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Collaborare con il Comitato CEDAW, per i diritti delle donne con disabilità

Donna che cammina sul binario (foto di Johannes Plenio)

Foto di Johannes Plenio

L’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha pubblicato una Guida per le organizzazioni di persone con disabilità sul Comitato ONU per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (Comitato CEDAW), affinché le organizzazioni stesse conoscano il lavoro di questo importante organo e collaborino con esso per promuovere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità.
Il Comitato CEDAW è l’organo indipendente preposto a monitorare l’attuazione della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (meglio nota, appunto, con l’acronimo inglese di CEDAW), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979, ed entrata in vigore nel 1981.
La Guida dell’EDF offre informazioni alle organizzazioni di persone con disabilità – comprese quelle di donne con disabilità e altre interessate a promuovere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità – su come collaborare con il Comitato CEDAW, spiegando come partecipare al monitoraggio sull’applicazione della CEDAW nel proprio Paese, presentare reclami o altre informazioni da considerare nei giorni di discussione generale e nella stesura delle Raccomandazioni Generali.

Tornando alla CEDAW, va ricordato che si parla di un trattato internazionale sui diritti umani che protegge i diritti di tutte le donne, e obbliga i 187 Paesi che l’hanno ratificata (“Stati Parti”) a intraprendere azioni per combattere la discriminazione contro le donne. Essa è stata ratificata da tutti gli Stati dell’Unione Europea (compresa l’Italia, con la Legge 132/85; a questo link è disponibile la versione non ufficiale in lingua italiana, quella ufficiale non è mai stata prodotta).
Il Comitato CEDAW, come detto, è un organo indipendente incaricato di monitorare l’attuazione della Convenzione, ed è composto da ventitré esperti/e sui diritti delle donne, eletti/e dai Paesi che hanno ratificato la Convenzione. Essi/e agiscono a titolo individuale, e non come rappresentanti dei rispettivi Paesi di provenienza. I/le componenti rimangono in carica due anni e possono essere rieletti una volta. Tra i membri del Comitato vengono nominati un/a presidente, tre vicepresidenti e un/a relatore/trice. L’elenco completo degli/delle attuali componenti del Comitato e i loro curriculum sono disponibili a questo link.

Il Comitato tiene tre sessioni di lavoro all’anno a Ginevra, in Svizzera (di solito a marzo, luglio e ottobre). Il programma delle sessioni passate e future è disponibile online. In queste riunioni valuta come i Paesi applicano la Convenzione e formula osservazioni conclusive che includono raccomandazioni su ciò che devono fare per proteggere i diritti delle donne; discute inoltre su come la Convenzione debba essere interpretata e attuata con l’adozione di Raccomandazioni generali; riceve reclami sulle violazioni dei diritti da singoli individui o da gruppi di individui; avvia, infine, indagini su situazioni di violazioni sistematiche dei diritti delle donne.
Oltre alle sessioni regolari, il Comitato organizza, sempre a Ginevra, tre sessioni preliminari (che si svolgono una settimana dopo la fine delle sessioni regolari), e partecipa a un evento di due settimane, chiamato Commissione sullo status delle donne (CSW) presso la sede dell’ONU a New York, negli Stati Uniti.
La CSW si tiene una volta l’anno e coinvolge i funzionari statali di tutti i Paesi che hanno ratificato la Convenzione, i/le componenti del Comitato, ed esponenti della società civile (come organizzazioni per i diritti delle donne, organizzazioni per i diritti umani e organizzazioni di persone con disabilità).

Ma per quale motivo è importante coinvolgere le persone con disabilità nei lavori del Comitato CEDAW? I dati forniti dall’EDF aiutano a capirlo: «Il 16% delle donne nell’Unione Europea ha una disabilità, ovvero [si tratta di] circa 60 milioni di donne e ragazze con disabilità (equivalenti alla popolazione totale dell’Italia). La CEDAW si impegna ad eliminare tutte le forme di discriminazione e a raggiungere l’uguaglianza di genere, il che include implicitamente la comprensione e l’implementazione dei diritti delle donne e delle ragazze con disabilità. Nel 1991 il Comitato ha adottato una Raccomandazione generale in cui spiega che gli Stati Parti dovrebbero “fornire informazioni sulle donne con disabilità nei loro rapporti periodici e sulle misure prese per affrontare la loro situazione particolare”. Queste misure includono la parità di accesso all’istruzione, all’occupazione, ai servizi sanitari e alla sicurezza sociale, alla vita sociale e culturale. Poiché però questo documento è stato adottato prima della promulgazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, esso deve essere letto alla luce di questa Convenzione e del suo Commento generale n. 3 sulle donne con disabilità. La Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità non copre completamente i molteplici problemi affrontati dalle donne e la CEDAW non copre completamente i problemi affrontati dalle donne con disabilità» (grassetti nostri nella citazione).

Il Comitato CEDAW elegge raramente donne esperte con disabilità e le relazioni nazionali spesso non includono informazioni sulle donne e sulle ragazze con disabilità, quindi esso si affida alle organizzazioni di persone con disabilità per ottenere informazioni rilevanti sulla condizione di queste ultime. Ana Peláez Narváez, vicepresidente dell’EDF, è stata la prima donna del movimento delle persone con disabilità eletta nel Comitato CEDAW nel 2018.
Le donne e le ragazze con disabilità affrontano discriminazioni multiple e intersezionali in tutti i settori della vita. Tra esse vi sono l’isolamento sociale, la sterilizzazione e l’aborto forzati, la mancanza di accesso ai servizi comunitari, alloggi di bassa qualità, l’istituzionalizzazione, un’assistenza sanitaria inadeguata e la negazione dell’opportunità di contribuire e impegnarsi attivamente nella società. Le donne con disabilità hanno anche una probabilità da due a cinque volte maggiore di subire violenze rispetto alle altre donne.
Per questo motivo le organizzazioni di persone con disabilità vengono invitate a fornire informazioni rilevanti per l’attuazione della CEDAW sulla situazione delle donne e delle ragazze con disabilità nel proprio Paese. E anche a sollevare questioni più generali che il Comitato CEDAW dovrebbe affrontare nel suo lavoro complessivo.
Impegnarsi con il Comitato CEDAW offre alle organizzazioni di persone con disabilità l’opportunità di portare le proprie priorità e le proprie questioni all’attenzione degli/delle esperti/e delle Nazioni Unite, e può aumentare il loro potere di pressione a livello nazionale. Se è vero infatti il motto delle persone con disabilità Niente su di Noi, senza di Noi, allora anche il lavoro del Comitato CEDAW non dovrebbe svolgersi senza il contributo delle persone con disabilità!

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso. Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – insieme anche all’immagine utilizzata nel testo originale, per gentile concessione.

Per approfondire ulteriormente il tema trattato nel presente testo, considerando la specifica situazione italiana, suggeriamo la lettura di La CEDAW e le donne con disabilità nel sito di Informare un’h. Per approfondire invece più in generale il tema Donne e disabilità, fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, oltreché al testo Donne con disabilità: quadro teorico di riferimento e alla Sezione Donne con disabilità ancora nel sito di Informare un’h.

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