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Il Progetto “COME-IN!” e l’accessibilità

Udine, Museo Archeologico

Una sala del Museo Archeologico di Udine

Riguardo al testo intitolato C’è accessibilità reale e accessibilità “incompiuta” o solo pubblicizzata, da noi pubblicato il 24 agosto scorso nello spazio Opinioni, a firma di Lorenza Vettor, Giampaolo Bulligan ed Edda Calligaris, riceviamo e pubblichiamo le seguenti repliche di Elena Bulfone, project manager del progetto internazionale COME-IN! Cooperazione per una piena accessibilità ai musei – Verso una maggiore inclusione, oltreché presidente dell’Associazione ProgettoAutismo FVG e di Paola Visentini, che dirige il Museo Archeologico di Udine e che ha partecipato in prima persona alla realizzazione dello stesso Progetto COME-IN!

Riguardo all’articolo apparso il 24 agosto scorso in «Superando.it», ci è dispiaciuto constatare come l’amica Edda Calligaris dell’ANFAMIV (Associazione Nazionale delle Famiglie dei Minorati Visivi), che fa parte del Comitato Provinciale delle Persone con Disabilità e loro Famiglie di Udine ed è membro della Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle Loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia, critichi il Progetto Come In!.
Calligaris era stata a suo tempo contattata – come tutte le Associazioni dell’Udinese – per un consulto gratuito su questo progetto, promosso dalla Consulta Regionale, di cui ho l’onore di essere project manager (con attività del tutto volontaristica, ci tengo a precisare), ma la sua risposta non ci è mai pervenuta, mentre invece si è reso disponibile il dottor Rino Chinese dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), che ha collaborato fattivamente alla consulenza riguardante le persone non vedenti per i Civici Musei di Udine.
Il progetto di accessibilità COME IN! ha visto la Consulta Regionale in prima linea anche con il suo ufficio del CRIBA FVG [già Centro Regionale d’Informazione sulle Barriere Architettoniche e oggi Centro Regionale d’Informazione sul Benessere Ambientale del Friuli Venezia Giulia, N.d.R.], e in stretta relazione con l’Università di Udine (Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura), per promuovere l’accessibilità al Museo Archeologico del Castello, a cura della dottoressa Paola Visentini.
Pertanto ritengo le valutazioni di quell’articolo molto offensive, non solo per me, ma per una rete di attori che si sono spesi spesso gratuitamente per rendere accessibile uno dei siti museali più belli della nostra città. Avremmo preferito ricevere direttamente da Calligaris le osservazioni, anche perché l’accessibilità è un processo e certamente non si limita a un primo ma importantissimo intervento, ma prosegue nel tempo con i contributi dei tantissimi visitatori che hanno lasciato i loro suggerimenti e ancora lo fanno. Nessuna opera umana può mai dirsi definitiva e noi non siamo cosi presuntuosi da poter pensare che l’accessibilità museale che è stata progettata lo sia.
Riteniamo, però, che questo sia un attacco gratuito che ha come effetto collaterale quello di suscitare nei curatori museali una grande diffidenza ad affrontare il tema dell’accessibilità, ancora così lontana in Italia, visto che esistono pochi esempi di luoghi culturali accessibili.
Quanto al Nulla su di Noi senza di Noi, questo è proprio il motto della nostra Consulta Regionale e fa specie che venga usato in maniera strumentale.
Il progetto COME-IN!, va detto anche, ha avuto importanti ricadute pure a livello legislativo: le linee guida redatte per esso sono entrate a far parte integrante della recente Legge Regionale del Friuli Venezia Giulia 10/18 (Principi generali e disposizioni attuative in materia di accessibilità) e la già citata dottoressa Visentini, assieme alla dottoressa Anna Marconato, sono state audite in seno alla Conferenza Stato-Regioni.
Riguardo ancora al commento sull’importante corso di formazione rivolto al personale museale in cui abbiamo avuto relatori di grande rilievo internazionale, quale Carlo Giacobini [responsabile del Servizio HandyLex.org e direttore editoriale di «Superando.it», N.d.R.], dispiace verificare che si ritenga banale o di basso profilo invitare delle persone con disabilità a fare da ciceroni nel museo e a spiegare il loro punto di vista dalla loro viva voce, esponendo gli operatori ad attività pratiche che li hanno coinvolti in prima persona ad entrare nei panni di persone con disabilità. Hanno sperimentato una visita in sedia a rotelle e con gli occhi bendati e le orecchie tappate, hanno visionato video sui disturbi sensoriali di persone con autismo. Tutto ciò ha permesso al personale museale di capire esperienzialmente la disabilità e di accogliere in modo migliore queste persone, in un’attività divulgativa preziosa fondamentale. Abbiamo avuto rimandi entusiastici anche nell’approccio concreto alle nostre persone durante le visite quotidiane.
Concludo con un sincero plauso alla dottoressa Visentini, per il suo impegno e la sua dedizione nel contribuire al miglioramento dell’accessibilità, per una nuova cultura a favore di tutte le persone con disabilità e spero che questo piccolo incidente di percorso non spenga in lei e in altri curatori museali il desiderio di arrivare a tutti.
Elena Bulfone
Project manager del progetto internazionale COME-IN! Cooperazione per una piena accessibilità ai musei – Verso una maggiore inclusione; presidente dell’Associazione ProgettoAutismo FVG.

