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Come affrontare i problemi del sonno nei bambini e adolescenti con autismo

Bimbo con gli occhi aperti che guarda fuori da una finestraCome riferisce la testata «QuotidianoSanità.it», in una nota a firma di Camilla de Fazio, l’American Academy of Neurology ha recentemente pubblicato sulla rivista «Neurology» le “Linee Guida per i problemi del sonno nei bambini e negli adolescenti con disturbo dello spettro autistico”, documento che è il frutto dell’analisi degli studi scientifici disponibili sull’argomento, approvato dall’American Academy of Sleep Medicine, dalla Child Neurology Society e dalla Society for Developmental and Behavioral Pediatrics.

Cosa possono dunque fare le famiglie e i medici di fronte ai disturbi del sonno nei bambini e negli adolescenti con autismo, problema molto comune? Per rispondere a tale domanda, gli autori dello studio si sono concentrati su quattro problemi fondamentali tipici nei bambini: il rifiuto di andare a letto o la necessità della presenza di un genitore per addormentarsi, la difficoltà di addormentarsi e continuare a dormire, dormire per brevi periodi o comunque non a sufficienza e infine tutti quei problemi comportamentali diurni associati alla mancanza di sonno notturno.

Si raccomanda dunque, come primo intervento, di identificare al meglio le cause del problema, che può essere dovuto, per esempio, ad altre condizioni mediche (problemi gastrointestinali, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ansia).
Se i problemi sembrano invece di natura comportamentale, si può provare ad aggiustare quei comportamenti che hanno un impatto sul ritmo sonno/veglia. «Sono i consigli – ha scritto Ashura Williams Buckley del National Institute of Mental Health statunitense, autore principale delle Linee Guida – che tutti dovrebbero seguire per dormire bene e che, negli studi svolti, si sono verificati efficaci in bambini affetti da autismo, come l’impostazione di orari regolari per addormentarsi e svegliarsi ed evitare l’uso del computer o della televisione al momento di coricarsi. I genitori, inoltre, possono anche provare a coricarsi accanto al bambino fino a quando non si addormenta. Queste semplici strategie sono un buon punto di partenza perché non costano nulla, non comportano effetti collaterali e hanno dimostrato di funzionare per alcune persone».

Se però tutto ciò da solo non funziona, secondo le Linee Guida si può prendere in considerazione «la somministrazione di melatonina, ormone che dice al cervello quando addormentarsi e quanto tempo dormire. Diverse ricerche, infatti, hanno suggerito che nelle persone con autismo sono comuni delle mutazioni nei geni che regolano il ciclo sonno/veglia o che influenzano proprio i livelli di melatonina». Tale azione, naturalmente, va intrapresa sotto stretto controllo del proprio specialista, dal momento che i farmaci a base di melatonina, pur essendo ritenuti sicuri ed efficaci nei bambini con autismo, per lo meno nei brevi periodi (fino a tre mesi), possono provocare anche effetti collaterali (mal di testa, vertigini, diarrea, eruzioni cutanee).

«Tutte queste strategie – conclude Buckley – possono favorire il sonno, ma, sulla base del documento da noi redatto non hanno effetto sui problemi comportamentali diurni o sui sintomi dell’autismo. È comunque importante che i genitori e gli operatori sanitari lavorino per trovare un modo per migliorare il sonno del bambino, perché un sonno di buona qualità può certamente migliorare la salute generale e la qualità della vita». (S.B.)

Ringraziamo per la segnalazione Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa).

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