Adulti! Basta chiamarli “ragazzi”!

Noti esperti del settore, professionisti e persone con diverse disabilità animeranno l’8 e il 9 marzo a Rimini il convegno internazionale “Sono adulto. Disabilità, diritto alla scelta e progetto di vita”, organizzato dal Centro Studi Erickson, che lo presenta così: «“Sono adulto!”: due parole dal significato profondo se pronunciate da una persona con disabilità, che a un certo punto della sua vita chiede di viverla. Una richiesta, rivolta ai familiari, a non considerarlo più come un “eterno ragazzo”. Un appello, rivolto al “mondo”, a lasciarlo libero di scegliere da solo il proprio futuro»

Locandina del convegno di Rimini dell'8-9 marzo 2019, "Sono adulto"«Sono adulto!»: due parole dal significato profondo se pronunciate da una persona con disabilità, che a un certo punto della sua vita chiede di viverla. Una richiesta, rivolta ai familiari, a non considerarlo più come un “eterno ragazzo”. Un appello, rivolto al “mondo”, a lasciarlo libero di scegliere da solo il proprio futuro.
Sono adulto. Disabilità, diritto alla scelta e progetto di vita è anche il titolo del secondo convegno internazionale organizzato dal Centro Studi Erickson al Palacongressi di Rimini, per l’8 e il 9 marzo, una due giorni rivolta a chi quotidianamente si occupa di disabilità adulta, operatori, psicologi, educatori professionali e assistenti sociali, ma anche genitori e naturalmente chi vive la disabilità in prima persona.

«Rispettare la dignità, l’autonomia individuale e l’indipendenza delle persone con disabilità; combattere gli stereotipi sull’età e promuovere la consapevolezza delle capacità delle persone con disabilità»: sono alcuni stralci degli articoli della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, da cui il convegno di Rimini trarrà ispirazione. «In particolare – spiega Dario Ianes, docente di Pedagogia Speciale e co-fondatore di Erickson – focalizzeremo l’attenzione su quattro dimensioni pedagogiche e, più in generale antropologiche ed umane, che possono aiutare la causa delle persone con disabilità: un’idea di persona bio-psico-sociale, una concezione della giustizia evoluta nell’equità, una progettazione universale e una scelta di valore dato alla normalità delle situazioni dell’apprendere e del partecipare socialmente».

Professionisti di varie discipline interverranno dunque a Rimini, per presentare libri nei quali affrontano limiti e potenzialità della disabilità da diversi punti di vista. L’8 marzo, infatti, Carlotta Leonori e Francesco Cadelano parleranno del loro Informarsi, capire e votare: l’importante è partecipare, percorso di educazione alla cittadinanza attiva pensato per fornire ai giovani con sindrome di Down strumenti utili a comprendere la politica e a formarsi un’opinione indipendente. Il 9 marzo, invece, sarà la volta di Martina Fuga con Carlo Scataglini, che presenteranno Giù per la salita. La vita raccontata da uomini e donne con sindrome di Down, storie di vita piena raccolte dagli Autori che testimoniano del successo possibile nonostante le salite rappresentate dalla disabilità. Entrambe queste opere, va ricordato, sono edite da Erickson.

Esperti, studiosi e docenti saranno per altro affiancati nel ruolo di relatori anche da persone con disabilità che racconteranno come raggiungere la propria indipendenza.
Marta Alfani e Mauro Ursella, ad esempio, che si sono sposati il 6 luglio 2015 e il loro è stato uno dei primi matrimoni tra due persone con la sindrome di Down. Hanno entrambi un lavoro, lei come segretaria in una multinazionale e lui come impiegato alla ASL, e condividono la passione per la recitazione, tanto che Marta è arrivata a recitare al Teatro Argentina di Roma, mentre Mauro ha addirittura avuto un ruolo importante nel film Febbre da fieno). La loro testimonianza è in programma per il primo pomeriggio dell’8 marzo.
Così come farà Lorenza Vettor nella mattinata di sabato 9, intervenendo sul tema della Progettazione individualizzata., soffermandosi cioè sulla propria esperienza di donna non vedente a contatto con il mondo del lavoro. Lorenza, laurea in giurisprudenza e due master e anche vicepresidente vicaria della FISH Friuli Venezia Giulia (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), legge e racconta l’arte toccandola. Ha preso parte, infatti, al progetto Doppio senso della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, collaborando alla costruzione di un percorso per non vedenti all’interno di tale struttura (nel box in calce presentiamo anche uno specifico servizio dedicato a Lorenza Vettor).

