Pensioni di invalidità: è quanto mai urgente una riforma complessiva del settore

«Apprezziamo che il Governo si dichiari pronto ad adeguare le pensioni di invalidità, quando uscirà in Gazzetta Ufficiale quella Sentenza della Consulta che ha ritenuto l’importo delle pensioni di invalidità civile totale “inadeguato a garantire i mezzi necessari per vivere”. Quella Sentenza, però, lascia irrisolte alcune questioni, rendendo non più rinviabile un riordino del settore»: lo dichiara Nazaro Pagano, presidente dell’ANMIC, riprendendo argomenti analoghi a quelli espressi anche dalla Federazione FISH, sulla necessità di una riforma complessiva di queste misure assistenziali

Persona in carrozzina che entra in una strutturaCi siamo già ampiamente occupati, nei giorni scorsi, della Sentenza prodotta dalla Corte Costituzionale, che ha ritenuto l’attuale importo delle pensioni di invalidità civile totale «inadeguato a garantire i mezzi necessari per vivere», evidenziando che un importo così basso «vìola il diritto al mantenimento che l’articolo 38 della Costituzione garantisce agli inabili al lavoro sprovvisti di mezzi necessari per vivere».
Su tale pronunciamento, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato il 1° luglio, nel corso di un question time alla Camera, che «il Governo sarà pronto a intervenire per adeguare le pensioni di invalidità, oggi ferme a una soglia inaccettabile, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Sentenza emanata dalla Consulta».

«Apprezziamo l’intervento del Presidente del Consiglio – commenta Nazaro Pagano, presidente nazionale dell’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili – e tuttavia occorre evidenziare subito che la Sentenza della Corte costituzionale lascia purtroppo irrisolta la fondamentale questione del limite di reddito troppo basso che era previsto per gli invalidi civili al 100% dall’articolo 38 della Legge 448/01. L’aumento della pensione riguarderebbe infatti in tal modo solo gli invalidi civili totali, fra i 18 e i 60 anni, con redditi inferiori o pari a 6.713,98 euro su base annua. Una soglia reddituale, questa, che giudichiamo inaccettabile, perché troppo bassa e che riteniamo debba essere comunque parametrata al limite di reddito annuo di 16.984,79 euro, previsto oggi per accedere alla pensione di invalidità. Inoltre chiediamo che l’incremento pensionistico riguardi anche coloro che hanno un grado di invalidità inferiore al 100%».

«Riteniamo per altro improcrastinabile – conclude Pagano – provvedere a un riordino complessivo che armonizzi e superi ogni ulteriore rischio di discriminazione nel sistema pensionistico assistenziale. Ormai non ci sono più scuse: siano ora il Governo e il Parlamento ad assumersi le conseguenti responsabilità di porvi rimedio».
Quelli relativi alla necessità di un riordino complessivo del settore erano stati argomenti espressi con forza, nei giorni scorsi, anche dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in attesa del deposito della Sentenza prodotta dalla Consulta e delle relative motivazioni, aveva dichiarato sulle nostre pagine come tale pronunciamento ponesse «un problema politico urgente e non solo perché non considera le persone cieche e sorde e gli invalidi parziali, ma anche per gli effetti distorsivi che potrebbe causare, se non incardinato in una più complessiva riforma di queste misure assistenziali e di altre a sostegno della vita indipendente e di percorsi di autonomia».
«Bene quindi la Sentenza – avevano concluso dalla FISH -, ma si provveda quanto prima a quell’intervento normativo, unitamente alla revisione dei criteri e dei percorsi di valutazione della disabilità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa ANMIC (Bernadette Golisano), tempinuovi.bg@tiscali.it.

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