contesti sociali con rilevanza a favore di terzi (35%)
° 41 progetti di inserimento in contesti formativi (20%)
° 16 progetti conclusi nell’anno 2016
° 207 destinatari, di cui 118 uomini e 89 donne, il 51% ha un’età compresa tra i 40 e i 59 anni
° 63 persone in lista d’attesa
° 2.335.940,46 euro di spesa complessiva (l’ultima determinazione che finanziava progetti di vita indipendente è stata del 2009, con uno stanziamento previsto di 2.625.146,25 euro/anno)
° 269.828,36 euro compartecipazione Enti Gestori (27)
° 11.381,35 euro costo medio per singolo progetto
° 22.817,20 euro quota massima di contributo per singolo progetto
° 1.901,43 contributo mensile massimo per singolo progetto

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