Adulti con ADHD: vivere o sopravvivere?

“Sopravvivere all’ADHD. Focus su integrazione scolastica e lavorativa”: è il titolo del convegno di domani, 26 ottobre, a Terni, promosso dalla componente umbra dell’AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD-disturbo da deficit di attenzione e iperattività), in occasione del Mese Europeo della Consapevolezza sull’ADHD, dedicato quest’anno alle persone adulte e al lavoro. «Vorremmo soprattutto evidenziare – spiegano dall’AIFA – che una buona integrazione scolastica può favorire esiti positivi nelle traiettorie evolutive dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta delle persone con ADHD»

Adulto con ADHD

Realizzazione grafica che rappresenta il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nella persona adulta

In occasione del Mese Europeo della Consapevolezza sull’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) – come stabilito da ADHD Europe, organizzazione cui aderiscono Associazioni di familiari e di pazienti con ADHD di venti Paesi dell’Unione Europea, che per questo 2018 ha scelto come tema prioritario la diffusione sulla consapevolezza dell’ADHD in età adulta e in particolare nei luoghi di lavoro – la componente umbra dell’AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD) ha promosso per il pomeriggio di domani, 26 ottobre, a Terni (Palazzo Mazzancolli), il convegno intitolato Sopravvivere all’ADHD. Focus su integrazione scolastica e lavorativa.

«Con questo evento – spiega Paolo De Luca, referente per l’Umbria dell’AIFA – che è il quarto della serie da noi promosso, intendiamo porre al centro il tema dell’ADHD nell’adulto, facendolo in modo nuovo. Infatti, a partire dalla descrizione delle possibili conseguenze negative sulla vita affettiva, relazionale, sociale e lavorativa, nonché sui rischi per la salute e di dipendenza delle persone adulte affette da ADHD, ma non diagnosticate, il convegno si propone come momento di diffusione di consapevolezza sul disturbo e di informazione sui possibili percorsi di diagnosi e cura. Si parlerà quindi delle difficoltà di pianificazione e organizzazione, di quelle nel trovare un lavoro – ma soprattutto di mantenerlo -, fino ai problemi nel mantenere una relazione stabile, al rischio di trascurare la salute e, nei casi più gravi, di andare verso l’abuso di sostanze o di essere vittime di altre dipendenze, arrivando ad avere problemi con la giustizia».
«Uno dei concetti principali che vorremmo evidenziare con questo incontro – aggiunge De Luca – è che una buona integrazione scolastica può essere il volano per favorire esiti positivi nelle traiettorie evolutive dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta delle persone con ADHD».

L’evento, va ricordato in conclusione, si avvarrà del patrocinio della Regione Umbria (Garante Regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza), del Comune di Terni e dell’Azienda USL Umbria 2. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del convegno di Terni. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: referente.umbria@aifa.it.

ADHD
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder), viene definito da Pietro Panei e Andrea Geraci del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità come «un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da inattenzione e impulsività/iperattività» («Notiziario dell’ISS-Istituto Superiore di Sanità», vol. 22, n. 1, gennaio 2009). Tra le altre cose, esso impedisce, a chi ne soffre, di concentrarsi e focalizzarsi su un’attività, con possibili pesanti ricadute sul rendimento scolastico e sul funzionamento sociale. Non dipende da un deficit cognitivo (ritardo mentale) ed è uno dei più comuni disturbi dell’infanzia.
A Vienna, il ventitreesimo Congresso dell’EPA, l’Associazione Europea di Psichiatria, celebratosi dal 29 al 31 marzo 2015, riunendo esperti da 88 diversi Paesi, membri di 37 Enti Nazionali, in rappresentanza di oltre 78.500 psichiatri europei e mondiali, è emerso che l’ADHD ha un impatto sul 5% dei giovani, vale a dire il tasso più alto in assoluto tra i disturbi in età infantile e adolescenziale (fonte: «ADN Kronos», 29 marzo 2015).
In Italia uno dei più recenti studi – durato quattro anni – ha rilevato una prevalenza dell’1,2% di questa patologia nella popolazione di età compresa tra i 6 e i 18 anni («Medico e Bambino», 2012). E si continua a scontare l’arretratezza culturale degli anni precedenti al 2007, quando molto spesso il disturbo era sottodiagnosticato, se non addirittura ignorato.
L’ADHD, infine, si protrae anche all’età adulta, con le seguenti caratteristiche: verso i 20 anni, il  60% dei soggetti hanno remissione sindromica, ma compromissione nel funzionamento adattivo; il 30% hanno evoluzione e/o associazione con altri quadri psicopatologici (ad esempio disturbo antisociale, disturbo dell’umore…); il 10% hanno remissione funzionale e sintomatologica (Biederman J., Mick E., Faraone S.V., Age-dependent decline of symptoms of attention deficit hyperactivity disorder: impact of remission definition and symptom type, in «American Journal of Psychiatry», maggio 2000, 157(5), pp. 816-818). Pertanto, una percentuale significativa dei giovani con ADHD e delle loro famiglie necessitano anche in età adulta di terapie e supporto continui da parte dei clinici e degli operatori sanitari. Ai bisogni, inoltre, di tali pazienti precedentemente diagnosticati prima dei 18 anni, si aggiungono in Italia anche quelli delle persone neo-diagnosticate per la prima volta in età adulta, a causa di una mancata diagnosi in età evolutiva.

L’ADHD in Umbria
Secondo stime internazionali e utilizzando come fonte i dati ISTAT della popolazione residente al 1° gennaio 2018, nel territorio dell’Umbria i minori tra i 6 ed i 17 anni sono circa 94.400 e circa il 5% di essi, ovvero 4.700, avrebbero l’ADHD. Di questi ultimi, circa l’1% (940) sarebbero i casi gravi.
Per quanto riguarda invece le persone adulte dell’Umbria tra i 18 e i 67 anni, esse sono circa 560.000 e circa il 2,5%, ovvero 14.000, avrebbero l’ADHD.

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