La Convenzione ONU, una “stella polare” spesso dimenticata

«Il 13 dicembre scorso – scrive Gianluca Rapisarda – è stato il 12° anniversario della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, ciò che impegna anche il nostro Paese ad adottare leggi che proibiscano diversità basate su ogni forma di disabilità intellettiva, motoria e sensoriale. Di fronte però alla continue “dimenticanze” di questo impegno, l’auspicio è che tale ricorrenza possa indurre la nostra classe politica e i nostri governanti a mettere veramente la disabilità al centro dell’agenda politica. Sarebbe il più bel regalo “inclusivo”!»

New York, 30 marzo 2007, Paolo Ferrero e Giampiero Griffo - firma dell'Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

Dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, avvenuta il 13 dicembre 2006 da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite, è il 30 marzo 2007, quando a New York l’allora ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, affiancato da Giampiero Griffo, sottoscrive il Trattato per l’Italia

Il 13 dicembre scorso è stato l’anniversario della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata appunto il 13 dicembre 2006.
La Convenzione, com’è noto, impegna i 177 Paesi che finora l’hanno ratificata [se ne veda l’elenco nel box in calce, N.d.R.] ad adottare leggi che proibiscano diversità basate su qualsiasi forma di disabilità intellettiva, motoria e sensoriale.
Sono più di un miliardo i cittadini con disabilità del nostro pianeta a fruire e a beneficiare dei diritti previsti e garantiti da tale civilissimo documento. Siamo dunque di fronte a una realtà molto importante e non certo da sottovalutare, perché da un punto di vista numerico essa viene “al terzo posto” nel mondo, dopo le popolazioni di Cina e India.

Come chi scrive ha già spiegato recentemente su queste stesse pagine, la Convenzione ONU, riferendosi direttamente alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e riaffermando i diritti inalienabili che appartengono a ciascun individuo, pone in modo “rivoluzionario” la disabilità come una questione che non riguarda più la salute, ma i diritti umani. In proposito, significativo è il fatto che essa stabilisca che «ogni trattamento discriminatorio che non ha una giustificazione rappresenta una violazione dei diritti umani».
La Convenzione stessa è stata ratificata in Italia con la Legge 18 del 2009, in virtù della quale, alla fine del 2017, è stato pubblicato il nuovo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, adottato con Decreto del Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre 2017.
Tale Programma, unitamente ai diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, rappresenta senz’altro importanti e condivisi punti di riferimento per rendere concreti, anche in Italia, i princìpi e i valori della Convenzione ONU. E tuttavia, nonostante quegli avanzati strumenti normativi e quei lungimiranti impegni politici, la cronaca nel nostro Paese, da Nord a Sud, riporta quotidianamente, ancora e troppo spesso, storie di esclusione sociale e di discriminazione di cittadini con disabilità, facendo tristemente di tale condizione uno dei fattori determinanti di impoverimento.
Al riguardo, è anche opportuno rammentare che nel settembre del 2016, esaminando il Rapporto Ufficiale dell’Italia sull’attuazione dei princìpi e delle disposizioni contenute nella Convenzione, il Comitato ONU preposto a tale compito, si è espresso così: «È necessario ancora fare un cambio di paradigma, in modo che le persone con disabilità siano considerate come persone uguali nella società e non un peso o qualcuno che drena risorse del welfare state».

Il problema è che, nel “sistema Italia”, manca una visione strategica e organica sulla disabilità, ciò che spesso si concretizza nell’incapacità cronica di leggere in modo strutturale i bisogni delle persone con disabilità, di programmare in loro favore a medio e lungo termine, con buona pace del mainstreaming, ovvero dell’inserimento in ogni azione politica generale dei provvedimenti riguardanti la disabilità, concetto tanto decantato dalla stessa Convenzione ONU.
In tal senso, anche provvedimenti come la Delega sull’Inclusione derivante dalla cosiddetta Legge sulla Buona Scuola, la Legge sull’autismo, la norma sul “Dopo di Noi” e la Legge Delega sulla povertà, con il Reddito d’Inclusione (approvate rispettivamente tramite il Decreto Legislativo 66/17 e le Leggi 134/15, 112/16 e 33/17), oltre al Fondo sulla Non Autosufficienza e alle ventilate iniziative in favore dei caregiver familiari, stanno emblematicamente costituendo tante occasioni perdute per le persone con disabilità del nostro Paese. Si tratta infatti di provvedimenti sacrosanti e condivisibili, perché in linea con i principali articoli della “nostra” Convenzione ONU, ma che rischiano di restare “inapplicati” o quanto meno “imbrigliati”, a causa dei finanziamenti esigui loro dedicati.
In pratica, i costanti tagli operati sul welfare nell’ultimo decennio dai vari Governi di ogni colore, in nome della spending review, stanno relegando noi persone con disabilità italiane a un semplice ruolo di “cittadini di serie B” e le politiche destinate alla disabilità ad un mero “optional”.
È come se i costi, dunque, venissero prima dei diritti. Ma un Paese che antepone il contenimento della spesa ai diritti fondamentali dell’uomo è un Paese “malato”, che dimentica colpevolmente la Convenzione ONU e anche quella Sentenza “spartiacque” della Corte Costituzionale, la n. 275/16, che due anni fa ha stabilito in modo inequivocabile come siano «i diritti incomprimibili della persona ad incidere sull’equilibrio di bilancio e non quest’ultimo a condizionare la loro doverosa erogazione».

