Impiegare correttamente e con urgenza quei fondi (esigui) per i caregiver

«Con l’intensificazione del loro carico di accudimento, assistenza e responsabilità nei confronti di un parente convivente con disabilità grave non autosufficiente e con l’isolamento di fatto subìto – scrivono dal CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) – i caregiver familiari stanno vivendo una condizione molto pesante e necessitano con urgenza di misure di sostegno, eque ed equilibrate, ora attuabili attingendo anche ai Fondi di Riparto messi a disposizione delle Regioni. Ma quei fondi, di cui va altresì ricordata l’esiguità, devono essere usati correttamente e con urgenza»

Persona con demenza e mano di caregiverAlla luce dell’esperienza vissuta dai caregiver familiari nell’attuale fase pandemica che si protrae da un anno, con l’intensificazione del loro carico di accudimento, assistenza e responsabilità nei confronti di un parente convivente con disabilità grave non autosufficiente e con l’isolamento di fatto subìto, il nostro Coordinamento [CONFADCoordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, N.d.R.] ha condotto nel 2020 due sondaggi a livello nazionale, uno nella prima fase dell’emergenza Covid e uno nella “fase 2”, che hanno permesso di mettere nero su bianco, numeri alla mano, le pesantissime condizioni cui hanno dovuto far fronte i caregiver familiari.

I caregiver familiari necessitano con urgenza di misure di sostegno, eque ed equilibrate, ora attuabili attingendo anche ai Fondi di Riparto messi a disposizione delle Regioni con il Decreto del 27 ottobre 2020 (Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per gli anni 2018-2019-2020), dopo la pubblicazione di esso in Gazzetta Ufficiale il 22 gennaio scorso. La condizione indispensabile, quindi, è quella di utilizzare queste disponibilità finanziarie per attuare un’opportuna regolamentazione delle misure di sostegno per i caregiver familiari. In particolare:
1. Occorre che si identifichi la platea dei destinatari, individuando un criterio di priorità per intensità di cura del familiare convivente accudito (anni di effettiva convivenza e assistenza) e per la possibilità o meno del caregiver familiare di conciliare la propria attività lavorativa e l’accudimento.
2. È necessario prevedere per il caregiver familiare un’indennità mensile per l’incarico di cura continuativa, prospettando la priorità per i caregiver familiari monoreddito o, qualora siano genitori, nuclei monoparentali; tale indennità non deve essere considerata come un reddito, ma come indennizzo per il pesante carico psicofisico al quale sono sottoposti, e non dovrà essere in alcun modo decurtato da qualsiasi altro provvedimento preso per la persona con disabilità. È necessario evidenziare che l’esiguità del fondo non può coprire con tutta evidenza in modo sufficiente le misure di sostegno che da anni chiediamo per la tutela dei caregiver familiari (contributive, economiche, assicurative, sanitarie).
3. Esprimiamo la forte preoccupazione che questi fondi possano essere invece impiegati – come abbiamo già visto fare in alcune Regioni in passato – con provvedimenti atti a fornire sostegno psicologico, poiché ogni cittadino che ne senta la necessità dispone per tramite del Servizio Sanitario Nazionale di questo trattamento, così come riteniamo fuorviante ipotizzare iniziative di sensibilizzazione, informative e culturali, poiché in questo caso sono indiscutibilmente prioritari gli interventi di sostegno economico, come per altro indicato nelle finalità stesse del Fondo di Riparto.

Recentemente abbiamo inviato una nota ufficiale a tutte le Regioni, manifestando la nostra disponibilità per il diretto coinvolgimento quale organizzazione rappresentativa delle persone con disabilità e dei caregiver familiari, e in futuro non mancheremo di monitorare puntualmente la situazione, al fine di verificare il corretto utilizzo di queste risorse economiche.

Presidente del CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità).

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