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Al di là delle barriere della disabilità, oltre i confini del carcere

Progetto "Legàmi in Opera"

Persone al lavoro, durante il progetto “Legàmi in Opera”, che ha visto sette persone con disabilità impegnate insieme a quindici detenuti della Casa di Reclusione di Milano-Opera

È nato da una collaborazione tra la Fondazione Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano) e l’Associazione In Opera della Casa di Reclusione di Milano-Opera, il bel progetto denominato Legàmi in Opera, che ha visto sette uomini tra i 55 e i 70 anni, con difficoltà cognitive medio-lievi e un vissuto decennale in Sacra Famiglia, realizzare alcuni strumenti musicali insieme a quindici detenuti, italiani e stranieri, il più giovane dei quali di 23 anni, il più anziano di 65.
Durato tre mesi, il percorso si è strutturato attraverso una serie di incontri a cadenza settimanale e gli strumenti sono stati poi utilizzati durante il Recital di Natale della Fondazione Istituto Sacra Famiglia. Visto poi il grande successo ottenuto, il progetto si ripeterà nella primavera prossima.

«Siamo molto orgogliosi di avere partecipato a questo progetto – ha dichiarato alla rivista “VitaBarbara Migliavacca, responsabile dell’iniziativa – nel corso del quale le fragilità di ciascuno sono diventate occasioni di esperienza e vita comune, l’iniziale “lontananza” tra persone con disabilità e carcerati è sparita, per fare spazio a canzoni, lavoro insieme e nuove amicizie. E così, mentre i detenuti hanno vissuto l’esperienza in maniera positiva, gli ospiti con disabilità sono riusciti, grazie all’aiuto di questi nuovi amici, a creare uno strumento musicale bello e vivo. Ne è nata un’esperienza unica e toccante e di questo non possiamo che ringraziare l’Associazione In Opera e il direttore della Casa di Reclusione Silvio Di Gregorio, per averci aiutato a realizzarla. Ogni barriera o prigione fisica, psichica e sociale può essere superata insieme nella solidarietà di un progetto comune».

Come leggiamo ancora nella rivista «Vita», «i detenuti, a seguito di questa esperienza hanno scritto diverse lettere, di cui uno stralcio recita: “Lo sguardo buono e il sorriso sincero di questi nuovi amici mi ha spiazzato. Prima di conoscerli avevo l’idea che fossero gravemente malati e che questo fatto costituisse un peso schiacciante. Con le mie parole “di prima” avrei detto che, senza nemmeno un processo, erano stati messi “all’ergastolo”. E da un ergastolano ti aspetti volto cupo e pensieri oscuri. Invece…”». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@sacrafamiglia.org.

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