Argini con sacchi di sabbia, quando l’acqua tracimava

«Abbiamo protetto con tutto quello che avevamo a disposizione – scrive Laura Borghetto, presidente dell’Associazione L’abilità di Milano – i nove bambini con gravissima disabilità oggi accolti a La casa di L’abilità. Il sistema di sorveglianza ha vigilato a distanza con check-list, vademecum ed esame di protocolli, ma senza nessun controllo sul campo, nessun sostegno diretto, nessuna misura come l’esecuzione di tamponi, per vigilare sulla salute di chi opera quotidianamente. Argini con sacchi di sabbia quando il livello dell’acqua era ormai altissimo»

Operatrice della Casa di L'abilità di Milano, con bimbo disabileServizio socio-sanitario accreditato dalla Regione Lombardia, convenzionato con il Comune di Milano, La casa di L’abilità sta svolgendo un servizio pubblico in totale solitudine, confidando nella professionalità e nello spirito di sacrificio dei propri operatori (diciotto persone tra medici, infermieri pediatrici, operatori sanitari e educatori) e accogliendo attualmente nove bambini con disabilità gravissima, in alcuni casi con Decreto del Tribunale dei Minori.

Dopo due mesi di pandemia, nessuna fornitura di dispositivi di protezione individuale da parte delle Autorità preposte, nessun tipo di vigilanza specifica, di sorveglianza sanitaria mirata ha verificato il nostro operato e le scelte che siamo stati chiamati a compiere, rispondendo a una situazione grave e totalmente imprevedibile, in assenza di linee guida chiare e puntuali che declinassero in maniera specifica come affrontare in una comunità socio-sanitaria l’emergenza Covid-19.

Dal 21 febbraio, ad ogni Ordinanza, ad ogni crescita del numero di contagi nella nostra città, ad ogni allarme, abbiamo aumentato le attenzioni, adeguato i protocolli di emergenza, e cercato di costruire un sistema di autocontrollo, per garantire la salute bambini che accogliamo e dei nostri straordinari professionisti che operano ogni giorno.
Sono stati giorni di attenzione sempre altissima ad ogni minimo segnale che potesse far sospettare il contagio con tre corse in Pronto Soccorso fortunatamente risoltesi in un pericolo scongiurato.
Turni di lavoro massacrante perché, per limitare il rischio e isolare operatori in quarantena, i turni si sono allungati oltre le sette ore giornaliere, in una situazione, com’è facilmente immaginabile, di forte stress psicologico, tra interventi di sanificazione continua e la paura che stessero finendo le mascherine senza riuscire a trovarne a sufficienza.

Sono stati i giorni in cui i bambini sono stati separati dall’affetto dei genitori, allontanati per limitare ogni rischio e che – da lontano – vivono con grande preoccupazione e ansia per le condizioni dei propri figli.
Per questo vengono tenuti al corrente grazie a telefonate, foto, videochiamate e audio, che coinvolgono sia gli operatori che i bambini, con un carico emotivo degli operatori che sentono tutto il peso di essere gli unici ad occuparsi dei bambini.

I nove bambini con gravissima disabilità, oggi accolti a La casa di L’abilità sono stati affidati alle nostre cure nella considerazione che la nostra comunità sia un luogo di protezione. E noi li abbiamo protetti con tutto quello di cui avevamo a disposizione. Ma non basta.
Il sistema di sorveglianza ha vigilato a distanza con check-list, vademecum ed esame di protocolli; nessun controllo sul campo, nessun sostegno diretto, nessuna misura come l’esecuzione di tamponi, per vigilare sulla salute di chi opera quotidianamente. Argini con sacchi di sabbia quando il livello dell’acqua era ormai altissimo.

Quello che noi chiediamo è di essere aiutati nell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali e di eseguire test e tamponi per tutelare i bambini e i nostri operatori.
Ma soprattutto un programma efficace e specifico di collaborazione e monitoraggio con le Autorità di vigilanza sanitaria che traduca nei fatti un principio che ci è chiaro e che pratichiamo ogni giorno: la corresponsabilità nei confronti della salute, della vita dei più fragili.

Presidente dell’Associazione L’abilità di Milano.

Insieme alla presente riflessione, Laura Borghetto intende esprimere la gratitudine dell’Associazione L’abilità a: Anna Arosio, pediatra coordinatrice del servizio; Barbara Brusoni, coordinatrice; agli infermieri Michele Grossi, Martina Dell’Agostino, Laura Panigada, Alice Amietta e Giulia Monforti; gli operatori socio sanitari Carmen Meza, Estefany Henriquez, Maritza Sifuentes, Valeria Telò, Matteo Todero, Camilla Gioia e Samuele Casadei; il neuropsicomotricista William Polito; gli educatori Riccardo Ficara e Michele Mazzon.

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