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Guardiamo il mare in silenzio, timoniamo ed è pace!

Locandina dell'evento del 24 gennaio 2019 a Modena (presentazione del progetto "Alla via così")«L’alba di una nuova sfida: i muri che ci eravamo costruiti sono caduti in acqua insieme alle paure e alle difficoltà»: con queste parole viene descritto l’obiettivo del progetto denominato Alla via così, promosso dalla Scuola Nautica Lunga Rotta di Modena, che sarà presentato nella città emiliana domani, giovedì 24 gennaio, nei locali dell’Azienda di Servizi alla Persona Charitas (Via Panini, 199, Modena, ore 20.30).
L’iniziativa ha impegnato e coinvolto nell’ultimo anno, con l’attività velica, numerosi giovani con disabilità insieme alle loro famiglie, grazie alla collaborazione dell’ANFFAS locale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), di Aut Aut Modena (Associazione Famiglie di Persone con Autismo), dell’Azienda di Servizi alla Persona Charitas, che come detto, ospiterà la presentazione, della Casa di Cura Villa Igea di Modena e della Cooperativa Sociale Progetto Crescere di Reggio Emilia.

«Questa iniziativa – dichiara Ciro Ruggerini, psichiatra e direttore sanitario di Progetto Crescere, che trarrà le conclusioni dell’incontro di domani – è unica nel suo genere e rappresenta un passo importante per lo sviluppo personale dei ragazzi coinvolti. Quando parliamo di sviluppo della persona, dobbiamo considerare il fatto che esso è possibile lungo tutto l’arco della vita, a condizione che siano offerte opportunità adeguate, opportunità che solo una comunità può fornire attivandosi grazie a un processo di innovazione. In questa direzione, il progetto di scuola velica per ragazzi con disabilità, promosso dalla Scuola nautica Lungarotta, ha dato vita a un processo di innovazione, perché ha permesso alle agenzie del territorio, alle organizzazioni coinvolte e ai diversi operatori di modificare le relazioni esistenti, attivando esperienze di qualità sostenibili che possono offrire alle famiglie nuove opportunità mai considerate prima».

Dal canto loro, gli educatori coinvolti nelle attività sportive di barca a vela insieme ai giovani con disabilità, raccontano così l’esperienza vissuta: «Noi mediamo, con calma aiutiamo i ragazzi a raggiungere l’esterno, li aiutiamo a trovare una posizione tranquilla che li faccia sentire al sicuro… La tensione si scioglie, ascoltiamo i racconti dei lupi di mare, i viaggi transoceanici, le storie di coraggio. Aspettiamo che le correnti d’aria siano a nostro favore, poi dispieghiamo le vele, si spengono i motori, ci facciamo trascinare dal vento, quando c’è. Guardiamo il mare in silenzio, timoniamo… ed è pace!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Alberto Sabatini (albertosabatini@live.it).

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