C’è poco, per le fasce deboli, nei progetti del Piemonte per il “Recovery Plan”

«Esprimiamo profonde perplessità di merito e di metodo, a proposito di ciò che riguarda le fasce deboli della popolazione, nei progetti presentati dalla Regione Piemonte per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero il “Recovery Plan”»: a dirlo sono le componenti piemontesi delle Federazioni FISH e FAND e dell’Associazione ANFFAS, che dal dicembre dello scorso anno siedono al Tavolo Regionale Permanente sulle Disabilità

Mappa del Piemonte al centro dei vari loghi delle disabilità«Esprimiamo profonde perplessità di merito e di metodo, a proposito dei progetti presentati dalla Regione Piemonte per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero il Recovery Plan»: a dirlo in una nota sottoscritta dai rispettivi Presidenti (Pericle Farris, Vittorio Ghiotti e Giancarlo D’Errico) sono le organizzazioni FISH Piemonte (Federazione Italiana per il .Superamento dell’Handicap), FAND Piemonte (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e ANFFAS Piemonte (Associazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), che dal mese di dicembre dello scorso anno siedono al Tavolo Regionale Permanente sulle Disabilità, coordinato dall’assessora alle Pari Opportunità Chiara Caucino.

Per quanto riguarda il merito dei progetti, «degli oltre 13 miliardi di euro di investimenti previsti dal Piano – scrivono le tre organizzazioni -, riguardanti la programmazione 2021-2027, solo 9 milioni e mezzo interessano l’attuazione di “un nuovo piano sociale nazionale per le fasce vulnerabili, child guarantee e vita indipendente delle persone con disabilità”. Una cifra che riteniamo troppo bassa per rispondere alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, che hanno pagato gli effetti economici e sociali della pandemia, come – se non di più – di altri settori, considerati con maggiore attenzione nei progetti di rilancio».

Ma anche il metodo viene ritenuto importante da FISH, FAND e ANFFAS del Piemonte, che sottolineano a tal proposito «il mancato coinvolgimento nella stesura dei progetti, anche solo da un punto di vista meramente consultivo, delle Associazioni che rappresentano le persone con disabilità, pur essendo queste ben note alla Regione Piemonte, la stessa, infatti, che le ha coinvolte nel Tavolo Regionale Permanente sulle Disabilità».
«Non solo – proseguono le tre organizzazioni -: in occasione dell’incontro Piemonte cuore d’Europa, tenutosi ieri 18 marzo, in cui è stato presentato il Piano, è stato negato loro il diritto di intervenire per esprimere le proprie perplessità. A rappresentare il Terzo Settore, infatti, sono state chiamate solo le Cooperative, come se l’ampio e variegato mondo del volontariato e del non profit non esistesse in altra forma. Anche questo lo riteniamo inaccettabile».

«Sia chiaro – concludono FISH, FAND e ANFFAS del Piemonte – che questa nostra protesta non vuole essere un lamento fine a se stesso e finché ci sarà tempo di rivedere le linee di programmazione e i progetti specifici che compongono il Recovery Plan, ci dichiariamo disponibili a fare la nostra parte con spirito collaborativo e costruttivo: le idee non ci mancano!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.

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