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Nulla di intentato per far sì che le Elezioni Europee siano accessibili a tutti

Persona con disabilità al Parlamento Europeo con una sciarpa recante la scritta "Right to Vote for all"

Una persona con disabilità solleva una sciarpa, all’interno del Parlamento Europeo, con la scritta “Right to Vote for All” (“Diritto di voto per tutti”)

Qualche settimana fa, da queste stesse colonne, avevamo titolato un nostro articolo, ponendo una domanda retorica, ossia Potranno veramente votare tutte le persone con disabilità? Una risposta, invece, del tutto concreta è arrivata nei giorni scorsi da Bruxelles, durante l’audizione pubblica promossa dal Gruppo di Studio sui Diritti delle Persone con Disabilità del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), fondamentale organo consultivo della Commissione Europea: quasi un milione di cittadini dell’Unione Europea, a causa della loro disabilità, rischieranno di essere privati del diritto di voto alle prossime Elezioni Europee del 23-26 maggio, e molti altri potrebbero incontrare ostacoli nell’esprimere il loro voto.

Erano stati essenzialmente due i quesiti sui quali si era basata l’iniziativa del CESE: le persone con disabilità sono davvero in condizioni di parità con il resto della popolazione quando si parla del loro diritto al voto? E cosa è stato fatto finora in questo àmbito e quali sono gli ulteriori passi da compiere?
Ebbene, come è emerso durante l’incontro di Bruxelles, nonostante l’attuale quadro giuridico internazionale a tutela dei diritti delle persone con disabilità, in tutti gli Stati Membri dell’Unione persistono ostacoli giuridici e tecnici che rischiano di impedire o rendere difficile, per molti europei con disabilità, l’esercizio del diritto di voto o di candidatura alle prossime consultazioni continentali. Si parla infatti di barriere “tecniche”, quali seggi elettorali non adeguati alle esigenze delle persone, di informazioni e campagne elettorali inaccessibili alle persone non udenti o non vedenti, nonché di ostacoli giuridici, quali la perdita automatica dei diritti di voto a seguito della privazione della capacità legale o della nomina di un tutore, per citarne solo alcuni.

All’audizione di Bruxelles, oltre ai membri del CESE, hanno partecipato Europarlamentari, esponenti di organizzazioni di e per persone con disabilità, rappresentanti dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità e della FRA, l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali.
«L’Unione Europea e tutti gli Stati Membri – ha dichiarato nel suo intervento di apertura l’eurodeputato polacco Marek Plura, persona con disabilità e componente dell’Integruppo sulla Disabilità del Parlamento Europeo – hanno ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che contiene un riferimento molto chiaro ai diritti civili e politici. Ciò significa che l’Unione nel suo complesso e i singoli Stati Membri si sono assunti l’obbligo di introdurre dei cambiamenti, per consentire alle persone con disabilità sia di votare che di candidarsi alle elezioni. Queste misure, tuttavia, vanno adottate in tempo per le prossime Elezioni Europee di maggio e a tal proposito non dobbiamo lasciare nulla di intentato, per far sì che le prossime consultazioni diventino un modello di accessibilità».
Che però la situazione sul campo sia ben lungi dall’essere ideale, nonostante alcune buone pratiche e soluzioni valide attuate in diversi Stati Membri, lo ha sottolineato con forza la lettone Gunta Anča, donna con disabilità, vicepresidente dell’EDF (European Disability Forum) e membro del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo). «Le persone con disabilità – ha dichiarato infatti – non sono trattate come elettori uguali agli altri, e ancor meno come candidati uguali agli altri. Ne abbiamo un’esperienza diretta». Anča, infatti, ha annunciato proprio in tale occasione che si candiderà alle prossime Elezioni Europee.

