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Parole chiave: la ricerca, l’assistenza, lo sport

Test medico su atleta con disabilità intellettiva di Special Olympics

Un atleta di Special Olympics si sottopone a un test medico, curato da un’operatrice della Fondazione Gemelli di Roma

Ricerca, assistenza e sport: sono le tre parole chiave che riassumono l’intesa recentemente stabilita tra la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma e Special Olympics Italia, componente nazionale del movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettive.
Presentato in occasione dei XXXIV Giochi Nazionali Estivi di Special Olympics, svoltisi nei giorni scorsi in Toscana, a Montecatini Terme e Valdinievole, l’accordo punta innanzitutto a indagare e a comprendere in quale misura la pratica sportiva possa migliorare la qualità di vita e le relazioni delle persone con disabilità intellettive. Il tutto da interpretare come l’inizio di una collaborazione volta al perseguimento di ulteriori obiettivi, ovvero promuovere lo studio e l’approfondimento di temi riguardanti la disabilità intellettiva; favorire lo sviluppo della ricerca clinica e scientifica in materia; dare impulso allo sport come strumento di formazione, educazione e integrazione sociale; elaborare protocolli e linee guida specifici per persone con disabilità intellettive che svolgono attività sportiva.
Per la Fondazione Gemelli, ciò significherà poter svolgere attività di ricerca su un campione esteso di “atleti speciali”, nell’àmbito di iniziative ad alto valore sociale e ad estesa partecipazione – specie i Giochi Mondiali di Special Olympics – formando in tal modo personale medico sulle specifiche tematiche di Medicina dello Sport e Neuropsichiatria Infantile. L’intesa consentirà inoltre a Special Olympics di vedersi associati a un’importante istituzione sanitaria, al fine di fornire sempre migliore e qualificata assistenza ai propri atleti.

Nel dettaglio del protocollo, che avrà una durata iniziale di due anni, la Fondazione Gemelli fornirà prestazioni sanitarie, visite e accertamenti diagnostici in favore di pazienti con disabilità intellettive facenti parte dei Team Special Olympics, visite specialistiche e ulteriori prestazioni sanitarie in favore degli atleti italiani partecipanti ai Giochi Mondiali Estivi Special Olympics, che si terranno nel mese di marzo del prossimo anno ad Abu Dhabi. In particolare, è previsto che tutti i selezionati in vista di quell’evento vengano sottoposti a visita medica con anamnesi ed esame obiettivo, misurazione della pressione arteriosa ed elettrocardiogramma a riposo. Successivamente, ci saranno degli esami strumentali di secondo livello (ecocardiogramma mono bidimensionale e color Doppler e/o elettrocardiogramma da sforzo).

«Il nostro protocollo di ricerca – spiega Marika Pane, responsabile del team di ricerca della Neuropsichiatra Infantile del Gemelli – mira a delineare possibili connessioni tra lo sport e la qualità della vita, e il benessere percepito, in un campione di adolescenti e giovani adulti con disabilità intellettiva, che gareggiano in attività agonistiche. Il nostro interesse si concentrerà sulle variabili di ansia e depressione, e sulla percezione di modificazioni corporee ed emotive connesse ad esse; saranno eseguiti dei test ad hoc per valutare le relazioni interpersonali, in particolare in àmbito sociale, scolastico e familiare; e altri parametri relativamente alla comunicazione, alle abilità quotidiane e alla socializzazione. Siamo soprattutto interessati a comprendere le possibili variazioni, all’interno del campione, dalla fase precedente a quella successiva alla prestazione sportiva, al fine di stimare l’impatto della competizione e della performance di ciascun atleta, confrontando, in una seconda fase, i risultati emersi con quelli di un gruppo di controllo. In tal senso somministreremo dei test prima e dopo le gare, per testare appunto come lo sport migliori la percezione di sé e le relazioni sociali dei ragazzi con disabilità intellettiva».

«Solo cinquant’anni anni fa – sottolinea dal canto suo Maurizio Romiti, presidente di Special Olympics Italia – le persone con disabilità intellettive venivano esonerate dalla pratica sportiva, oggi queste stesse persone possono allenarsi con costanza in ogni disciplina sportiva, possono gareggiare in eventi nazionali e mondiali. Sono diventati atleti, protagonisti e promotori di un cambiamento che va anche oltre lo sport e che richiede una rianalisi dei concetti di salute e di benessere».

«Ricerca e assistenza clinica di alto livello – conclude Marco Elefantie, direttore generale della Fondazione Gemelli – per un fine di assoluto valore sociale, come migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità cognitive che praticano lo sport, che grazie all’impegno di Special Olympics diventa uno straordinario mezzo di inclusione. Il perseguimento di questo obiettivo ci ha spinti con entusiasmo a sottoscrivere questa intesa perché le finalità coincidono con la missione alla base della nostra Fondazione, di recente riconosciuta quale IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), e cioè la centralità delle persone, in particolare delle persone più fragili. Insieme a Special Olympics siamo certi che potranno essere raggiunti risultati di ricerca di cui beneficeranno non solo gli atleti che partecipano allo studio scientifico, ma tutte le persone con disabilità intellettive». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: stampa@specialolympics.it.

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