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Il rammarico di Banca Etica, che intende impegnarsi per una piena inclusione

Dito di una tastiera che ha un tasto blu con la scritta "Banking"Avevamo dato spazio, nei giorni scorsi, alla vicenda vissuta da Simonetta Cormaci, persona non vedente costretta a chiudere il proprio conto in Banca Etica, per le difficoltà incontrate. Oggi riceviamo e ben volentieri pubblichiamo la risposta ricevuta dalla stessa Banca Etica.

Purtroppo è vero. Come lamentato dalla Signora Cormaci, l’home banking di Banca Etica non è attualmente dotato delle funzionalità per renderlo accessibile alle persone con disabilità visiva.
Da tempo stiamo lavorando per arrivare ad una piena accessibilità di tutti i nostri canali e strumenti di relazione con i clienti e soci della banca, ma ancora non siamo pronti.
Le rapide trasformazioni tecnologiche, nonché le rilevanti e continue modifiche normative e regolamentari, impongono oggi a tutte le banche una costante attività di investimento e aggiornamento di ogni sito e apparato, e tale processo tende inevitabilmente a spostare sempre un po’ in avanti nel tempo il livello dell’adeguamento alla piena accessibilità, un adeguamento che – per come oggi sono disegnati e realizzati i software bancari – avviene sempre a valle di ogni implementazione di nuovi processi o procedure.
Non vuole essere una scusa. Solo una spiegazione del ritardo. Che siamo fortemente impegnati a recuperare, coinvolgendo i nostri partner informatici. Come piccola banca, infatti, non abbiamo oggi i mezzi per gestire in autonomia i nostri software, ma ci avvaliamo di fornitori specializzati, che stanno recependo le nostre sollecitazioni.

La missione della finanza etica è l’inclusione sociale e finanziaria, oltre all’uso responsabile del denaro. Viviamo quotidianamente, dalla nascita della nostra banca, nel 1999, la contraddizione tra tale imponente ambizione di banca ad operatività nazionale e i nostri limitati mezzi (le “sole” 17 filiali, i “soli” 30 “banchieri ambulanti”, gli investimenti IT da dosare con sobrietà).
Ogni volta che un cliente, o potenziale tale, deve rinunciare alla finanza etica perché la filiale è troppo distante dalla sua abitazione, o perché – come nel caso della Signora Cormaci – non può accedere ad Internet, noi non perdiamo “solo” un cliente, ma sentiamo (e soffriamo) il mancato raggiungimento del nostro scopo statutario.
Abbiamo finora ovviato a queste carenze puntando sulla ricchezza della relazione, grazie ad una rete di soci (i nostri 42.000 soci), oltre che di professionisti (i circa 300 lavoratori), che si fa in quattro per garantire la possibilità a tutti di accedere alla nostra proposta di finanza etica.
Anche alla signora Cormaci i colleghi di Banca Etica sul territorio hanno proposto una soluzione temporanea, mettendole a disposizione un servizio di phone-banking dedicato che le avrebbe permesso di svolgere le operazioni bancarie da casa, supportata dai nostri operatori al telefono. La signora non ha ritenuto valida questa opzione.
Esprimiamo ancora il rammarico per il disservizio e confermiamo il nostro pieno impegno per la piena inclusione finanziaria di tutte le persone.

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