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Il lungo e tormentato “romanzo” della mobilità a Torino

Autobus GTT, Torino

Un autobus di GTT (Gruppo Torinese Trasporti). Secondo i dati prodotti dallo stesso sito web della Società, la situazione del parco automezzi, riguardante l’accessibilità alle persone con disabilità motoria, è quanto meno sconfortante

Il lungo e tormentato “romanzo” riguardante il trasporto pubblico rivolto alle persone con disabilità di Torino – quello che su queste stesse pagine abbiamo anche definito a suo tempo come una vera “battaglia per la mobilità” -, si sta arricchendo di nuovi capitoli, per nulla piacevoli e riassumibili nell’Interpellanza alla Sindaca e all’Assessore ai Trasporti della città, presentata dal consigliere comunale Francesco Tresso e per la quale basterebbe citare l’oggetto per caratterizzarne mirabilmente i contenuti (Il trasporto pubblico locale per tutti ma non per i disabili).

Un rapido riassunto delle puntate precedenti deve innanzitutto fare riferimento al 2012 e al Regolamento del servizio di trasporto destinato a persone assolutamente impedite all’accesso e alla salita sui mezzi pubblici di trasporto e ai ciechi assoluti, approvato tramite la Deliberazione n. 01582/119, emanata il 7 maggio di quell’anno.
Come avevamo riferito a suo tempo, una serie di Associazioni di persone con disabilità, appartenenti all’àmbito del CIDT (Coordinamento Interassociativo Disabili Torino), avevano ritenuto quel provvedimento di gran lunga peggiorativo della situazione precedente e in tal senso avevano presentato un ricorso al TAR del Piemonte (Tribunale Amministrativo Regionale), chiedendo la sospensione del Regolamento, oltre al «ripristino di modalità di confronto democratico con il Coordinamento Interassociativo Disabili di Torino, rappresentativo degli interessi legittimi degli utenti del servizio».
Quasi due anni e mezzo dopo, alla fine di agosto del 2014, era arrivata la Sentenza 1456/14 del TAR, che pur respingendo alcune parti del ricorso, lo aveva però al tempo stesso accolto, quando aveva scritto che il Comune di Torino – e quindi la Società GTT (Gruppo Torinese Trasporti) – avrebbe dovuto prestare «ottemperanza alla presente sentenza approvando, entro il termine di sei mesi dalla sua pubblicazione, idonee misure di programmazione e pianificazione degli interventi diretti ad eliminare le barriere architettoniche ed a migliorare l’accesso degli utenti disabili al servizio di trasporto pubblico, ai sensi della legge n. 104 del 1992 (con la necessaria e puntuale indicazione dei tempi e delle modalità di finanziamento) [grassetto nostro nella citazione, N.d.R.]».

Proprio da questi passaggi parte l’Interpellanza del consigliere comunale Tresso, presentando poi alcuni dati sull’attuale parco automezzi di GTT, desunti dal sito web del Gruppo stesso e secondo i quali «alla data odierna […] sul totale di 767 bus urbani, quasi il 30% non sono dotati di pedana per la salita di carrozzelle, mentre il restante 70 % è dotato di pedana manuale azionata dall’autista, con ovvi disagi che si manifestano per chiunque: per l’autista, per i passeggeri e per il disabile che viene additato come responsabile del ritardo causato; i 319 bus snodati urbani sono tutti provvisti di  pedana manuale; dei tram, solo le serie più recenti (circa il 55%) hanno il pianale ribassato, e sono quindi accessibili ai disabili, mentre i rimanenti (circa il 45%) risultano non accessibili».

