I diritti delle donne con disabilità in Comunicazione Aumentativa Alternativa

Il presupposto del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea” è che l’essere donne e contemporaneamente disabili esponga a una discriminazione multipla. Un testo scritto da donne con disabilità che approfondisca questi temi può renderle più consapevoli e determinate nel rivendicare i propri diritti. Tale risulta la versione in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) del “Secondo Manifesto”, curata con Stefania Costantini da Simona Lancioni, che già aveva proposto la traduzione italiana e la versione facile da leggere del documento

Il nome del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea” tradotto con i simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)

L’approccio assistenziale guarda alle persone con disabilità come destinatarie di interventi. Una visione più moderna le guarda invece come soggetti che devono essere messi in condizione di autodeterminarsi.
Non è, ovviamente, solo una questione di parole, ma di fornire strumenti che mettano la persona con disabilità in condizione di compiere liberamente tutte le scelte che riguardano la sua vita. È un progetto ambizioso, a volte anche faticoso, ma è l’unica via per la libertà.
Tra i tanti strumenti che possiamo utilizzare per realizzare questo progetto, l’accesso all’informazione ha un’importanza strategica. Posto poi che tutta l’informazione dovrebbe essere accessibile, ma che non è possibile tradurre tutto simultaneamente, sarebbe importante iniziare con il rendere accessibili almeno i documenti che parlano di diritti.

Proprio a partire da queste considerazioni, dopo avere prodotto la traduzione in lingua italiana (insieme a Mara Ruele) e la versione facile da leggere del Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea, chi scrive ha deciso di realizzare, insieme a Stefania Costantini, la versione in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) di tale documento, adottato nel 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF).

«I documenti relativi alle donne ed alle ragazze con disabilità ed ai loro diritti devono essere comprensibili e disponibili nelle lingue locali, nella lingua dei segni, in Braille, in formati di comunicazione aumentativa e alternativa, e in tutti gli altri modi, mezzi e formati di comunicazione accessibili, compresi quelli elettronici»: lo stabilisce proprio il Secondo Manifesto , al punto 3.13.
A parte la declinazione al femminile, sulla quale si tornerà più avanti, niente di originale, a dire il vero, giacché il Secondo Manifesto è stato sviluppato nel solco della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09), e questa conteneva già al proprio interno specifiche indicazioni in tema di libertà di espressione e opinione e accesso all’informazione (articoli 2, 9, 21 e 24).
In particolare, l’articolo 21 della Convenzione esordisce così: «Gli Stati Parti adottano tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità possano esercitare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, ivi compresa la libertà di richiedere, ricevere e comunicare informazioni e idee su base di uguaglianza con gli altri e attraverso ogni mezzo di comunicazione di loro scelta […]».
Lo stesso articolo individua inoltre alcuni compiti specifici che gli Stati che hanno ratificato la Convenzione sono chiamati a svolgere, e tra questi – alla lettera (b) – figura anche: «accettare e facilitare nelle attività ufficiali il ricorso da parte delle persone con disabilità, alla lingua dei segni, al Braille, alle comunicazioni aumentative ed alternative e ad ogni altro mezzo, modalità e sistema accessibile di comunicazione di loro scelta».

Dunque non si scappa, l’informazione deve essere fornita «in formati accessibili e comprensibili, tenendo presenti le diverse modalità di comunicazione, i mezzi ed i formati scelti dalle donne e dalle ragazze con disabilità», come rimarca il punto 1.2. del Secondo Manifesto.
Ricorre il tema dell’accessibilità e quello della libertà di scelta in tema di comunicazione; ricorre la declinazione al femminile. È quest’ultima una sottolineatura necessaria? Lo è, perché le donne con disabilità sono solitamente meno informate sui propri diritti (ma anche sui servizi loro rivolti) rispetto agli uomini con disabilità, e manca in Italia una riflessione articolata sulla disabilità al femminile.

