Dare un senso alla scelta di istituire un Ministero delle Disabilità

«Il nuovo Governo – scrive Raffaele Goretti -, nato per garantire al nostro Paese un futuro di stabilità politica, affrontando le emergenze dovute all’eccezionalità degli eventi, sappia dare un senso anche alla scelta di istituire un Ministero delle Disabilità, che sia motore per azioni concertate con tutti i segmenti dell’Amministrazione, dando corpo a politiche inclusive, e non un luogo asfittico dove si inneschino processi inversi all’evoluzione del concetto internazionalmente riconosciuto della valorizzazione della persona indipendentemente dalle sue condizioni»

Erika Stefani

Erika Stefani, ministra delle Disabilità nel Governo Draghi

Ci risiamo, nel nuovo Governo Draghi è stato ricostituito, come nel primo Governo Conte, il Ministero senza portafoglio per le Disabilità.
Se si pensa che le “politiche” per le persone con disabilità possano essere concentrate in uno specifico Ministero, si cerca ancora una volta di relegare queste/i cittadine/i ai margini della vita reale, considerandole bisognose di specifiche politiche lontane dagli assi strategici delle politiche complessive necessarie a un Paese civile, utili a promuovere ed attuare azioni inclusive ispirate in primis ai dettami dei cinquanta articoli della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità. Se invece si pensa di fare dell’istituendo Ministero delle Disabilità un laboratorio e un palcoscenico nel quale si possano concertare le ordinarie politiche che lo Stato promuove per tutte/i le/i cittadine/i, con particolare attenzione per l’impatto che tali politiche possano avere nei confronti delle/i cittadine/i con disabilità, allora si apre uno scenario nuovo e denso di opportunità.

Le politiche per le persone con disabilità sono efficaci e possono produrre effetti solo se si sviluppano all’interno delle azioni politiche che interessano tutte/i le/i cittadine/i, altrimenti si rivelano inefficaci o peggio ancora discriminatorie. Appare ormai chiaro alla stragrande maggioranza degli Amministratori e a una fetta sempre più numerosa di politici, che qualsiasi azione messa in campo per dare risposte ai diritti delle persone con disabilità, diventa una risposta trasversale che interessa e coinvolge tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione.
Questo significa che per poter realmente contribuire a delineare una società inclusiva e accogliente, le politiche per il diritto allo studio, al lavoro, alla mobilità, allo sport, alla casa e così via, devono essere pensate e attuate all’interno delle politiche generali e dettagliate anche per le persone con disabilità.
Questo significa semplicemente che non possono essere pensate azioni politiche e amministrative per categorie di persone, pena il fallimento di qualsiasi azione di inclusione e di superamento di logiche ghettizzanti e soprattutto non conformi ai dettami della citatat Convenzione ONU, fatta propria dal nostro Paese con la Legge n. 18 del 2009.

Questo nuovo Governo Draghi, nato per garantire al nostro Paese un futuro di stabilità politica, affrontando le emergenze dovute all’eccezionalità degli eventi, sappia scegliere la via migliore, anche per dare risposte organiche alle domande di salute e “ben essere” delle/dei cittadine/i italiani e quindi anche di quelle/i con disabilità, dando un senso alla scelta di istituire un Ministero delle Disabilità.
Un Ministero che sappia essere motore per azioni concertate con tutti i segmenti dell’Amministrazione, per dare corpo a politiche inclusive, e non un luogo asfittico dove si inneschino processi inversi all’evoluzione del concetto internazionalmente riconosciuto della valorizzazione della persona indipendentemente dalle sue condizioni e della promozione del capitale umano, realizzando concretamente i valori e i princìpi enunciati nella Convenzione ONU.

Gia Presidente dell’Osservatorio Regionale Umbro sulla Condizione delle Persone con Disabilità.

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