Quella contro il linguaggio discriminante non è una “battaglia di serie B”

«Questa è una battaglia civile e culturale che non può essere considerata “di serie B”. Il linguaggio è l’alfabeto della cultura in evoluzione e se sdoganiamo termini come “mongoloide”, facciamo un passo indietro culturale di diversi decenni»: lo dicono dal CoorDown, constatando che la propria denuncia sull’utilizzo della parola “mongoloide” con volontà spregiativa e offensiva, da parte di una concorrente della trasmissione televisiva “Grande Fratello Vip” è caduta nel vuoto. Il Coordinamento torna dunque a chiedere che nella prossima puntata del programma si condanni senza riserve l’episodio

Bimba con sindrome di Down«Non possiamo impegnarci per l’inclusione a scuola e nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, se non cambia la mentalità e cultura di chi ci circonda. Le persone con sindrome di Down hanno lottato insieme alle loro famiglie per cambiare il mondo e per farsi spazio nella società. Dobbiamo continuare a lottare perché un mondo consapevole e aperto al rispetto della diversità possa accogliere davvero le persone con disabilità. Si tratta di una battaglia civile e culturale che non può essere considerata “di serie B”. Il linguaggio è l’alfabeto della cultura in evoluzione e se sdoganiamo termini come “mongoloide”, facciamo un passo indietro culturale di diversi decenni».
È questa la nuova dura presa di posizione del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), dopo che non sembra avere lasciato alcun segno la denuncia dei giorni scorsi, ripresa anche dal nostro giornale, nei confronti del programma televisivo di Canale 5 Grande Fratello Vip del 14 novembre, durante la quale la concorrente Selvaggia Roma, parlando con un compagno del reality, si era espressa con le parole «non farmi passare come mongoloide», usando cioè la cosiddetta R-Word, termine inglese che connota tutte quelle parole volte a promuovere stereotipi negativi nei confronti delle persone con disabilità.

«Provate dunque a dire in TV la parola “negro” – è oggi l’amara constatazione del CoorDown -, provate a usare “frocio” e “checca”, provate a dire “ebreo” con l’obiettivo di offendere, provate a fare un commento sessista: vi si scaglierà addosso la stampa tutta e i più impegnati attivisti della rete [giustamente!, aggiungiamo dalla nostra redazione, N.d.R.]. Dite “mongoloide” o qualsiasi altra parola della disabilità per offendere, e non accadrà proprio nulla. Non è accaduto nulla infatti, non sono arrivate nemmeno delle semplici scuse, se è vero che la trasmissione Grande Fratello Vip, nella puntata del 16 nonvembre, lunedì scorso non ha ritenuto necessario dedicare spazio al comportamento e al linguaggio offensivo da parte di quella concorrente che per due volte aveva usato in diretta la parola “mongoloide” con volontà spregiativa e offensiva verso le persone con sindrome di Down. La nostra denuncia, quindi, sembra proprio essere caduta nel vuoto».

Pertanto, alla luce di quanto detto, il CoorDown torna a chiedere a Canale 5 e a Grande Fratello Vip di «prendere provvedimenti verso la concorrente, perché non è tollerabile che vengano sanzionati episodi di razzismo, sessismo e blasfemia e si lascino correre come “errori di poco conto” insulti che offendono le persone con sindrome di Down e le loro famiglie. A tal proposito, nellaprossima puntata del programma vi sarà l’occasione per far sì che milioni di spettatori della trasmissione possano avere chiaro e senza giustificazioni cosa significa condannare pregiudizi e discriminazione verso la disabilità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@coordown.it (Paola Amicucci).

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