La componente del CESE ha aggiunto inoltre che la nuova relazione informativa sul tema prodotta dal Comitato, che dovrebbe essere pubblicamente presentata in marzo, contiene una serie di dati che dimostrano le tante difficoltà incontrate dalle persone con disabilità.
La relazione stessa – intitolata La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle Elezioni del Parlamento Europeo – è stata elaborata da Krzysztof Pater, altro membro del CESE, sulla base di due sondaggi effettuati tra il 2016 e il 2018 in 27 Stati Membri. Essa contiene oltre duecento esempi di ostacoli giuridici e tecnici incontrati da persone con disabilità che intendono esercitare il loro diritto di voto, nonché esempi di soluzioni messe in atto in diversi Stati membri.
Nel corso dell’audizione di Bruxelles, Pater ha anticipato alcune conclusioni del rapporto, ricordando innanzitutto che «in ciascuno dei 27 Paesi dell’Unione esistono leggi o disposizioni organizzative che escluderanno alcuni elettori con disabilità dalla partecipazione alle elezioni europee».
Sempre riferendosi all’Unione Europea, ha poi informato che in essa «la stragrande maggioranza dei seggi elettorali non è adattata in modo completo o sistematico alle esigenze delle persone con disabilità di vario tipo». E ancora, che «in otto Stati Membri non vi sono forme alternative di voto, il che significa che chiunque non sia in grado di recarsi al seggio elettorale non potrà votare».
Per quanto poi riguarda gli elettori non vedenti, «in ben 18 Stati Membri – ha dichiarato – essi non potranno votare in modo autonomo senza alcun tipo di assistenza». E infine, «in quasi un terzo dei Paesi dell’Unione le persone sottoposte a trattamenti di lunga durata negli ospedali non potranno partecipare alle elezioni».
«Circa 800.000 cittadini dell’Unione – ha concluso – in 16 Stati Membri, si vedono negato da normative nazionali il diritto di partecipare alle elezioni del Parlamento Europeo, a causa delle loro disabilità o dei loro problemi di salute mentale. In nove Stati essi perdono automaticamente il diritto di voto, quando la loro capacità legale è revocata o quando viene nominato un tutore, mentre in altri sette (Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Malta, Portogallo e Slovenia), la loro capacità di votare viene valutata caso per caso».
«Quest’ultima procedura – ha affermato Alejandro Moledo dell’EDF – può condurre a situazioni assurde, come in quel caso di un cittadino spagnolo il quale, nel quadro della valutazione dell’opportunità di ripristinare il suo diritto di voto, ha dovuto rispondere a domande come “qual è la velocità della luce”…». «Sensibilizzare sul tema delle persone che vengono private dei diritti di voto – ha aggiunto – è uno degli obiettivi della nostra campagna #EUDisabilityVote». Né vanno dimenticate, sempre in tale àmbito, le altre campagne lanciate anch’esse dall’EDF, incentrate su una serie di iniziative volte a rendere le campagne elettorali accessibili a tutti, nonché la diffusione di storie individuali di persone con disabilità e dei loro sforzi per esercitare il diritto di voto.
A tal proposito, Stephen Clark, responsabile della campagna This time I’m voting (“Stavolta voto”), lanciata dal Parlamento Europeo, ha affermato che quest’ultimo «si sta adoperando al massimo per garantire che le campagne elettorali siano accessibili a tutti, fornendo sottotitoli per il materiale video e rendendo disponibili l’audiodescrizione e l’interpretazione nella Lingua dei Segni per tutti i tipi di informazioni. Analogamente, vengono forniti orientamenti al personale e ai volontari in modo da evitare qualsiasi forma di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità».

Chiudendo l’audizione, Pater è tornato a soffermarsi sulla relazione da lui curata, per conto del CESE, dichiarando che «sebbene essa rischi di presentare un quadro desolante dell’Unione Europea per quanto riguarda la partecipazione delle persone con disabilità alle prossime Elezioni, vi sono anche dei segnali incoraggianti per il futuro. Diversi Stati membri, infatti, hanno messo a punto soluzioni per consentire di esercitare il diritto di voto. Ad esempio, in otto Stati si potrà votare per posta, mentre l’Estonia e il Belgio hanno introdotto il voto elettronico».
«Dobbiamo concentrarci sui risultati positivi – ha concluso -, se venissero infatti attuate le migliori pratiche di tutti i Paesi, si creerebbe un sistema ideale in cui ogni cittadino con disabilità dell’Unione Europea potrebbe non solo esercitare pienamente il diritto di voto, ma anche scegliere il mezzo più idoneo per farlo. È tempo dunque di rimboccarsi le maniche: adesso bisogna agire!». (Stefano Borgato)

Ringraziamo per la fondamentale collaborazione Laura Lui, responsabile dell’Ufficio Stampa del CESE.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio stampa del CESE, press@eesc.europa.eu.

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