Vi è poi spazio per alcuni recenti sviluppi negativi, evidenziati dal CIDT in una nota inviata ai vertici di GTT e per conoscenza alla Sindaca e all’Assessore ai Trasporti, oltreché pubblicamente diffusa agli organi d’informazione.
«Il CIDT – si legge nell’Interpellanza – ha evidenziato: il repentino cambiamento nell’applicazione delle regole per l’accesso ai mezzi di trasporto pubblico per le persone con mobilità ridotta, in particolare per quelle che fanno uso di carrozzine a motore; il divieto di far salire due carrozzine contemporaneamente su di un mezzo, fatto che mai si era verificato in precedenza, mentre è stata accertata una situazione in cui è stato vietato ad un padre di viaggiare insieme al proprio figlio sul jumbo tram della linea 4, sostenendo che il mezzo non risultava adeguato». E anche che «il disability manager di GTT ha invocato la collaborazione delle associazioni per una campagna di informazione sul corretto uso di mezzi da parte delle persone con disabilità. Questo fatto sembra evidenziare come l’Azienda intenda far ricadere le responsabilità sull’utenza disabile, e preoccupa perché il  disability manager non pare aver compreso fino in fondo la finalità del suo ruolo, teso non ad invocare la collaborazione, ma a stimolare processi, per rendere tutta l’azienda “disability friendly”».

Considerato, dunque, che «a inizio 2018 è stato approvato il Piano Industriale di GTT S.p.A., che si poneva tra gli obiettivi, oltre alla creazione di una situazione finanziaria stabile che permettesse un miglioramento della gestione industriale, “la crescita dei livelli di efficienza e di qualità del servizio per i cittadini”». Che «la crescita della qualità del servizio per i tutti cittadini, nell’ottica di un servizio realmente inclusivo, deve obbligatoriamente garantire l’accesso sui mezzi e il trasporto in condizioni di sicurezza per qualsiasi tipo di passeggero». Che «l’abbattimento delle barriere architettoniche riferito al servizio di trasporto pubblico non offre beneficio solo a persone disabili, ma a tutti i cittadini (si pensi ai genitori con carrozzine e passeggini), ed in particolar modo alle persone anziane con ridotte capacità motorie». E che «in questo senso, il Piano industriale di GTT appare debole, non avendo dedicato un punto specifico all’abbattimento delle barriere architettoniche che ancora condizionano l’accessibilità del servizio», il consigliere Tresso ha interpellato la Sindaca e l’Assessore ai Trasporti di Torino, per conoscere: «Quale sia il Piano di Interventi pianificato da GTT per adeguare alla normativa richiamata dalla Sentenza del TAR 1456/14 il sistema di trasporto pubblico, provvedendo all’eliminazione delle barriere architettoniche. Come siano temporalmente pianificati gli interventi previsti da tale Piano. Quante siano le fermate del Trasporto Pubblico Locale completamente accessibili (intendendo quindi anche l’accesso alle pensiline) sul totale complessivo delle fermate. Quale sia il numero di linee accessibili, e quante di queste utilizzino il sistema di alternanza degli automezzi  attrezzati per l’incarrozzamento delle sedie a rotelle, rispetto al totale delle linee. Come GTT e la Città intendano proseguire nel Piano di adeguamento del Trasporto Pubblico Locale per garantire progressivamente un’integrale accessibilità e fruibilità della rete da parte delle persone con disabilità, intendendo quindi non solo l’adeguamento dei mezzi, ma anche la totale accessibilità delle fermate e delle pensiline. Se, a seguito delle criticità sottolineate dal CIDT, vi sia la disponibilità da parte di GTT ad adeguare il proprio regolamento di esercizio, prevedendo la possibilità di accogliere sui mezzi coppie di persone disabili in carrozzina, prevedendo un adeguamento dei mezzi. Se sia intenzione della Città e di GTT consultare con regolarità le Associazioni che compongono il Tavolo di Concertazione e Monitoraggio, specificando secondo quali modalità si intenda operare».

A questo punto non resta che attendere le prossime puntate, sperando – finalmente – in un’evoluzione positiva del lungo “romanzo”. (S.B.)

Ringraziamo Piergiorgio Maggiorotti e Paolo De Luca per la collaborazione.

A questo link è disponibile il testo integrale dell’Interpellanza presentata dal consigliere comunale di Torino Francesco Tresso. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: piergiorgio.maggiorot2@tin.it; paolo.deluca@apic.torino.it.

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