Ho messo la “maschera della serenità” per mio figlio

«Ho cercato di fare del mio meglio con quello che avevo – scrive Martina Maestrelli, presidente di un Team Special Olympics della Provincia di Brescia e madre di un giovane con disabilità -, ricacciando le lacrime per la preoccupazione, con le notizie drammatiche che non mi facevano dormire, amici e conoscenti che ci lasciavano per sempre. Ho messo la “maschera della serenità” per mio figlio, cercando di sorridere sempre, di essere positiva, di coinvolgerlo… ma quanta fatica! Il dolore provato in questi mesi mi ha reso diversa, nulla sarà più come prima, tutto cambierà, spero in meglio!»

Volontaria di Special Olympics Italia

Una volontaria di Special Olympics Italia, il movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettive

E chi avrebbe mai immaginato un 2020 così! Quando a fine febbraio ci hanno “fermato”, ho subito pensato ai miei atleti, senza palestra, senza campi di atletica, da tennis e bocce, senza piscina, ho pensato ai miei tecnici, ad alcuni di loro che sarebbero rimasti senza stipendio, ho pensato alle famiglie, a come avrebbero fatto con i loro figli, ho pensato a come fare per dare sollievo.
Alla fine ho creato dei gruppi Whatsapp, ho contattato i tecnici e insieme abbiamo pensato a dei tutorial con dei semplici esercizi da poter fare in casa: ha funzionato! Non tutti mandavano i video mentre svolgevano attività, ma le famiglie si scrivevano, si scambiavano gli auguri, condividevano feste di compleanno, erano in contatto.

Con gli atleti, dopo un primo periodo di disorientamento, abbiamo ripreso i progetti; il corso di cucina in modalità smart attraverso dei filmati, il corso di inglese con videochiamate, così come il corso sull’affettività. Il motto è stato «Non lasciamo solo nessuno!».
Quando il titolare del lavoro di mio figlio mi ha chiamata per dirmi che era meglio che Luca rimanesse a casa vista la sua fragilità, il mio pensiero è andato subito alla sofferenza che tutto ciò avrebbe portato in lui. È stata dura fargli capire che era per il suo bene, mi ripeteva «ma io non ho fatto niente di male, ho sempre lavorato, mi sono comportato bene».
Lo “sgobbo”, come dice lui, è una parte fondamentale della sua vita, le quattro ore che svolge al mattino nella “sua azienda” con i suoi “colleghi” lo fanno sentire parte attiva nel mondo, lo rendono come tutti gli altri. Ho cercato di tenerlo impegnato come ho potuto, ho fatto del mio meglio con quello che avevo, ricacciando le lacrime per la preoccupazione, una figlia lontana, con le notizie drammatiche che non mi facevano dormire, amici e conoscenti che ci lasciavano per sempre, le ambulanze. Ho messo la “maschera della serenità” per Luca, ogni giorno, cercando di sorridere sempre, di essere positiva, di coinvolgerlo… ma quanta fatica!

Poi ecco che il grande movimento Special Olympics [il movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettive, N.d.R.] entra in campo con gli Smart Games, i “giochi in casa propria” [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.] Bellissima idea!
Subito al lavoro cercando di coinvolgere tutti, anche le famiglie degli atleti caratterizzati dallo spettro autistico, anzi per loro è stata una grande opportunità, visto la difficoltà di poter partecipare fisicamente ai Giochi dove per loro è tutto complicato, tanta folla, tanta attesa, rumori che infastidiscono. Con gli Smart Games, invece, possono partecipare da casa, nel loro ambiente, con i loro genitori, un’opportunità fantastica! E infatti molti di loro stanno partecipando per la prima volta e sempre per loro sarebbe bello se l’iniziativa si potesse ripetere anche prossimamente. Per alcuni, infatti, è veramente difficile stare in mezzo alla gente, mentre con questa modalità possono divertirsi e sentirsi parte attiva.

Luca in questi mesi ha dato prova nuovamente della sua forza interiore, si è preso cura degli zii ottantenni che vivono nell’appartamento di fianco al nostro facendo loro compagnia, aiutandoli nelle faccende domestiche, tagliando l’erba del giardino, facendoli giocare a carte, mettendo valzer e mazurche alla radio.
Ci sono state anche giornate buie, tristi, ma le abbiamo superate ricordando momenti belli e programmando la ripresa. Abbiamo deciso di prendere un cagnolino che da tempo Luca desiderava, ma che per l’allergia avevamo messo da parte, ora che abbiamo trovato la cura giusta recupereremo il tempo perduto.

Ho molto riflettuto su tante cose, l’Associazione, i progetti, la famiglia, i desideri. Il dolore provato in questi mesi mi ha reso diversa, nulla sarà più come prima, tutto cambierà, spero in meglio!

Presidente di un Team di Special Olympics Italia della Provincia di Brescia.

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