Così la pandemia ha cambiato la vita di un Centro Diurno

«A seguito della pandemia – scrive Marta Lanzini, coordinatrice del Centro Diurno “L’Officina delle abilità” dell’Associazione L’abilità di Milano, che segue bambini e bambine con disabilità (5-11 anni) -, abbiamo dovuto rivedere la quasi totalità delle attività del nostro Centro: ad esempio abbiamo dovuto sospendere le attività sul territorio che venivano utilizzate per far fare nuove esperienze ai bambini e alle bambine, quali prendere i mezzi pubblici, andare in un bar o al supermercato. Ma forse la parte più difficile è mantenere il distanziamento fisico tra i bambini e le bambine»

Persone all'interno del Centro Diurno "L'Officina delle abilità", prima della pandemia

Persone all’interno del Centro Diurno “L’Officina delle abilità”, prima della pandemia

L’Officina delle abilità, Centro Diurno dell’Associazione L’abilità di Milano, lavora con i bambini e le bambine con disabilità su cinque aree di intervento: la comunicazione, la relazione, l’apprendimento cognitivo, l’autonomia e l’attività psicomotoria.
Suddividiamo la giornata in momenti, creando percorsi disegnati ad hoc per ogni bambino. Ogni singolo momento della giornata favorisce il raggiungimento di uno o più obiettivi che riguardano le cinque aree di intervento e che si traducono in azioni di vita quotidiane.
I momenti della mensa e della merenda, ad esempio, favoriscono il raggiungimento dell’autonomia nel momento del pasto; inoltre, cerchiamo di rendere autonomi i bambini e le bambine anche nell’utilizzo del bagno e nella cura dell’igiene. Durante il gioco invece, vengono perseguiti obiettivi relazionali, sociali e comunicativi. Le attività cognitive al tavolo sono finalizzate all’apprendimento di concetti logici e a rinforzare le attività di letto-scrittura. Attraverso gli esercizi fisici, infine, cerchiamo di migliorare la percezione del corpo e la consapevolezza motoria.

A seguito della pandemia, abbiamo dovuto rivedere la quasi totalità delle attività del Centro: ad esempio siamo stati costretti a sospendere le attività sul territorio che venivano utilizzate per far fare nuove esperienze ai bambini e alle bambine, quali prendere i mezzi pubblici, andare in un bar o al supermercato.
La parte più difficile è mantenere il distanziamento fisico tra i bambini e le bambine; se prima, infatti, un educatore lavorava con due di loro a un tavolo e poteva seguire il lavoro di entrambi per mantenere alto il livello di attenzione, ora questo non è più possibile. E anche i giochi da tavolo sono diventati più difficili da usare perché mantenere tutto disinfettato è complicato.
Dove si è potuto, si è sfruttata la tecnologia, con le letture che prima si facevano su supporti cartacei le quali vengono ora svolte sfruttando un proiettore, così che tutti possano leggere senza toccare i libri. Si è cercato inoltre di plastificare tutti i materiali cartacei, in modo da poterli igienizzare dopo l’uso e abbiamo anche creato dei kit personali con pennarelli, giochi e fogli, in modo tale che gli strumenti non si mischino.

Tra gli escamotage che abbiamo cercato di utilizzare, vi è ad esempio quello riguardante il “gioco simbolico”. Se ad esempio nel pre-Covid un bambino faceva la parte del cuoco e poi dava il pasto (finto) ad un altro bambino che fingeva di mangiarlo, ora ci sono due cuochi bambini e i pasti vengono consegnati all’educatore che ricopre il ruolo del cliente.
Per mantenere il distanziamento utilizziamo adesso dei banchi singoli e se prima l’educatore poteva seguire più bambini contemporaneamente, ora invece si deve occupare di uno alla volta. Quando poi il tempo lo permette, sfruttiamo il giardino esterno, formando dei gruppi di gioco meno numerosi rispetto al periodo pre-Covid.

E da ultimo, ma non certo ultimo per importanza, il lavoro sull’uso delle mascherine e sui nuovi comportamenti da adottare per contrastare la diffusione del virus. Quando le precauzioni vengono percepite dai bambini e dalle bambine come forzature, queste vengono facilmente rifiutate. Avviare un percorso educativo che permetta loro di abituarsi a certe regole sociali e di igiene è stata la chiave per trasmettere questi concetti senza creare attriti.

Coordinatrice del Centro Diurno L’Officina delle abilità dell’Associazione L’abilità di Milano.

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