Tornando poi alla prima giornata di Rimini, tra i relatori vi saranno Pete Kercher, ambasciatore dell’EIDD (Design for All Europe), che affronterà il tema delle barriere architettoniche, parlando di Design for all, ovvero di servizi e sistemi accessibili a tutti.
Sempre nello stesso giorno e sempre nella plenaria del pomeriggio, è previsto quindi l’intervento di Marco Dallari dell’Università di Trento, che relazionerà su Come educare la visione estetica del mondo e di sé. Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale all’Ateneo trentino, dove ha fondato e dirige il Laboratorio di Comunicazione e Narrativa, Dallari è scrittore e curatore di saggi, testi narrativi e libri per l’infanzia, ed è condirettore della rivista «Encyclopaideia».
Da segnalare ancora, nel pomeriggio di venerdì, il dialogo su Vecchie etichette e nuovi linguaggi: come parliamo di disabilità oggi, con l’intervento di Maria Giulia Bernardini, che parlerà degli stereotipi più diffusi nei confronti delle donne e delle persone con disabilità.
Dottoressa di ricerca in Diritti Umani all’Università di Palermo e ricercatrice in Filosofia del Diritto al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, Bernardini è “firma” anche di «Superando.it» e le sue analisi si focalizzano soprattutto su disabilità, inclusione sociale e vulnerabilità.

Spazio poi vi sarà anche per le aziende, ponendone sotto i riflettori il punto di vista nei confronti dei lavoratori con disabilità. A tal proposito sarà Giancarla Bonetta, già direttore commerciale di Hermes Italia e attualmente responsabile del Gruppo di Volontariato Professionale all’interno di Manageritalia Lombardia, a portare la propria esperienza, utile ad analizzare e approfondire l’argomento.
Al termine della sua carriera lavorativa, Bonetta ha portato la sua altissima professionalità al servizio del settore socio-umanitario: tra gli altri incarichi, infatti, è anche presidente dell’Associazione Sant’Angelo Solidale, impegnata in progetti sociali, culturali, ed educativi in collaborazione con i Frati Minori.

Grazie infine alla presenza dei maggiori esperti italiani e di importanti relatori a livello nazionale e internazionale, quali Miguel Angel Verdugo, direttore dell’Institute on Community Integration dell’Università spagnola di Salamanca, Andrea Canevaro, docente emerito dell’Università di Bologna, uno dei “padri” della Pedagogia Speciale nel nostro Paese, Giampiero Griffo, membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), Claudio Imprudente, presidente onorario del CDH (Centro Documentazione Handicap) di Bologna, Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), Cecilia Marchisio dell’Università di Torino, il convegno in Romagna si pone l’obiettivo di fare il punto sull’inclusione nella società e nel mondo del lavoro delle persone con disabilità. «Un’occasione – sottolineano da Erickson – per dibattere e confrontare le buone pratiche a livello nazionale e all’estero. L’obiettivo ultimo della due giorni, infatti, è riflettere sulla situazione attuale e proporre soluzioni innovative per il futuro, con particolare attenzione a temi delicati come il diritto alla scelta e le relazioni familiari e professionali». (A.G. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Algisa Gargano (algisa@mavico.it).

