Marilena, che sente con il cuore e con il tatto

«Scoprire la storia di Marilena Abbatepaolo – scrive Simona Petaccia – donna sorda autrice di poesie, dirigente scolastica e amministratrice pubblica, che sente con il cuore e con il tatto, mi ha regalato la sensazione di una boccata d’aria fresca, ridandomi la speranza in una scuola buona, specie dopo il disgusto provato qualche tempo fa, nel leggere di quei dirigenti scolastici che prendevano in giro la disabilità dei loro docenti»

Copertina di "Partitura in versi" di Marilena Abbatepaolo

La copertina di “Partitura in versi”, antologia delle poesie di Marilena Abbatepaolo

All’età di 17 anni, inizia improvvisamente ad avere problemi di udito. A 28 anni diventa una donna sorda. Da allora, afferma, ha cominciato «a sentire davvero». È Marilena Abbatepaolo, autrice di poesie e dirigente scolastica del Liceo Simone-Morea di Conversano (Bari), che vive a Polignano a Mare, sempre in provincia di Bari, dove si è impegnata anche in politica.

Scoprire la sua storia mi ha regalato la sensazione di una boccata d’aria fresca in una giornata afosa. Quasi al termine dell’anno scolastico, mi ha ridato la speranza in una scuola buona, dopo il disgusto provato qualche tempo fa nel leggere un articolo pubblicato dalla «Tecnica della Scuola», che raccontava il modo in cui alcuni Dirigenti Scolastici prendevano in giro la disabilità dei loro docenti attraverso Whatsapp, dimenticando il proprio compito istituzionale: direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane.
Come riportato da quella testata, i membri del gruppo Dirigenti Scolastici Italiani, hanno criticato alcune Leggi dello Stato che proprio loro avrebbero dovuto garantire. Il tutto è nato da un quesito posto nella chat da un’iscritta: «Può una docente avere ben due 104, una per sé e una per assistere?». Da quel momento si è scatenata la celebrazione della peggiore ignoranza etica e professionale. Si sono infatti susseguiti commenti del tipo: «Io li chiamo 208, ho pure una graduatoria a parte» oppure «Poverina, sta inguaiata!» e «Una vergogna tutta italiana».
Ecco, allora, che mi rincuora la storia di Marilena, perché è molto lontana da chi ride della disabilità e del diritto all’assistenza, all’autonomia e all’integrazione delle persone con patologie gravi, oltre che di chi vive con loro.

Marilena Abbatepaolo ha sempre amato i libri e da bambina si identificava spesso con i personaggi che sfogliava. A 9 anni, per gioco, comincia anche a scrivere e quella è stata la sua “fortuna” perché, quando è diventata sorda, ha usato quei foglietti di carta per comunicare con gli altri. L’hanno condotta nella sua nuova vita. Una vita in cui non ha mai smesso di ripetersi un motto ben preciso: «Se vuoi, puoi; se puoi, devi».
Ha così voluto, potuto e dovuto diventare una Dirigente Scolastica, probabilmente la prima con sordità in Italia. Ci è riuscita compiendo un faticoso percorso lungo una laurea in Lettere Classiche e due dottorati di ricerca in Letteratura Latina e Letteratura Italiana del Rinascimento. Poi, anni di precariato come insegnante d’italiano e la vincita del concorso per la dirigenza.

La sua storia non racconta che è facile riuscirci, ma che ognuno può trovare il suo modo per esprimersi. Quello di Marilena passa attraverso la scrittura e l’educazione. Ovviamente, gli strumenti di lavoro sono scelti in base alla sua condizione e così, visto che non può dialogare al telefono con colleghi, alunni e genitori, è sempre disponibile via SMS o messaggistica istantanea. Durante gli incontri a scuola, invece, nessun problema: basta guardarla dritta negli occhi e lei capisce tutto, perché sa leggere le labbra. Con i suoi alunni, poi, ha sempre avuto rapporti basati sulla chiarezza e il rispetto. Come ha spesso raccontato, una volta spiegata loro la sua difficoltà e come comportarsi, la comunicazione è sempre andata bene, soprattutto nelle “classi problematiche”. I cosiddetti “ragazzi difficili”, infatti, sembrano comprenderla meglio degli altri. Sembra quasi che si riconoscano nelle sue debolezze e che la sua storia faccia capire loro come ognuno di noi debba impegnarsi per cogliere quella possibilità che la vita è pronta a offrirci.

Durante tutto il suo percorso professionale, comunque, Marilena non ha mai smesso di scrivere poesie e, per lei, una delle soddisfazioni più grandi è stata la pubblicazione di una sua antologia, Partitura in versi (Les Flâneurs Edizioni, 2018), libro attraverso il quale ha voluto descrivere il suo modo di sentire con il cuore e con il tatto.
Di certo, Marilena non si fermerà qui. Sta già pensando di scrivere un romanzo. Perché no? D’altronde, come sosteneva lo scrittore e poeta statunitense John Updike, «i sogni si realizzano; senza questa possibilità, la natura non c’inciterebbe a farne».

Giornalista, presidente dell’Associazione Diritti Diretti. Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Marilena, la preside-poeta con la voce della scrittura”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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