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Evidenze scientifiche nelle comorbidità dell’ADHD

Rappresentazione grafica dedicata all'ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)

Una rappresentazione grafica dedicata all’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)

«Questo convegno, nato dalla sinergia tra Enti della comunità scientifica e Associazioni dei pazienti, sarà un momento di importante divulgazione, informazione e confronto. Infatti, i settori di attività e ricerca dei progetti europei Aggressotype e CoCa, che comprendono l’intero arco di vita delle persone, dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta, hanno l’obiettivo di approfondire le problematiche dell’aggressività e di tutte le principali comorbidità dell’ADHD, come ad esempio disturbi di ansia, dell’umore, uso di sostanze. Tali disturbi spesso compromettono la vita delle persone con ADHD in maniera più grave rispetto alle persone che soffrono di tali disturbi ma non hanno l’ADHD e ne rendono più complessa anche la presa in carico terapeutica. Apprezziamo dunque l’impegno del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in Aggressotype che, quale partner italiano del progetto, ospita e offre il prezioso contributo di approfondimento sui temi oggetto del convegno».
Così Patrizia Stacconi, presidente dell’AIFA (Associazione Italiana famiglie ADHD-disturbo da deficit di attenzione e iperattività), presenta il convegno europeo denominato Evidenze scientifiche nelle comorbidità dell’ADHD, promosso per mercoledì 5 settembre a Roma (Auditorium San Paolo dell’IRCCS Ospedale Bambino Gesù, Via Baldelli, 38, ore 14.30) dalla stessa AIFA, in collaborazione con la struttura ospitante e con i citati progetti Aggressotype e CoCa, allo scopo di far conoscere a familiari, insegnanti, educatori, operatori e specialisti del settore, l’attività e gli àmbiti di queste due iniziative europee.
ADHD Europe, la rete europea delle Associazioni dei pazienti con ADHD di cui fa parte anche l’AIFA, sarà presente al convegno con la propria presidente Andrea Bilbow. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del convegno, che sarà a ingresso gratuito, con traduzione simultanea degli interventi in inglese. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Monica Conversano (rappresentante AIFA in ADHD Europe), referente.liguria@aifa.it; Francesca Mezzelani (Ufficio Stampa AIFA), ufficio.stampa@aifa.it.

ADHD
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder), viene definito da Pietro Panei e Andrea Geraci del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità come «un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da inattenzione e impulsività/iperattività» («Notiziario dell’ISS-Istituto Superiore di Sanità», vol. 22, n. 1, gennaio 2009). Tra le altre cose, esso impedisce, a chi ne soffre, di concentrarsi e focalizzarsi su un’attività, con possibili pesanti ricadute sul rendimento scolastico e sul funzionamento sociale. Non dipende da un deficit cognitivo (ritardo mentale) ed è uno dei più comuni disturbi dell’infanzia.
A Vienna, il ventitreesimo Congresso dell’EPA, l’Associazione Europea di Psichiatria, celebratosi dal 29 al 31 marzo 2015, riunendo esperti da 88 diversi Paesi, membri di 37 Enti Nazionali, in rappresentanza di oltre 78.500 psichiatri europei e mondiali, è emerso che l’ADHD ha un impatto sul 5% dei giovani, vale a dire il tasso più alto in assoluto tra i disturbi in età infantile e adolescenziale (fonte: «ADN Kronos», 29 marzo 2015).
In Italia uno dei più recenti studi – durato quattro anni – ha rilevato una prevalenza dell’1,2% di questa patologia nella popolazione di età compresa tra i 6 e i 18 anni («Medico e Bambino», 2012). E si continua a scontare l’arretratezza culturale degli anni precedenti al 2007, quando molto spesso il disturbo era sottodiagnosticato, se non addirittura ignorato.
L’ADHD, infine, si protrae anche all’età adulta, con le seguenti caratteristiche: verso i 20 anni, il  60% dei soggetti hanno remissione sindromica, ma compromissione nel funzionamento adattivo; il 30% hanno evoluzione e/o associazione con altri quadri psicopatologici (ad esempio disturbo antisociale, disturbo dell’umore…); il 10% hanno remissione funzionale e sintomatologica (Biederman J., Mick E., Faraone S.V., Age-dependent decline of symptoms of attention deficit hyperactivity disorder: impact of remission definition and symptom type, in «American Journal of Psychiatry», maggio 2000, 157(5), pp. 816-818). Pertanto, una percentuale significativa dei giovani con ADHD e delle loro famiglie necessitano anche in età adulta di terapie e supporto continui da parte dei clinici e degli operatori sanitari. Ai bisogni, inoltre, di tali pazienti precedentemente diagnosticati prima dei 18 anni, si aggiungono in Italia anche quelli delle persone neo-diagnosticate per la prima volta in età adulta, a causa di una mancata diagnosi in età evolutiva.
Per ogni altro approfondimento accedere al sito dell’AIFA.

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