Le persone con disabilità partecipino sempre di più ai processi decisionali

«Prendiamo atto dei progressi compiuti e tuttavia constatiamo ancora l’assenza di una significativa consultazione e di un coinvolgimento delle persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, nell’applicazione e nel monitoraggio della Convenzione ONU, oltreché, più in generale, nello sviluppo e nell’implementazione di politiche e programmi»: è questo il senso di quanto scritto dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nel suo nuovo “Commento Generale sulla partecipazione delle persone con disabilità”, testo disponibile ora anche in italiano

Luisella Bosisio Fazzi e Nicola Fazzi all'ONU, marzo 2007

Luisella Bosisio Fazzi, con il figlio Nicola, persona con disabilità, al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, il 30 marzo del 2007, in occazione della firma italiana della Convenzione (foto di Giulio Fazzi)

«Nell’elaborazione e nell’attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare la presente Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative». E successivamente: «La società civile, in particolare le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative, è associata e pienamente partecipe al processo di monitoraggio»: questo recitano, rispettivamente, il quarto paragrafo dell’Articolo 3 (Obblighi generali) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e il terzo paragrafo dell’Articolo 33 (Applicazione a livello nazionale e monitoraggio).
È ad essi che si è rivolto il Commento Generale n. 7 sulla partecipazione delle persone con disabilità, inclusi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, nella implementazione e nel monitoraggio della Convenzione, prodotto dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ovvero l’organismo che ha appunto il compito di vigilare sull’applicazione della Convenzione.

Disponiamo ora della traduzione italiana di tale importante documento (a questo link),  seppure non ancora ufficiale, grazie all’impegno di Luisella Bosisio Fazzi del Comitato di Redazione del FID (Forum Italiano sulla Disabilità) e alla revisione tecnico-giuridica di Sara Carnovali, autrice tra l’altro del libro Il corpo delle donne con disabilità. Analisi giuridica intersezionale su violenza, sessualità e diritti riproduttivi, da noi ampiamente presentato qualche tempo fa.

Quanto scritto ai punti 7, 8 e 9 del testo prodotto dal Comitato ONU – in riferimento alla partecipazione delle persone con disabilità all’applicazione e al monitoraggio della Convenzione, tramite le loro organizzazioni rappresentative – ci sembra ne sintetizzi al meglio le conclusioni: «Il Comitato – si scrive infatti – prende atto dei progressi compiuti dagli Stati Parti negli ultimi dieci anni nell’implementazione delle disposizioni di cui agli articoli 4, paragrafo 3 e 33 paragrafo 3, come la concessione di contributi finanziari o di altro genere alle organizzazioni di persone con disabilità, l’inclusione delle persone con disabilità presenti negli organismi indipendenti di monitoraggio, istituiti a norma dell’articolo 33, paragrafo 2 della Convenzione, e nei processi di monitoraggio. Inoltre, alcuni Stati parti hanno consultato le organizzazioni di persone con disabilità nella preparazione dei loro rapporti iniziali e periodici al Comitato in conformità con gli articoli 4, paragrafo 3 e 35, paragrafo 4».
E tuttavia, prosegue il testo, «il Comitato continua a constatare un importante divario tra gli obiettivi e lo spirito degli articoli 4, paragrafo 3 e 33, paragrafo 3 e il livello al quale sono stati realizzati. Ciò è dovuto, tra l’altro, all’assenza di una significativa consultazione e di un coinvolgimento delle persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, nello sviluppo e nell’implementazione di politiche e programmi».
«Gli Stati Parti – è quindi la conclusione – devono riconoscere l’impatto positivo sui processi decisionali della partecipazione delle persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, e la necessità di coinvolgerle e garantire la loro partecipazione a tali processi, soprattutto in considerazione delle loro esperienze di vita e della conoscenza dei diritti da implementare. Gli Stati Parti devono anche prendere in considerazione i principi generali della Convenzione in tutte le misure adottate per la sua implementazione ed il suo monitoraggio, e nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e dei suoi Obiettivi [grassetti nostri nelle citazioni, N.d.R.]». (S.B.)

Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile la traduzione italiana (non ufficiale), curata da Luisella Bosisio Fazzi, con revisione tecnico-giuridica di Sara Carnovali, del Commento Generale n. 7 sulla partecipazione delle persone con disabilità, inclusi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, nella implementazione e nel monitoraggio della Convenzione, prodotto dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

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