L’auspicio, pertanto, è che la ricorrenza del dodicesimo anniversario della Convenzione ONU possa indurre tutta la nostra classe politica e i nostri governanti, alle prese in questi giorni con la discussione sulla Legge di Bilancio per il 2019, a mettere veramente la disabilità al centro dell’agenda politica. Un Paese civile, infatti, è solo quello che rende i suoi cittadini più deboli i protagonisti della collettività. Sarebbe questo il più bel regalo “inclusivo” che noi disabili italiani ci aspetteremmo da “Babbo Natale”!

Qui di seguito gli Stati che ad oggi, 13 dicembre 2018, esattamente dodici anni dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, hanno ratificato tale Trattato. Si tratta esattamente dei seguenti 177 Paesi (compresa l’Unione Europea), che appaiono appunto nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran (23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Emirati Arabi Uniti (19 marzo 2010) – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Pakistan (5 luglio 2011) – Bahrein (22 settembre 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Capo Verde (10 ottobre 2011) – Indonesia (30 novembre 2011) – Myanmar (7 dicembre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Bulgaria (22 marzo 2012) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Nauru (27 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Liberia (26 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Polonia (25 settembre 2012) – Russia (25 settembre 2012) – Israele (28 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Cambogia (20 dicembre 2012) – Albania (11 febbraio 2013) – Barbados (27 febbraio 2013) – Iraq (20 marzo 2013) – Norvegia (3 giugno 2013) – Palau (11 giugno 2013) – Singapore (18 luglio 2013) – Kuwait (22 agosto 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Venezuela (24 settembre 2013) – Papua Nuova Guinea (26 settembre 2013) – Kiribati (27 settembre 2013) – Tuvalu (18 dicembre 2013) – Costa d’Avorio (10 gennaio 2014) – Giappone (20 gennaio 2014) – Andorra (11 marzo 2014) – Georgia (13 marzo 2014) – Stato di Palestina (2 aprile 2014) – Svizzera (15 aprile 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Grenada (27 agosto 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Guyana (10 settembre 2014) – Guinea Bissau (24 settembre 2014) – Vietnam (5 febbraio 2015) – Isole Marshall (17 marzo 2015) – Kazakistan (21 aprile 2015) – Madagascar (12 giugno 2015) – Trinidad e Tobago (25 giugno 2015) – Gambia (6 luglio 2015) –Bahamas (28 settembre 2015) – São Tomé e Príncipe (5 novembre 2015) – Antigua e Barbuda (7 gennaio 2016) – Sri Lanka (8 febbraio 2016) – Brunei (11 aprile 2016) – Finlandia (11 maggio 2016) – Comore (16 giugno 2016) – Paesi Bassi (13 luglio 2016) – Islanda (23 settembre 2016) – Repubblica Centrafricana (11 ottobre 2016) – Bielorussia (29 novembre 2016) – Samoa (2 dicembre 2016) – Corea del Sud (6 dicembre 2016) – Stati Federati di Micronesia (7 dicembre 2016) – Suriname (29 marzo 2017) – Isole Figi (7 giugno 2017) – Principato di Monaco (19 settembre 2017) – Libia (13 febbraio 2018) – Irlanda (20 marzo 2018).

Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 95 Paesi:
Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) –  Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Uruguay (28 ottobre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Palau (11 giugno 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Andorra (11 marzo 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Gabon (26 giugno 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Danimarca (23 settembre 2014) – Turchia (26 marzo 2015) – Gambia (6 luglio 2015) – Finlandia (11 maggio 2016) – Comore (17 giugno 2016) – Thailandia (2 settembre 2016) – Nuova Zelanda (4 ottobre 2016) – Repubblica Centrafricana (11 ottobre 2016) – Guinea-Bissau (22 ottobre 2018) – Canada (3 dicembre 2018).

Per ulteriori approfondimenti: https://www.un.org/development/desa/disabilities.

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