Ma di preciso, cos’è la CAA e a cosa serve? Stefania Costantini, educatrice socio-pedagogica e come detto, curatrice, assieme a chi scrive, della versione del Secondo Manifesto in CAA, lo spiega così: «La CAA è un insieme di strategie, interventi e tecniche che servono a supportare tutti coloro che hanno bisogni comunicativi complessi sia in relazione al linguaggio ricettivo che a quello espressivo. La CAA è composta da molti strumenti differenti: di solito utilizza un sistema di scrittura in simboli (concetti con la parola scritta sopra). Lo scopo della CAA è quello di costruire competenze comunicative sia nella persona con bisogni comunicativi complessi che nelle persone del suo ambiente di vita: oltre alla possibilità di esprimere un bisogno primario, la CAA mette il soggetto nelle condizioni di poter esprimere una scelta, una preferenza, di dare voce ai propri pensieri e desideri; consente di autodeterminarsi e di agire sull’ambiente».

La realizzazione del Secondo Manifesto in CAA ha assunto come base la versione in lingua italiana del Secondo Manifesto approvata dal Forum Europeo sulla Disabilità, e pubblicata nel 2017. La trasposizione in CAA ha richiesto un lavoro di semplificazione e sintesi, svolto cercando di mantenere inalterato il senso complessivo e lo spirito del documento originale. Ulteriori scelte metodologiche hanno riguardato l’individuazione del sistema di simboli da utilizzare.
In tal senso, si è valutata l’opportunità di utilizzare i simboli ARASAAC, un sistema open source [di libero accesso, N.d.R.] di proprietà della Diputación General de Aragón, sotto licenza Creative Common, disponibile anche in lingua italiana. Questo sistema di simboli ha il pregio di essere l’unico liberamente utilizzabile da chiunque, ma ha il difetto di non avere simboli sufficientemente specifici da tradurre in modo adeguato un documento complesso come il Secondo Manifesto. Per questa ragione abbiamo scelto di utilizzare i simboli Widgit (Widgit Symbols ©Widgit Software 2002-2019).
Attraverso la nostra licenza, il documento è visibile, ma non scaricabile dal sito del Centro Informare un’h di Peccioli (Pisa). Il Centro stesso, però, può fornire a singoli utenti il testo in questione vincolando gli stessi a non estrapolare, né utilizzare in altri contesti, i simboli impiegati per realizzarlo.
Non è la soluzione ottimale. Avremmo preferito un testo libero da vincoli, ma l’alternativa era produrre una traduzione impoverita nei contenuti, e questo limite ci è sembrato più penalizzante per i/le nostri/e utenti di quello di doverci accontentare una distribuzione mirata.
Tutto questo ci fa capire quanto ancora ci sia da lavorare perché anche alle persone con disabilità la libertà di espressione e opinione e l’accesso all’informazione siano garantiti su base di uguaglianza con le altre persone.
Completata la trasposizione del testo, prima di essere licenziata, essa è stata sottoposta a verifica da parte di da parte di due giovani donne con disabilità che utilizzano la CAA per comunicare. Le ringraziamo per il prezioso aiuto.

Il presupposto su cui si basa il Secondo Manifesto è che l’essere donne e contemporaneamente disabili esponga le donne con disabilità al duplice svantaggio – discriminazione multipla – di avere meno opportunità in quanto donne, e di dover far fronte alle barriere che precludono o limitano il godimento dei diritti e la partecipazione sociale in quanto persone con disabilità. Disporre di un testo scritto da donne con disabilità che approfondisce questi temi non cancella la discriminazione multipla, ma può rendere le stesse donne con disabilità più consapevoli, più esigenti e più determinate nel rivendicare i propri diritti. Per questo abbiamo ritenuto importante che anche chi comunica attraverso la CAA fosse messo/a in condizione di fruirne.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente approfondimento è già apparso. Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Per approfondire ulteriormente i temi trattati nel presente approfondimento, oltreché fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, si può anche accedere al sito di Informare un’h, alla Sezione Tutto sul Secondo Manifesto sui Diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea, nonché a quella dedicata a Donne con disabilità.

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