Lasciare a terra la disabilità

«Decollare e lasciare a terra la propria disabilità, trascorrere una giornata diversa, fatta di volo, aria aperta, emozioni nuove e tanta socialità»: sta in questo il significato terapeutico dell’attività promossa dalla ONLUS Flytherapy di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena), fondata dal cabarettista Alessandro Politi, insieme al pilota di aerei Fabio Mandelli, e sostenuta dall’AISLA (Associazione Italiana SLA), il cui obiettivo è «far volare le persone oltre limiti che si chiamano sclerosi laterale amiotrofica, sindrome di Down e cecità, permettendo loro di tornare a terra col sorriso»

Aereo di Flytherapy

In volo con Flytherapy, «per lasciare a terra la disabilità»

«Mi piace pensare che si possa sedersi su un aereo – racconta Vincenzo Soverino, consigliere nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) – e, dopo il decollo, lasciare tutte le preoccupazioni e la propria disabilità a terra, essere liberi dalle sofferenze del corpo. Non sarà forse del tutto possibile. Ma intanto i ragazzi con disabilità gravi possono trascorrere una giornata diversa, fatta di volo, di aria aperta, di emozioni nuove e tanta socialità».
È in queste parole che è racchiuso il significato terapeutico del progetto della neonata ONLUS Flytherapy di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena) il cui obiettivo è «far volare le persone oltre i limiti che hanno come nome sclerosi laterale amiotrofica, sindrome di Down e cecità e permettere loro di tornare sulla terra col sorriso».

Flytherapy è stata fondata dal “Grande Mago” della trasmissione televisiva Zelig, il cabarettista Alessandro Politi, insieme al pilota di aerei Fabio Mandelli, ed è nata all’inizio di questo 2018.
Ha il sostegno del network di trasporto Palletways (la cui sede italiana è a Calderara di Reno, in provincia di Bologna) e dell’AISLA rappresentata da Soverino, che è stato uno dei primi a volare e che ora medita “un giorno” di prendere anche il brevetto da pilota.
Una decisione, questa, figlia dell’emozione, come rammenta Politi: «Ricordo sempre volentieri quello che una volta Vincenzo Soverino mi ha detto con gli occhi lucidi: “La malattia 12 anni fa mi ha portato via le gambe, oggi voi mi avete dato addirittura le ali!”. Ecco, se mi chiedete quale sia il senso di Flytherapy, lo ritrovo nelle sue parole».

L’ultimo a provare l’esperienza del volo è stato Gioele, 30 anni, di Cesena, che lavora presso un Centro Diurno come grafico di siti web e che è salito sul piccolo monorotore della Flytherapy a metà luglio. Alla discesa, visibilmente emozionato, ha raccontato l’esperienza e ha confessato, tra le risate un po’ preoccupate dei genitori, «ora voglio fare parapendio…».

Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Flytherapy: perdere le gambe per trovare le ali”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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