Vota Antonio, Vota Antonio!

«Non vi preoccupate per la “ferocia programmatica” di questo partito: da qui in poi leggerete solo balle. Ma per far sorridere, naturalmente!»: welfare, pensioni, previdenza, sanità, lavoro, istruzione, immigrazione e normalità: non manca nulla nel programma elettorale del PHI, questo fantasioso soggetto politico creato da Gianni Minasso per la nuova puntata della sua rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, fatta di incursioni nel grottesco e talora nella comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, riguarda anche il mondo della disabilità

Totò: Vota Antonio, Vota Antonio (con un'aggiunta grafica di Gianni Minasso)

La famosa scena del film “Gli onorevoli”, in cui Totò declama al megafono lo slogan “Vota Antonio, Vota Antonio” (con un’aggiunta grafica di Gianni Minasso)

Innanzitutto desidero porgere le mie umili scuse al principe De Curtis per avere scippato al suo indimenticabile Antonio La Trippa il titolo odierno.
Dopo qualche sporadico e trascurabile tentativo passato di creare una formazione politica di persone disabili, oggi, dalle colonne di questa rubricaccia, ci riprovo io stesso con un programma ben preciso. Purtroppo, per stilare questi pur sintetici punti, mi sono dovuto “sporcare” le mani e sprofondare nella noia leggendo i progetti politici degli attuali partiti italiani e quindi sciropparmi migliaia di affermazioni esagerate, parole roboanti, chimere stratosferiche e invereconde panzane.
Ne sono uscito malconcio, ma vivo, e alla fine l’esito non è stato poi così diverso dalla (amara) realtà, con la differenza che il mio intento resta solo quello di far sorridere, mentre spesso il risultato dei nostri cari politici tricolori, oltre agli sghignazzi da avanspettacolo e all’inquinamento sonoro, procura anche dolori e rabbia equamente sparsi lungo tutto lo stivale. Ma li votiamo noi stessi e allora chi è causa dei suoi mal… eccetera.
Per ovvie ragioni non sarà possibile battezzare il mio nuovo partito come PD (Partito Disabili) o M5S (Movimento 5 Sciancati) o LEGAti (alla carrozzina) o FI (Forza Invalidi). L’acronimo più adatto potrebbe essere il semplice PHI, cioè Partito Handicappati Italiani, e dunque i suoi adepti dovrebbero chiamarsi “piàccaini” o “handicappisti”.
Le statistiche sono discordanti, ma è lecito stimare in quasi quattro milioni e mezzo la presenza di persone disabili in Italia, cioè oltre il 7% dell’intera popolazione, e quindi potremo contare su un non indifferente serbatoio di voti. Comunque non vi preoccupate per la “ferocia programmatica” del PHI: da qui in poi leggerete solo balle (del resto inzuppanti, ahimè, i contesti politici di ogni latitudine).

Il programma elettorale del PHI
Welfare
Ça va sans dire, il piatto forte del nostro programma sarà in controtendenza rispetto alla consueta finalità di ridurre le disuguaglianze sociali. In effetti cercheremo con ogni mezzo a nostra disposizione, legale o illegale, etico o immorale, di aumentare il divario sociale tra normodotati e disabili, naturalmente a favore di questi ultimi.
«Uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità»: lo promette ogni partito, ma solo noi saremo capaci di aggiungere l’importante codicillo «…a discapito di tutti gli altri!».

Pensioni
Pure in rima: «La pensione è un diritto non negoziabile per chi è disabile!» e allora, come vedremo più in là, rinunceremo (volentieri) al lavoro, ma non all’energica riforma di questo punto del programma, il cui caposaldo sarà rappresentato dal superbonus previsto per chi continua a fare il portatore di handicap.
In sostanza, chi ce la fa ancora a star seduto in una carrozzina si ritroverà nella pensione una consistente gratifica per la sua “dedizione”. Ovviamente questo provvedimento implicherà cospicui oneri strutturali e quindi richiederà un’adeguata copertura finanziaria, che potrà essere reperita in un unico modo: spremere di più i normodotati. Inoltre presenteremo nella futura Legge di Bilancio la “Quota H 18”, cioè l’uscita dal mondo del lavoro (anche se non si è mai entrati) per i disabili che vantano zero anni di contributi e un’età anagrafica minima di 18 anni. Contenti?

Previdenza
Finalmente, una volta raggiunte le leve del comando, daremo il via al “Reddito di Disabilanza” che, sganciato da ogni limite ISEE, prevederà un minimo di 1.500 euro netti mensili destinati a ogni portatore di handicap che si rispetti. Così lo Stato finirà presto in bancarotta, ma, ovviamente, saremo pronti a scaricare la colpa sulle precedenti amministrazioni.
Null’altro da segnalare al proposito, anche perché, per questa frittata, romperemo già fin troppe uova così.

