Niente integralismi sui nuovi Piani Educativi Individualizzati

«Da più parti – scrive Salvatore Nocera – alcuni studiosi e operatori della scuola osannano i nuovi modelli di PEI (Piani Educativi Individualizzati) per gli alunni e le alunne con disabilità, come una grande conquista pedagogica epocale, altri studiosi e operatori scolastici ne parlano malissimo. Credo invece che il giudizio debba essere prudente, all’insegna di un’approvazione generale dei contenuti introdotti, ma anche evidenziando ciò che ancora manca o che non è ancora sufficientemente chiaro e lavorando per far sì che vengano apportate le necessarie modifiche correttive»

La pubblicazione dei nove documenti normativi concernenti i nuovi modelli di PEI (Piano Educativo Individualizzato) per gli alunni e le alunne con disabilità in forma elettronica, ispirati all’ICF [Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.], stanno determinando delle reazioni che non esiterei a definire manichee o integraliste. Infatti, se da più parti alcuni studiosi e operatori della scuola li osannano come una grande conquista pedagogica epocale, altri studiosi e operatori scolastici, come i componenti del Direttivo del CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno), ne parlano malissimo, su queste stesse pagine, attaccando in tal modo la stessa FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), “rea”, sempre su queste pagine, di averne dato una valutazione prudente.

Questa, sostanzialmente, è l’accusa che è stata mossa: che all’interno dei nuovi dettati normativi previsti nel PEI è prevista la possibilità di esonero parziale, per alcune ore, dalla frequenza scolastica degli alunni con situazioni più complesse. Addirittura, il CIIS ha lanciato l’allarme, ipotizzando il ritorno alle “classi speciali” attraverso l’uscita permanente dall’aula degli alunni con disabilità insieme agli insegnanti di sostegno.
Ora, che esista la possibilità che vi siano scuole in cui tali prassi possano verificarsi, a causa dell’impreparazione e della mancata conoscenza delle norme da parte di alcuni Dirigenti Scolastici, ciò è sicuramente vero. E tuttavia tali casi sono stati denunciati in passato e talvolta anche perseguiti giudizialmente. Ma da qui a dire che siamo ritornati a cinquant’anni fa, molto ce ne corre.

In verità, già Dario Ianes e Andrea Canevaro, figure fondamentali per l’inclusione scolastica nel nostro Paese, avevano denunciato in una loro ricerca di alcuni anni fa che man mano si proceda dal primo all’ultimo anno delle scuole superiori, si riduce anche il numero delle ore di presenza in classe degli alunni con disabilità più complesse. Ma è pur vero che questa è la conseguenza del venir meno della spinta propulsiva di cinquant’anni fa, quando ebbe inizio il movimento irrefrenabile dell’inserimento, poi dell’integrazione, infine dell’inclusione, che ha determinato forti innovazioni nel mondo della scuola.
Purtroppo, dall’inizio del nuovo millennio si sono ridotte le risorse finanziarie pubbliche a favore del mondo scolastico, sono cambiate le famiglie e gli operatori scolastici e i nuovi docenti curriculari non hanno avuto alcun tipo di formazione iniziale sulle didattiche inclusive, delegando ai soli docenti di sostegno la presa in carico dei progetti inclusivi.
La stessa opinione pubblica, a partire dagli Anni Ottanta, ha rivolto la propria attenzione altrove, considerando che dopo l’approvazione di un’ampia normativa e di giurisprudenza in materia, non ci fossero più problemi. Le Associazioni, invece, hanno continuato a seguire la situazione, stimolando spesso l’Amministrazione Scolastica e il Parlamento a migliorare la normativa.
È anche questo il caso dei nuovi modelli di PEI, previsti nel Decreto Legislativo 66/17, alla cui formulazione la FISH ha contribuito, anche se tutte le sue proposte non sono state accolte. Ecco perché abbiamo dato un giudizio prudente, approvando i contenuti introdotti, ma evidenziando ciò che ancora manca o che non è ancora sufficientemente chiaro.
E tra coloro i quali hanno accolto con giudizio favorevole i nuovi dettati normativi, ci sono autorevoli studiosi, come il già citato Dario Ianes, docente all’Università di Bolzano e cofondatore del Centro Studi Erickson, e Raffaele Ciambrone, dirigente del Ministero dell’Istruzione, il quale ritiene, pur criticando gli estimatori acritici dell’impianto del modello ICF, che i nuovi PEI possano contribuire a migliorare la qualità dell’inclusione scolastica.

E in ogni caso, ricordo in conclusione, l’articolo 21 del Decreto Interministeriale 182/20, che trasmette tutti i modelli dei nuovi PEI, stabilisce che alla fine delle lezioni, verso il mese di maggio gli Allegati al provvedimento possano essere corretti e integrati.
La FISH e quanti sono di buona volontà si adopereranno, dunque, per formulare delle proposte di modifica e chiarimenti da sottoporre al parere dell’Osservatorio Ministeriale sull’Inclusione Scolastica, affinché il Ministero, d’intesa con quello dell’Economia e delle Finanze, vogliano apportare le necessarie modifiche correttive.

Devo scusarmi con il Direttivo del CIIS, perché nel testo qui sopra pubblicato, facendo riferimento all’articolo sui nuovi PEI, pubblicato anch’esso da «Superando.it», a firma appunto del Direttivo del CIIS, ho scritto che in esso sarebbe stata attaccata la FISH. Voglio quindi precisare che effettivamente in quell’articolo non è presente alcun riferimento esplicito alla FISH. Avrei quindi dovuto correttamente esprimermi nei seguenti termini: «I componenti del Direttivo del CIIS ne parlano malissimo [del nuovo PEI], attaccando implicitamente la FISH, dal momento che quelle critiche sono opposte alle considerazioni in parte positive sul nuovo PEI, espresse nel comunicato prodotto dalla stessa FISH, i cui contenuti sono stati anch’essi ripresi in “Superando.it”». (S.N.)

FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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