Lorenza Vettor: ho potuto toccare quell’opera d’arte e ho pianto. Di gioia!
«Ho in camera da letto una riproduzione in vetroresina della Gioconda di Leonardo: tutte le sere, prima di addormentarmi, leggo il suo sguardo e il suo sorriso». Tutto normale, se non fosse che Lorenza Vettor è cieca dalla nascita. Eppure lei la Gioconda la vede passando le dita delle mani sui dettagli del viso. Proprio come fa con tutte le opere d’arte che le consentono di toccare: «Noi non vedenti sappiano come toccarle senza romperle…», si affretta a precisare, quasi a mandare un messaggio a chi gestisce i musei.
50 anni, un figlio di 21, una laurea in giurisprudenza e due master, Lorenza di musei ne capisce eccome. Ha infatti collaborato con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia alla realizzazione del percorso per non vedenti denominato Doppio senso: percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim: «Mi sono occupata – spiega – dell’istruzione del personale che accoglie le persone come me. Ci sono alcuni accorgimenti tanto banali quanto fondamentali: ad esempio un non vedente non è in grado di decifrare il cartellino di riconoscimento dell’addetto che lo accoglie il quale dovrà perciò presentarsi dicendo il proprio nome, cognome e qualifica. Altro esempio: quando all’interno del percorso l’ospite non vedente rivolge una domanda, non bisogna rispondere  all’accompagnatore, ma a lui. È un’attenzione importante».
È proprio l’attenzione, una dei temi fondamentali del progetto che Lorenza Vettor presenterà il 9 marzo a Rimini, durante il convegno internazionale del Centro Studi Erickson, Sono adulto. Disabilità, diritto alla scelta e progetto di vita.
«Porterò a Rimini – dichiara – la mia esperienza con un uomo di 43 anni non vedente, con disabilità intellettive e motorie, ospite di un Centro Diurno nel quale offro il mio contributo da volontaria. Insieme a lui, e sottolineo insieme, abbiamo costruito un percorso di vita che parte dalle sue esigenze, dalle sue aspettative, dai suoi “gusti”. Un piano educativo nel quale sono stati coinvolti anche l’educatore, la psicologa, la mamma e la zia».
Il risultato? Un progetto efficace, unico nel suo genere. «È stata tenuta presente, e perciò incoraggiata, la sua passione per la scrittura. Così come la passione per la sua squadra del cuore (l’Udinese) e la sua voglia di svolgere attività fisica (cyclette e tapis roulant). Tutto quello che viene deciso di sviluppare, ha un punto di partenza fondamentale: considerare lui e tutte le persone con disabilità per quello che sono, ovvero degli adulti. Basta, dunque, chiamarli “ragazzi”! Un concetto, questo, molto ben espresso dal titolo del convegno di Erickson».
Lorenza ha lottato per essere considerata un’adulta, soprattutto quando al termine degli studi ha tentato di entrare nel mondo del lavoro. «Con una laurea in giurisprudenza mi è sembrato naturale iniziare come praticante in uno studio legale. Ma all’epoca si scriveva a mano, i computer non venivano utilizzati e, come è facilmente intuibile, per una non vedente mi sono trovata davanti a un ostacolo insormontabile».
Quello di diventare avvocato è perciò rimasto un sogno, ma lei non si è arresa ed è andata avanti per la sua strada. Per una porta che si è chiusa se ne sono aperte tante altre, grazie alla sua determinazione. Oggi Lorenza è docente a contratto nelle Università di Verona e Udine, specializzata nell’insegnamento di materie legate alla didattica e all’integrazione scolastica. Tiene anche corsi di formazione ai volontari del Servizio Civile e trova pure il tempo di fare la volontaria nel Centro Diurno dove ha incontrato il “suo” adulto, con il quale ha disegnato il progetto su misura in grado di migliorargli la qualità della vita.
Una vita all’interno della quale non bisogna porsi limiti, come ad esempio quello di imparare ad apprezzare l’arte, andando oltre il buio degli occhi di chi non vede. «Occorre avere del personale che descriva l’opera, anche nei minimi dettagli che non bisogna dare per scontati. Il resto lo facciamo noi, visualizzando quello che ci viene raccontato anche grazie alla capacità di catturare profumi e suoni ai quali diamo una forma. Certo, l’ideale sarebbe che alle parole della guida fosse possibile aggiungere il permesso di toccare l’opera che ci troviamo davanti. Ogni tanto càpita: ad esempio a me è stato concesso con la Madonna in trono con bambino di Donatello. Mi è bastato sfiorarla per “trovarmi tra le mani” quel filo sottile che unisce una madre e un figlio, perfettamente plasmati nell’abbraccio tra Maria e Gesù Bambino. Io quel giorno ho pianto. Di gioia!».
(Algisa Gargano)

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