Realizzazione grafica di Gianni Minasso del possibile logo del PHI (Partito Handicappati Italiani)

Il possibile logo del PHI, secondo Gianni Minasso

Sanità
Insomma, noi e i nostri elettori ce l’avremo sì o no una patologia?… E allora estenderemo ancora di più i già rilevanti privilegi sanitari in vigore: non solo più esenzioni di ticket, ma ausili completamente gratis, fisioterapia a gogò (praticata da geishe per i disabilini e da wrestler per le disabiline) e suite a disposizione in tutti gli ospedali durante esami e ricoveri. Inoltre proporremo di decurtare del 90% gli stipendi degli specialisti medici, in modo da utilizzare le somme derivanti per finanziare vacanze di lusso agli invalidi. Infine, a causa della loro palese inutilità, verranno abolite le professioni di psicologo dell’handicap e terapista occupazionale.

Lavoro
Investimenti ad alto moltiplicatore occupazionale? Inediti piani di ristrutturazioni aziendali? Nuovi criteri formativi? Sostegno incondizionato alle start-up? Utilizzo di fondi per la reindustrializzazione? No, niente di tutto ciò. Il nodo cruciale sarà evidenziato da un altro grande interrogativo: ma a noi handicappati, di faticare tutto il giorno alle prese con un impiego più o meno noioso e stancante, chi ce lo fa fare? Abbiamo già redditi pensionistici sparsi qua e là, meglio alzarsi la mattina tardi, stare in panciolle tutto il giorno e stordirsi di tivù la sera. Semmai, se proprio ci avanzerà qualche caloria, potremo lamentarci per la disoccupazione strisciante oppure scaramucciare per aumentare i volumi mensili dei guiderdoni targati INPS.

Istruzione
Il nostro nuovo modello educativo contemplerà l’adozione d’imprescindibili misure, come, ad esempio, far risaltare nei libri di storia la lotta per l’emancipazione degli invalidi, creare la materia Accessibilità per le scuole primarie, inserire nei testi di religione l’undicesimo Comandamento («Ricordati di santificare l’inclusione»), nominare tre insegnanti di sostegno per ogni studente disabile certificato e infine, dalle materne all’università (serali comprese), garantire promozioni e lauree “politiche” a tutti i portatori di handicap (tanto, astenendosi dal lavoro, non serviranno a un bel nulla lo stesso).

Immigrazione
Com’è ben intuibile, la nostra posizione su questo tema non presenta lati oscuri: vittime di un handicap e con un passato di emarginazione alle spalle, saremo per la fratellanza e quindi per l’accoglienza senza condizioni, disinteressata. Ciò porterà, guarda caso, a un prezioso aumento del ventaglio di scelta riguardante i badanti al nostro servizio. Oddio, ripensandoci bene sarà varata qualche clausola per la permanenza degli extracomunitari sul patrio suolo, come, ad esempio, l’obbligo di parlare italiano al pari di Italo Calvino, l’essere in grado di cucinare gli stessi piatti di Cannavacciuolo, il rinunciare alle ferie e ai giorni di malattia, l’abbandonare le famiglie al Paese d’origine e (ma forse ciò sarà impossibile), rispettare il divieto assoluto di esprimere la propria idea su ogni argomento.

Normalità
Tempo fa è stato istituito il Ministero per la Famiglia e le Disabilità (plurale, eh?), tuttavia la nostra ascesa al soglio governificio non sarà scevra dal modificarne la natura, trasformandolo subito in Ministero per la Famiglia e la Normalità (singolare, eh?). Infatti, dopo la concretizzazione della nostra egemonia, saranno proprio i sani ad avere bisogno di protezione e tutela. Però, come in passato loro non hanno fatto nulla per noi, in futuro anche noi disabili non faremo nulla per loro: in fondo i portatori di normalità stanno già bene di salute, si arrangino!

In conclusione…
Per finire in (si fa per dire) bellezza il nostro splendido programma, ecco qualche altra chicca che, evviva, farà storcere il naso agli ugualabili, cioè ai non diversabili.
Istituzioni: reintrodurremo il rapporto di vassallaggio in cui lo Stato libero si assoggetterà alle persone disabili che si impegneranno a proteggerlo.
Fisco: aboliremo le (già minuscole) tasse in vigore per gli invalidi e semplicemente gonfieremo a dismisura quelle da applicare ai normodotati.
Economia e Finanze: controlleremo le spese pubbliche soprattutto a proposito delle sfarzose somme che pretendono gli ortopedici per le loro forniture di miserevoli ausili.
Trasporti: investiremo nell’“Alta portabilità” di chi è in carrozzina, cioè adatteremo le infrastrutture ad ogni suo recondito desiderio di mobilità, sia essa locale, regionale o nazionale.
Agricoltura: aumenteremo il numero degli agriturismi accessibili.
Ambiente e Territorio: assegneremo la priorità dei finanziamenti alla progettazione e alla realizzazione di veicoli elettrici attrezzati per il trasporto delle persone disabili.
Unione Europea: creeremo il Dipartimento “Conosci l’Europa: turismo gratis per tutti gli invalidi”.

Primo Spacciaballe

Nella colonnina qui a fianco a destra, riportiamo l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).

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