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Il diritto di vivere in modo indipendente dev’essere reso esigibile e libero

Alcune tra le tante persone con disabilità che hanno sfilato nel 2015 per le strade di Bruxelles, rivendicando il diritto alla vita indipendente, in occasione del “Freedom Drive” organizzato da ENIL (European Network on Independent Living)

Quando si parla del Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, è bene ricordare che esso è stato istituito nel 2009, per monitorare l’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte degli Stati che l’hanno ratificata (l’Italia lo ha fatto dieci anni fa, con la Legge dello Stato 18/09).
Il Comitato esamina le relazioni presentate periodicamente dagli Stati stessi sull’attuazione dei diritti sanciti dalla Convenzione, formula le relative raccomandazioni e prende in considerazione le denunce relative alle presunte violazioni del Trattato.

Ebbene, nel 2014 il Comitato ha deciso di dedicare un documento – il Commento generale n. 5 – a uno degli articoli certamente più avanzati della Convenzione, quello cioè che si occupa di Vita indipendente ed inclusione nella società (il 19°), sempre sulla base dei rapporti provenienti dagli Stati. In seguito, l’organismo ha ritenuto necessario e importante chiarirne il contenuto, «dato che – come spiega Germano Tosi, presidente di ENIL Italia (European Network on Independent Living) – nell’analisi delle relazioni il Comitato aveva individuato lacune nell’attuazione e interpretazioni errate sul diritto delle persone con disabilità a scegliere il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere, sul diritto ai servizi e sostegni per vivere a casa propria, per l’abitare e per la collettività, e ancora sul diritto a fruire dei servizi e delle strutture urbane rispondenti ai loro bisogni e in uguaglianza con gli altri cittadini».

Per tali motivi, dunque, nel mese di aprile del 2016 il Comitato ha pianificato una specifica giornata di discussione, richiedendo ulteriori relazioni alle Organizzazioni che si occupano di disabilità nei vari Stati, in specifico sul tema del diritto a vivere indipendenti.
Le osservazioni e i risultati di quell’incontro sono stati ritenuti validi contributi al processo di stesura del nuovo Commento generale n. 5. «Si tratta – sottolinea Tosi – di un documento guida corposo [lo compongono esattamente 97 punti, N.d.R.], ma molto importante e chiaro, che deve essere promosso e applicato in concreto dagli Stati Membri. Il Comitato ONU lo ha, come si legge nel sito dello stesso, adottato ufficialmente, e quindi ritengo che anche da noi dobbiamo assolutamente provvedere a farlo tramite l’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità, nel contesto specifico del Secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre 2017, come Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)».

«Il diritto di vivere in modo indipendente nella collettività – conclude Tosi – è un diritto trasversale a tutta la disabilità nelle sua più ampia accezione, che dev’essere reso esigibile e libero perché appartiene prima di ogni cosa alla natura umana. Per questi motivi, come ENIL Italia lo abbiamo tradotto in italiano e inviato al Comitato ONU, che l’ha rapidamente inserito nella pagina dei Commenti Generali, alla specifica sezione specifica del Commento Generale n. 5». (S.B.)

Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile la traduzione italiana, curata da ENIL Italia, del Commento Generale n. 5, prodotto dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e dedicato all’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Per ulteriori informazioni: germano.tosi@fastwebnet.it.

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