Il talento è unico, universale

«Quasi ogni giorno – scrive Maria Pia Amico – i media propongono servizi sulle più svariate imprese compiute da persone con ridotte capacità fisiche, sensoriali o intellettive, enfatizzando molte volte queste loro azioni. Ciò che non farebbero se si parlasse di gente “normale”. Ma perché fare distinzioni del genere? Il talento è unico, universale, non importa se chi ce l’ha sia una persona con o senza disabilità»

Frida Kahlo, "Autoritratto con il dottor Farill", 1951

Frida Kahlo, “Autoritratto con il dottor Farill”, 1951. «Quando si vede un quadro di Frida Kahlo – scrive Maria Pia Amico – se ne ammira la capacità artistica, tralasciando il suo handicap motorio»

Il significato delle parole è molto importante e può assumere svariati aspetti positivi o negativi, a seconda dei modi e delle circostanze.
Una che ricorre spesso quando si parla di disabilità è terapia: c’è l’ippoterapia, la musicoterapia, l’arteterapia, la pet-therapy (terapia con gli animali)…
La parola in sé non avrebbe nulla di strano e potrebbe suonare alquanto innocua, ma se ci si sofferma un po’ a pensare, si sente qualcosa di stridente e ambiguo, se riferita a questo contesto. Essa, infatti, richiama a qualcosa di escludente, di particolare su chi ne usufruisce, quando invece sarebbe normale parlare di passatempi piacevoli per tutti.

Ognuno ha delle passioni e degli hobby che coltiva più o meno assiduamente. C’è poi chi ne fa un lavoro e ne trae soddisfazioni e guadagno.
Nessuno si meraviglia quando sente un bravo cantante o musicista, quando vede un bel quadro, o se assiste a un evento sportivo, i cui protagonisti sono persone “normali”. La cosa cambia, quando si tratta di persone con disabilità. Si resta infatti sbalorditi e non si capisce come possano fare, come se avere una disabilità pregiudicasse un talento innato.

Un esempio. Quando si ascolta cantare Andrea  Bocelli, si deduce che ha una splendida voce e che canta benissimo, al di là del suo problema visivo. Oppure quando si vede un quadro di Frida Kahlo, se ne ammira la capacità artistica, tralasciando il suo handicap motorio.

Essere impediti fisicamente o mentalmente non significa necessariamente non avere dei talenti come chiunque. Quasi ogni giorno i media propongono servizi sulle più svariate imprese compiute da persone con ridotte capacità fisiche, sensoriali o intellettive, enfatizzando molte volte queste loro azioni. Ciò che non farebbero se si parlasse di gente “normale”.
Ma perché fare distinzioni del genere? Il talento è unico, universale, non importa se chi ce l’ha sia una persona con o senza disabilità.

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