Basta dare del “falso cieco” a chi fa la spesa e sale in autobus!

Un anno di inferno mediatico e oltre alla disabilità, anche l’accusa di aver fatto di tutto per vincerla e rendersi il più autonomo possibile, andando a fare la spesa, salendo sull’autobus e coltivando l’orto da solo! Non è certo l’unica, purtroppo, la vicenda di quel pensionato torinese, socio dell’Associazione APRI, additato poco più di un anno fa come “falso cieco”, ma ora pienamente assolto da ogni accusa. Resta il fatto che al momento non ci sembra di avere letto alcuna notizia dell’assoluzione, mentre sono ancora visibili, in rete, gli articoli che accusavano la persona

Disegno di omino che segna lo stop«Si recava abitualmente al mercato per fare la spesa, saliva e scendeva dagli autobus, coltivava l’orto senza apparenti difficoltà»: questo si lesse sulla «Stampa» del 5 dicembre 2018, così come in altri organi d’informazione, a proposito di un pensionato torinese di 77 anni, additato come «falso cieco smascherato dai carabinieri», segnalando che avrebbe dovuto «rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato».

Anche l’APRI (Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti) aveva dato notizia della vicenda, nella propria newsletter del 17 dicembre 2018, sottolineando per altro, come ricorda ora il presidente dell’Associazione Marco Bongi, «alcuni elementi molto contraddittori, che sono successivamente emersi, come in tante altre situazioni, nel corso delle indagini. Tanto che oggi, con il consenso dell’interessato, possiamo giustamente proclamare con la dovuta enfasi che Vittorio Bellucci non è un falso cieco, non è un truffatore ma un cittadino per bene! Il Giudice delle Indagini Preliminari di Torino ha infatti disposto l’archiviazione della sua posizione penale e il relativo Decreto è nelle nostre mani, ove si dichiarano insussistenti le prove documentali derivanti dai filmati e, al contrario, attendibile l’ampia documentazione oculistica accumulatasi nel corso di molti anni».

«Vittorio – dichiara ancora Bongi – è dunque uscito relativamente presto da questo incubo infamante, ma nessuno lo potrà ripagare del dolore, delle frustrazioni, delle difficoltà economiche, dello stigma sociale subiti nel corso di oltre un anno di inferno mediatico. Nella nostra Associazione abbiamo sempre cercato di sostenerlo moralmente, ma ci siamo resi conto di quanto egli abbia patito: oltre alla disabilità, anche l’accusa di aver fatto di tutto per vincerla e rendersi più autonomo possibile».

«Chissà – conclude con un certo scetticismo Bongi – se qualche organo di informazione cercherà ora di riparare, in qualche modo, all’ingiusto scandalo sollevato a suo tempo. Non ci facciamo soverchie illusioni. Noi siamo comunque orgogliosi di potere annoverare Vittorio Bellucci fra i nostri soci e faremo il possibile per rendergli la giustizia che merita».
Parole condivisibili, quelle del Presidente dell’APRI, se è vero che almeno al momento non ci sembra di avere letto alcuna notizia del provvedimento di assoluzione del pensionato torinese. Restano invece perfettamente visibili, in rete, gli articoli che lo accusavano, come quello della «Stampa» citato inizialmente… (S.B.)

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