Sindrome di Down: quel messaggio è sbagliato e offensivo

«Quella campagna è ingannevole e offensiva, perché diffonde la falsa convinzione che la sindrome di Down sia una “malattia curabile” e perché spazza via i passi compiuti negli ultimi quarant’anni, per favorire la piena integrazione delle persone con disabilità intellettiva»: con queste motivazioni, l’AIPD, il CoorDown, il Coordinamento Down Lombardia e la LEDHA hanno chiesto la rimozione della campagna diffusa dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta di Milano, basata sul messaggio «Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto», oltre a pretendere le scuse della Fondazione stessa

Cartellone contestato diffuso dalla Fondazione Besta di Milano sulla sindrome di Down

Uno dei cartelloni della campagna della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di cui le organizzazioni di persone con disabilità hanno chiesto l’immediata rimozione

Sia l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che il CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), il Coordinamento Down Lombardia e la LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), hanno denunciato la campagna di comunicazione diffusa con affissioni nella città di Milano e sul proprio canale YouTube dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, che ritrae un bambino con tratti tipici di persona con sindrome di Down, cui si accompagna il messaggio «Per curare il suo cervello, ci serve il tuo aiuto».
A tal proposito, tutte le organizzazioni citate hanno diffidato la Fondazione a proseguire nella diffusione della cartellonistica e delle immagini digitali, richiedendo che sin dalle prossime ventiquattr’ore la campagna venga rimossa, oltre a richiedere pubbliche scuse. In caso contrario, le organizzazioni stesse intendono ricorrere alle vie legali, chiedendo anche il riconoscimento dei danni, compresi quelli d’immagine.

«Si tratta – scrivono in una nota congiunta AIPD, CoorDown, Coordinamento Down Lombardia e LEDHA – di una campagna dal contenuto offensivo e ingannevole, che rimanda il messaggio di una “malattia curabile” e dunque la falsa convinzione che ci siano strade scientifiche percorribili per ridurre il danno cognitivo che tipicamente accompagna la persona con sindrome di Down. È noto invece che la sindrome di Down, o trisomia 21, non è una malattia, ma un’anomalia cromosomica. Denunciamo quindi la natura lesiva del messaggio diffuso, che attenta alla dignità della persona, spazzando con indifferenza i passi compiuti negli ultimi quarant’anni per favorire la piena integrazione della persona con disabilità intellettiva. Ed è motivo di ulteriore indignazione il fatto che ad affermare la possibilità di cura sia la Fondazione di un Istituto di fama nazionale che raccoglie decine di ricercatori e che fa della ricerca scientifica la sua missione. Chiediamo pertanto che tale campagna sia ritirata immediatamente, per far sì che il danno procurato da simile messaggio alla comunità delle persone con sindrome di Down, e più in generale sul piano culturale, possa essere limitato».

«Condanniamo fermamente il messaggio trasmesso attraverso questa campagna – dichiara Paolo Virgilio Grillo, presidente nazionale dell’AIPD -, che oltre a essere sbagliato, poiché la sindrome di Down non è una malattia e non ha una cura, rischia di confondere le famiglie e di illuderle che esista una ricerca capace di trasformare i loro figli. Da quarant’anni la nostra Associazione lavora per valorizzare le capacità delle persone con sindrome di Down, affinché possano inserirsi in una società che, da parte sua, non deve “cercare una cura”, ma piuttosto sviluppare una cultura inclusiva. La campagna della Fondazione Besta evidentemente non indica questa direzione».

«Come mamma e come rappresentante di migliaia di persone con sindrome di Down – afferma dal canto suo Antonella Falugiani, presidente del CoorDown ritengo sia gravissimo che ancora nel 2019 si debba reagire con forza a messaggi fuorvianti e così violenti. Il nostro Coordinamento lavora a livello istituzionale per tutelare i diritti delle quarantamila persone con sindrome di Down che ogni giorno lottano per conquistarsi un posto in questa società, e per spazzare via pregiudizi e false credenze, per giunta oggi diffuse da chi invece dovrebbe dare corretti messaggi. Chiediamo che ci sia rispetto e che la campagna sia rimossa subito».

«Le persone con sindrome di Down – aggiunge Gian Marco Gavardi, presidente del Coordinamento Down Lombardia – testimoniano quotidianamente i livelli possibili di inclusione, grazie anche al lavoro delle Associazioni che con l’impegno di professionisti e genitori le accompagnano nel loro percorso di vita. Tutto questo non può e non deve essere messo in dubbio da comunicazioni errate come questa campagna della Fondazione Besta da cui dissentiamo fortemente, richiedendone la rimozione».

«Oltre che falso e scientificamente infondato – conclude Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – il messaggio veicolato da questa campagna di comunicazione è gravemente lesivo dei diritti e della dignità delle persone con disabilità. Per questo motivo la nostra Federazione diffida la Fondazione dal proseguire la diffusione della sua campagna pubblicitaria, chiedendo l’immediata rimozione di tutti i manifesti e le scuse della Fondazione stessa. Ci riserviamo la possibilità di valutare possibili azioni legali che, tuttavia, vorremmo non dover intraprendere, in considerazione della grande stima per il lavoro svolto dall’Istituto Neurologico Besta». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampaaipd@gmail.com; ufficiostampa@coordown.it; info@down.lombardia.it; ufficio stampa@ledha.it.

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