L’esclusione, la segregazione e la discriminazione erano già condizioni comuni alle persone con disabilità, abituate a convivere con le malattie, la paura del futuro, la solitudine, il dramma del “Dopo di Noi”. Oggi, allenate dalla vita, e non dal coronavirus, anche in una situazione di emergenza come questa si ritrovano ad essere le “ultime della fila”.
Al momento hanno perso tutto ciò che è necessario per la loro esistenza e per quella dei familiari caregiver. Chiusa la scuola, chiusi i centri di riabilitazione e quelli diurni, interrotta l’assistenza domiciliare, si ritrovano nelle più disparate forme di emergenza sociale. E se è possibile sostituire – ciò che comunque è stato fatto assai poco – qualche forma di assistenza, surrogandola in modalità telematica, di certo non è attraverso un computer che possono essere cambiati pannoloni e traverse, così come non può essere gestita una persona con disabilità intellettiva. Si parla infatti di persone abitudinarie che sono disorientate, smarrite, che hanno perso certezze e punti di riferimento, regredendo socialmente, in misura direttamente proporzionale all’aumento delle loro stereotipie e ossessioni.
Dopo un mese e mezzo dai primi provvedimenti restrittivi causati dall’emergenza coronavirus, i caregiver di persone con disabilità gravissima sono già allo stremo, impegnati ventiquattr’ore su ventiquattro con esigenze fisiche e psichiche ingestibili, senza alcun aiuto.
Terminati i giorni in più di permessi lavorativi concessi dal Governo ai sensi della Legge 104, alcuni familiari sono costretti a valutare l’ipotesi del licenziamento, non avendo alcun tipo di alternativa, mentre chi riesce tra mille difficoltà a gestire un lavoro da casa, si ritrova a svolgere tutti insieme i ruoli di insegnante, infermiere, psicologo, fisioterapista e logopedista, tutti i giorni per tutto il giorno.
Con il Decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile siamo entrati nella cosiddetta “fase 2” dell’emergenza e pertanto anche dalla nostra Regione, la Regione Abruzzo, ci attendiamo dal presidente Marco Marsilio, dagli assessori Nicoletta Verì e Piero Fioretti, una risposta certa e chiara sulla disabilità. Ma per far questo è necessario rivedere completamente tutto il sistema di welfare, altrimenti la situazione si trasformerà in un dramma sociale, sanitario ed economico devastante di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità.