Forse “voleremo” sulle barriere, ma intanto bisogna continuare a rimuoverle

«Forse fra non molto – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, pensando a Franky Zapata, l’“uomo volante” apparso a Parigi, durante le celebrazioni per l’anniversario della Rivoluzione Francese – potremmo percorrere le scale della Torre di Pisa su una carrozzina senza ruote. Ma fermare il processo di abbattimento delle barriere sarebbe un errore gravissimo»

L'”uomo volante” Franky Zapata, durante le celebrazioni parigine del 14 luglio scorso, per l’anniversario della Rivoluzione Francese

Come un Apollo, trionfante in cielo, ha catturato l’attenzione l’uomo volante esibitosi durante le celebrazioni parigine del 14 luglio scorso, per l’anniversario della Rivoluzione Francese. Invero, minacciosamente, la figura si è destreggiata a bordo di un piccolo disco volante (a questo link se ne può vedere il video). E se fosse tempo di ripensare le carrozzine, piuttosto che abbattere le barriere architettoniche?
Nel film d’animazione Capitan Harlock, in un futuro immaginario dove c’è una raffinata scienza che fa muovere l’uomo fra i mondi, ma che non elimina la disabilità, uno dei personaggi si sposta su una poltrona senza ruote. La fantascientifica carrozzina usa un sistema di propulsione apparentemente simile all’attrezzo usato per i festeggiamenti francesi da Franky Zapata e da lui stesso inventato. Ben diffuso sulle spiagge del pianeta nella sua versione acquatica col nome di Flyboard, ora che è nato in versione aerea (Flyboard Air), viene da chiedersi se presto potrebbe esistere una corrispondente carrozzina.

Da anni sostengo che è tempo di rivoluzionare la concezione della carrozzina, che con le moderne tecnologie dovrebbe sfruttare altri sistemi di avanzamento. L’apparecchio visto in Francia potrebbe rappresentare un punto di partenza perché volando a pochi centimetri da terra si supererebbero le piccole barriere dei marciapiedi e degli scalini all’entrata. Sollevandosi poco di più, si potrebbe volare lungo una rampa di scale e, rampa dopo rampa, raggiungere l’altezza desiderata senza abbattere la minima barriera. Giocando di creatività si potrebbe immaginare il raggiungimento dei piani degli edifici volando in verticale dall’esterno per entrare magari all’altezza del balcone…
Il volo andrebbe regolamentato, ma questo è un problema che sta già riguardando la mobilità aerea di bassa portata, dai droni alle macchine volanti. Probabilmente andrebbero imposte limitazioni tecniche per impedire all’utente di spiccare il volo, diventando di pericolo per sé e per gli altri.
Bisognerebbe poi costruire l’ausilio carrozzina intorno al motore, impegno non banale perché le carrozzine più complicate – per esempio quelle con lo schienale reclinabile – richiedono accorgimenti, stabilità e precisione di manovra complessi, da costruire attorno a quella che resta una turbina, cioè una macchina chiassosa che produce un potente getto d’aria.
E ancora, ci sono altri fattori da considerare, come l’eventuale calore prodotto, i consumi e la reperibilità del carburante per l’autonomia, che per ora è molto bassa, una decina di minuti con il carburante contenuto nello zainetto sulle spalle del pilota. E poi altre problematiche di ulteriore sicurezza e personalizzazione dell’ausilio.
Ma la tecnologia si evolve rapidamente, proponendo motori sempre più efficienti, leggeri ed economici. Forse alla turbina si potrebbe sostituire la tecnologia dei droni, benché allo stato attuale non sembri sufficientemente efficace. Non è assurdo, pertanto, pensare che in un futuro non troppo lontano possa esistere una sedia a rotelle senza le ruote. E quella del volo sospesi da terra potrebbe non essere l’unica soluzione per la carrozzina del futuro. La carrozzina che abbatte le barriere!

Ci sarà capitato di vedere dei robot quadrupedi nei documentari. Ci stanno lavorando nelle università e mi piace segnalare HyQReal, un quadrupede in metallo e cavetti costruito dall’Istituto Italiano di Tecnologia, che riesce a trascinare un aereo (se ne veda a questo link un video in YouTube).
Macchine di questo tipo si reggono da sole, tanto che si raddrizzano automaticamente se le si fa sbandare di proposito, e salgono tranquillamente le scale. Hanno problemi di ingombro, ma il vantaggio di essere elettriche. Difficile pensare di utilizzarle cavalcioni, ma ribaltare il principio e non partire dal quadrupede per poggiarci la carrozzina sopra, bensì dalla carrozzina per progettare un sistema a zampe da infilare sotto potrebbe essere una via perseguibile. Quantomeno per un visionario come me.

Dunque esistono alternative alle ruote e se non esistono esisteranno a breve. I progettisti di carrozzine dovrebbero tenerne conto. E a questo punto la domanda è scontata: sarà ancora necessario abbattere le barriere architettoniche?
Nell’ottica del progettare per tutti, abbattere le barriere architettoniche non basta. Bisogna costruire favorendo l’accesso alle persone con le proprie peculiarità. Ciò impone alla ricerca di non fermarsi.
Tornando alle sole difficoltà di deambulazione, la soluzione della carrozzina che supera gli ostacoli, quando ci sarà non sarà subito disponibile per tutti, e forse mai lo sarà. Potranno esserci persone per cui la carrozzina senza ruote sarà inadatta. E allora le barriere devono continuare a essere rimosse.

È tempo quindi di ripensare il concetto di sedia a rotelle accogliendo il criterio dell’ausilio per la mobilità. Forse fra non molto potremmo percorrere le scale della Torre di Pisa su una carrozzina senza ruote. Ma fermare il processo di abbattimento delle barriere sarebbe un errore gravissimo.

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Anch’io voglio volare sulle barriere”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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