Mi piace l’incipit dell’articolo di «Superando.it» C’è accessibilità reale e accessibilità “incompiuta” o solo pubblicizzata, che traccia le caratteristiche di un luogo accessibile quale «spazio all’aperto o al chiuso, che consente ad ogni persona di muoversi in perfetta autonomia, indipendentemente dall’avere o meno una qualsiasi disabilità», perché ritengo che sia questo il fine ultimo al quale tendere, non solo nella progettazione di musei. Molto meno apprezzo l’idea che un luogo debba essere identificato quale spazio accessibile solo ad una determinata disabilità, come sembrano invece affermare gli estensori di questa lunga nota di aspetti che non funzionano nel Museo di Udine.
Noi, e parlo a nome dei ventitré partner del Centro Europa del Progetto COME-IN! – di cui fanno parte, tra l’altro la Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle Loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia, nonché l’Associazione Austriaca per le persone disabili e tre Università che si occupano di accessibilità – abbiamo voluto uscire da una progettazione categorizzante, che riteniamo fortemente discriminatoria. Abbiamo lavorato per un anno e mezzo nell’analizzare esempi di musei internazionali che hanno affrontato queste tematiche, approdando all’elaborazione di linee guida per la progettazione di spazi ed eventi culturali accessibili.
Siamo arrivati alla progettazione del Museo di Udine e poi, vorrei ricordare, anche a quelli di Pirano, di Pola, di Steyr e di Weimar, con questo bagaglio di conoscenze, che abbiamo applicato coadiuvati dalle Associazioni che si occupano di disabilità, nel nostro caso con le Associazioni che partecipano a rendere la Consulta Regionale del Friuli Venezia Giulia un esempio unico e invidiato in Italia e all’estero. Quindi, perdonateci, ma non ci siamo banalmente seduti su una carrozzina, messi una benda sugli occhi o dei tappi nelle orecchie, come in maniera piuttosto offensiva hanno suggerito gli estensori dell’articolo Lorenza Vettor, Giampaolo Bulligan ed Edda Calligaris, ma abbiamo coinvolto tutti gli Enti già citati, oltre a ditte di grafica e di contributi multimediali, tutto ciò per raggiungere un risultato che ponga in equilibrio i bisogni, qualunque essi siano, degli utenti, e la valorizzazione e conservazione delle opere.
Ritengo che le informazioni contenute in quell’articolo non siano rispettose nei confronti del Lettore: infatti non si fa alcuna menzione del fatto che sia possibile toccare alcuni originali o esplorare i profumi del mondo romano; che vi siano guide e cataloghi cartacei in nero e braille; che tutti i contributi multimediali siano tradotti in LIS e in linguaggio semplificato (oltre che sottotitolati in italiano, inglese, tedesco e in sloveno); che tutto il percorso sia assistito da una app attraverso la quale, grazie all’utilizzo della tecnologia dei beacon, è possibile muoversi in relativa autonomia nel museo e ricevere le informazioni sui materiali tattili; che si possa scegliere una guida breve in italiano, inglese e francese, consultabile in formato testo e audio.
Non si dice nemmeno che l’intero edificio è stato rivisitato nella segnaletica interna ed esterna, con l’ampliamento del numero di sedute, con la realizzazione di una sala relax e di un bancone di ingresso ergonomico, né si parla dell’attenzione rivolta all’orientamento del visitatore con l’introduzione di piante cartacee e tattili, e nemmeno si ricorda la realizzazione di un bagno accessibile, che per ribadire il nostro orientamento progettuale è stato chiamato “Bagno per tutti”.
Tutto questo, se il Lettore avrà la curiosità di farlo, è contenuto nella Carta dei Servizi, disponibile sul nostro sito web in italiano, inglese e LIS, e in questa sezione potrà scoprire anche i modi per raggiungere il colle del Castello in autonomia, indipendentemente dalla presenza della navetta.
Concludo ricordando che il Progetto COMe-IN! ha ricevuto numerosi riconoscimenti a convegni nazionali e internazionali e che i 650 questionari di gradimento raccolti nei primi sei mesi del progetto sono sostanzialmente di segno opposto a quanto espresso in quell’articolo.
Partiremo proprio da questi questionari, che abbiamo appena finito di rielaborare, per definire una direzione nella correzione di quanto è stato sinora fatto e di quanto abbiamo ancora in animo di fare, consci che quello dell’accessibilità sia un processo senza fine e che le basi che abbiamo gettato, a parte i malumori di chi si è sentito escluso, non arresteranno questo processo.
Paola Visentini
Direttrice del Museo Archeologico di Udine, impegnata in prima persona nella realizzazione del Progetto COME-IN! Cooperazione per una piena accessibilità ai musei – Verso una maggiore inclusione.

Ringraziamo Laura Sandruvi per la collaborazione.

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