Vaccini nel Lazio: priorità alle persone con disabilità, a prescindere dall’età

«Nel Piano Regionale Vaccinazioni per il Covid – sottolineano dalla Federazione FISH Lazio – la Sanità della nostra Regione non ha ancora reso note le modalità e le tempistiche con cui i vaccini verranno somministrati alle persone con diverse tipologie di disabilità, non necessariamente correlata all’età. Chiediamo dunque all’Assessorato competente di definire con maggiore chiarezza la tipologia di destinatari dell’intervento, assicurando priorità anche alle persone con disabilità più esposte a rischio di infezione e a maggior pericolo di vita in caso di contagio indipendentemente dall’età»

Boccetta di vaccino per Covid-19 e siringa«In linea con quelle che sono le evidenze scientifiche – si legge in una nota diffusa dalla FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) -, secondo cui l’età rappresenta il principale fattore di rischio di severità clinica in caso di contagio da Covid, a partire da ieri, 1° febbraio, è stata attivata nel Lazio la procedura di prenotazione del vaccino per le persone ultraottantenni, che stando agli ultimi provvedimenti, comincerà dal prossimo 8 febbraio. Il tutto nell’ambito del Piano Regionale Vaccinazioni, adottato lo scorso 29 dicembre (Determinazione della Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria n. G16441), basato principalmente sulle linee adottate a livello nazionale sulla disponibilità delle attuali e future dosi dei diversi tipi di vaccino».
«Nel quadro di tale programmazione – denuncia però la Federazione laziale – la Sanità della nostra Regione non ha ancora reso note le modalità e le tempistiche con cui i vaccini verranno somministrati alle persone con diverse tipologie di disabilità, non necessariamente correlata all’età. La citata Determinazione n. G16441, infatti, ha incluso nella seconda fase di vaccinazione “le persone con comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità di ogni età», non specificando però se tra queste vi rientrano le persone con disabilità, considerate maggiormente esposte a rischio di infezione a causa delle loro necessità assistenziali e, in caso di quadro clinico più complesso, in condizioni di salute che possono determinare un peggioramento del decorso della malattia da Covid».

Già all’inizio della fase di programmazione delle vaccinazioni, del resto, la FISH Lazio aveva sottolineato alla propria Regione la necessità di somministrazione del vaccino alle persone con disabilità come misura di contrasto alla diffusione della pandemia, in particolare a coloro che si trovano in condizioni di rischio vitale in caso di contagio. «Secondo le ormai consolidate conoscenze medico-scientifiche a livello internazionale – viene ricordato infatti -, alcune disabilità pregresse costituiscono una Underlying Health Condition (“Condizione di salute sottostante”) che determina il più alto rischio di vita in caso di contagio da Covid-19 (ad esempio persone con malattie oncologiche, con patologie croniche dell’apparato respiratorio, con diabete o cardiopatia congenita), di conseguenza, la previsione di interventi di prevenzione sanitaria dovrebbe interessare in via prioritaria anche le persone in tali condizioni di salute (con SLA-sclerosi laterale amiotrofica, con distrofia muscolare, con sindrome di Down ecc.)».

«Occorre inoltre considerare – proseguono dalla Federazione – la particolare situazione di rischio delle persone con disabilità ospiti di strutture residenziali (RSD, Centri Diurni) o ricoverate in reparti di lungodegenza, riconosciuti, per motivi ormai noti, luoghi dove è più facile l’insorgere di focolai dell’infezione. E infine va evidenziato che le persone con disabilità complessa che presentano diversi livelli di collaborazione alle prestazioni sanitarie, le persone non autosufficienti e i loro caregiver sono le più esposte al rischio di contagio da Covid, a causa delle loro importanti necessità assistenziali e dell’estrema difficoltà o impossibilità dell’osservanza delle misure di contrasto all’epidemia, in particolare del distanziamento fisico, in primis proprio dalle proprie figure assistenziali».
A titolo di esempio, va ricordato che ad integrazione di quanto pianificato a fine dicembre, la Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria del Lazio aveva invitato le strutture sedi di punto vaccinale, tramite una Circolare prodotta il 14 gennaio scorso, «a promuovere attivamente la vaccinazione nei confronti di due particolari tipologie di pazienti: coloro che ricevono il trattamento dialitico e quelli in terapia immunosoppressiva post-trapianto, considerando la loro condizione di salute a maggior rischio di evoluzione critica, in caso di contagio a prescindere dalla loro età anagrafica».

«Apprezziamo dunque lo sforzo compiuto finora dalla Regione Lazio – concludono dalla FISH Regionale -, anche in considerazione della drastica riduzione delle dosi vaccinali pensate inizialmente disponibili per la cittadinanza, ma al tempo stesso chiediamo all’Assessorato competente di definire con maggiore chiarezza la tipologia di destinatari dell’intervento e, come già previsto da altre Regioni, di assicurare priorità nella programmazione di vaccinazione anche alle persone con disabilità più esposte a rischio di infezione e a maggior pericolo di vita in caso di contagio indipendentemente dall’età, se non si vuole lasciare unicamente al senso di responsabilità individuale qualsiasi forma di prevenzione e cura della loro salute». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishlazio.it.

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