Se si ammala chi assiste una persona con disabilità, chi potrà sostituirla?

Partendo dal Piano Vaccinale della Regione Toscana, che si è allineata alle indicazioni ministeriali, eludendo anch’essa la fondamentale connessione tra la persona con disabilità e chi le presta assistenza, Simona Lancioni osserva che «forse il Ministero della Salute e le Regioni dovrebbero iniziare a porsi la seguente domanda: se si ammalasse la persona che presta assistenza ad una persona con disabilità grave, chi potrebbe sostituirla in questo ruolo?». E al di là della Toscana, cosa sta succedendo nelle altre Regioni?

Assistenza a una persona con disabilità grave

Una caregiver familiare assiste una persona con disabilità grave

Nei giorni scorsi sul sito della Regione Toscana è stato pubblicato il programma regionale delle vaccinazioni anti-Covid, specificando le diverse fasi e l’ordine con cui le differenti categorie di soggetti potranno accedere alla profilassi, il tipo di vaccino utilizzato, le modalità di prenotazione e i luoghi di somministrazione.
Sin da subito si è ritenuto di considerare le persone ospiti di strutture residenziali – delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e delle RSD (Residenze Sanitarie Disabili) – tra le categorie da vaccinare prioritariamente, mentre riguardo alla vaccinazione delle persone con disabilità che vivono nelle proprie abitazioni si è dovuto attendere il documento pubblicato l’8 febbraio scorso dal Ministero della Salute [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Tuttavia, come ha prontamente segnalato l’Associazione Luca Coscioni, [anche sulle nostre pagine, N.d.R.], tale documento presenta la lacuna di non considerare i/le caregiver tra le categorie da vaccinare prioritariamente.

A questo punto va ricordato che il 7 gennaio scorso, durante una conferenza stampa voluta per fare il punto sulla situazione delle vaccinazioni anti-Covid, era stato il Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid Domenico Arcuri a dare qualche indicazione su questo tema, dichiarando: «Da febbraio si cominceranno a vaccinare gli over 80, i disabili e anche i loro accompagnatori. Rispetto a questi ultimi, infatti, immagino che la connessione tra disabile e chi lo accompagna sia una connessione lineare. Il disabile immune, quindi, non può essere accompagnato da chi immune non è».
Ebbene, sembra proprio che la «connessione tra disabile e chi lo accompagna» non sia stata per niente colta dal Ministero della Salute e, mentre ci uniamo all’appello dell’Associazione Coscioni nell’invocare che venga considerata, esaminiamo come tali diposizioni sono state recepite dalla Regione Toscana.

Il programma delle vaccinazioni anti-Covid della Toscana si articola dunque in quattro fasi, nella prima delle quali saranno vaccinati gli/le operatori/trici sanitari e socio-sanitari, gli/le operatori/trici della rete emergenza-urgenza e del volontariato addetto al trasporto pazienti, il personale delle RSA e delle strutture socio-assistenziali, gli/le ospiti delle RSA e delle strutture socio-assistenziali, le persone anziane over 80 anni (che saranno contattate personalmente dal proprio medico di famiglia il quale comunicherà loro il giorno e il luogo della vaccinazione).
Nella seconda fase rientreranno le persone estremamente vulnerabili (1) indipendentemente dall’età, quelle tra i 75 e i 79 anni di età, quelle tra i 70 e i 74 anni, le persone vulnerabili under 70 anni (2), le persone tra 60 e 69 anni che non presentano rischi specifici, e le persone tra 55 e 59 anni che non presentano rischi specifici.
E ancora, nella terza fase sono comprese le seguenti figure: personale scolastico e universitario docente e non docente (età: 18-55); forze armate e di polizia (18-55); penitenziari (18-55); luoghi di comunità (18-55); altri servizi essenziali (18-55).
Infine, nella quarta e ultima fase verrà vaccinato il resto della popolazione (con più di 16 anni).

Come si può notare, la Regione Toscana si è allineata alle indicazioni ministeriali, eludendo anch’essa la fondamentale connessione tra la persona con disabilità e chi le presta assistenza. Forse il Ministero della Salute e le Regioni dovrebbero iniziare a porsi la seguente domanda: se si ammalasse la persona che presta assistenza ad una persona con disabilità grave, chi potrebbe sostituirla in questo ruolo?

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso e viene qui ripreso, con alcune minime modifiche di contesto, per gentile concessione.

Note:
(1) Rientrano nella definizione di estremamente vulnerabili, a prescindere dall’età, le persone interessate da: fibrosi polmonare idiopatica e altre patologie respiratorie gravi che necessitino di ossigenoterapia; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche (sclerosi laterale amiotrofica; sclerosi multipla; paralisi cerebrali infantili; pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive; miastenia gravis; patologie neurologiche disimmuni); diabete e altre endocrinopatie severe quali mordo di Addison; fibrosi cistica; insufficienza renale/patologia renale; grande obesità; malattie autoimmuni – immunodeficienze primitive; malattie cerebrovascolari; patologia oncologica e talassemica; sindrome di Down; trapianto di organo solido: in lista di attesa e sottoposti a trapianto emopoietico dopo 3 mesi dal trapianto ed entro 1 anno dalla procedura.
(2) Sono ricomprese nella categoria delle persone vulnerabili under 70 anni quelle la cui patologia rientra nelle seguenti aree: BPCO/asma/fibrosi polmonari/insufficienza respiratoria; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche; diabete e altre endocrinopatie severe; fibrosi cistica; HIV; insufficienza renale/patologia renale; ipertensione arteriosa; malattie autoimmuni/Immunodeficienze primitive; malattia epatica; malattie cerebrovascolari; patologia oncologica e talassemica; sindrome di Down; trapianto; grave obesità.

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