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La Sanità e il Sociale della Sicilia ancora non si parlano

Particolare di persona in carrozzina«Sebbene la Circolare dell’Assessorato Regionale alla Salute dell’8 maggio abbia sancito la riattivazione dei centri socio-sanitari per disabili e anziani, chiusi da marzo come misura di contenimento del coronavirus, si prospetta una situazione di incertezza e difficoltà, tanto per tali strutture quanto per i pazienti».
A sottolinearlo in una nota è Giuseppe Giardina, presidente dell’ANFFAS Sicilia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), rilevando innanzitutto che quella Circolare «cita le strutture afferenti all’Assessorato alla Salute quali strutture semiresidenziali come da articolo 26 della Legge 833/78 [Legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, N.d.R.], i centri diurni per soggetti psichiatrici, affetti da Alzheimer o autismo e i centri diurni socio educativi per minori e anziani afferenti all’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, escludendo, di fatto, le strutture dedicate alle persone con disabilità iscritte alla Legge Regionale 22/86 [“Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia”, N.d.R.] e tutte le strutture socioeducative di natura privata, per le quali non viene fatta alcun tipo di menzione. Si tratta in realtà di un numero consistente di associazioni ed enti che rappresentano un importante punto di riferimento per le famiglie siciliane».
«Inoltre – dichiara ancora Giardina -, nonostante la Circolare offra indicazioni specifiche sui requisiti necessari per gestire la riapertura in totale sicurezza, quali, ad esempio, la sanificazione degli ambienti, i test sierologici e la presenza di adeguati dispositivi di protezione individuale, viene chiaramente specificato che le strutture private dovranno farsi completamente carico di tutti gli oneri economici di tali precauzioni, senza tenere in considerazione l’impatto dei costi connessi che, invece, dovrebbero essere a carico del Sistema Sanitario».

«Nel corso di una recente riunione in videoconferenza – riferisce il Presidente dell’ANFFAS Sicilia – con Antonio Scavone, assessore regionale alla Famiglia, e il coinvolgimento di associazioni, cooperative e sindacati di categoria, abbiamo evidenziato l’importanza di costituire nell’immediato delle Unità Speciali e dei Piani Territoriali, così come le Regioni avrebbero dovuto attuare già entro il 20 marzo, in linea con il Decreto del Presidente del Consiglio del 9 marzo. Si tratterebbe infatti di un passo fondamentale per comprendere le esigenze del territorio e prevedere delle azioni di emergenza, azioni che al momento risultano essere solo in previsione, con quasi due mesi di ritardo».

Dopo varie sollecitazioni, dunque, fatte giungere anche alla Presidenza della Regione, l’ANFFAS Sicilia ha inviato alcune proposte per realizzare servizi alternativi alle attività dei centri diurni, attualmente in piena emergenza, fondamentali per la gestione e il trattamento delle persone con disabilità, nonché come supporto attivo alle loro famiglie. «Lo scenario di abbandono e di emergenza in cui versano infatti questi centri – denuncia Giardina – è pienamente in contrasto con l’effettiva disponibilità dei fondi in possesso dei Distretti Socio-Sanitari, ai quali i Comuni possono attingere, e che sono disponibili già dallo scorso anno, ma risultano essere quasi congelati, in quanto mancano azioni attive volte alla gestione di tali risorse. A tal proposito, il 17 aprile l’assessore Scavone ha inoltrato una Circolare ai Distretti, ricordando che già da due anni sono disponibili ben 19 milioni di euro, che ad oggi risultano ancora non spesi e che invece potrebbero essere destinati proprio alla gestione di un momento così delicato. Da qui l’appello rivolto all’Assessore e che intendiamo ribadire con forza, di commissariare cioè quei Distretti che ancora non hanno speso i fondi disponibili».

Ma non basta: la situazione, infatti, sarebbe resa ancora più grave dal fatto che ancora pochi Comuni hanno messo in atto la realizzazione di un elemento fondamentale per la gestione delle azioni di gestione della disabilità, ovvero il progetto di vita individuale previsto dall’articolo 14 della Legge 328/2000. «Senza tale strumento – afferma Giardina – non è possibile comprendere i reali bisogni delle persone con disabilità e le connesse risorse necessarie, né tanto meno accedere alle connesse agevolazioni».
In un momento tanto delicato come quello attuale, quindi, tale situazione, secondo l’ANFFAS dell’Isola, «grava sulle già complesse situazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie che si trovano isolate e abbandonate, senza per altro ricevere risposta da parte delle Istituzioni di competenza».
«Rinnovo pertanto – conclude Giardina – l’appello già inoltrato più volte all’assessore Scavone per chiedergli di sollecitare urgentemente i Distretti Socio-Sanitari e i Comuni affinché adempiano ai propri doveri e programmino nell’immediato servizi alternativi e investimenti, oggi più che mai necessari per garantire la salute di tutte le persone con disabilità siciliane». (S.B.)

Ringraziamo per la collaborazione l’ANFFAS di Modica.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@anffasicilia.net.

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