I portatori di impianto cocleare non devono pagare l’attuale emergenza sanitaria

L’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare) ha inviato una comunicazione formale agli organi competenti della propria Regione, per segnalare le numerose pratiche riguardanti la fornitura di endoprotesi cocleari, materiali e ricambi ad essi collegati, che l’ASL Città di Torino ad oggi non ha ancora autorizzato. «La maggioranza dei nominativi segnalati – ricordano anche dall’APIC – corrisponde a minori e a persone fragili ultraottantenni, che in questo particolare periodo patiscono più di altri l’isolamento forzato richiesto dalle misure anticontagio»

Impianto cocleare

Una persona con impianto cocleare

«Circa un mese fa – segnalano dall’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare) – ci sono state segnalate numerose pratiche riguardanti la fornitura di endoprotesi cocleari, materiali e ricambi ad essi collegati, che l’ASL Città di Torino, attraverso i propri uffici di assistenza protesica, ad oggi non ha ancora autorizzato. Si tratta di prescrizioni rilasciate dagli specialisti otorinolaringoiatri dei Centri Impianti Cocleari piemontesi a favore di propri assistiti i quali, dunque, sono da troppo tempo in attesa delle autorizzazioni che permetterebbero loro di ripristinare o migliorare la propria funzione uditiva».
«Come Associazione – aggiungono – ci eravamo a suo tempo prontamente attivati, interpellando in più occasioni gli enti direttamente preposti al rilascio delle documentazioni, ma i risultati purtroppo non sono stati quelli sperati. A questo punto è opportuno ricordare una volta ancora che l’impianto cocleare è considerato a tutti gli effetti un sostituto d’organo e tutte le componenti ad esso collegate e prescrivibili come da Nomenclatore, fanno parte dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e quindi devono essere erogate dal Servizio Sanitario Nazionale».

«Nella maggior parte dei casi, i ritardi che abbiamo segnalato – viene sottolineato dall’APIC – porteranno ad aggravi di spesa sanitaria, in quanto, visto il periodo trascorso, la maggioranza degli assistiti avrà necessità di nuovi cicli riabilitativi, per il ripristino delle precedenti capacità uditive. Vogliamo inoltre segnalare che la maggioranza dei nominativi che ci sono stati segnalati corrisponde a minori e a persone fragili ultraottantenni, che in questo particolare periodo patiscono più di altri l’isolamento forzato che le misure anticontagio richiedono. Del resto, la normativa prevede che dalla presentazione della prescrizione un servizio di protesica abbia venti giorni di tempo per esprimersi, dopodiché, oltre tale termine, l’autorizzazione alla fornitura dovrebbe intendersi concessa. Purtroppo, invece, tra i casi segnalati vi sono pratiche ancora giacenti dal mese di gennaio scorso».

Alla luce di quanto detto, l’APIC ha deciso di inviare una comunicazione formale, tramite la quale evidenziare la situazione, all’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, alla Responsabile della Protesica Regionale e a quella della Protesica presso l’ASL Città di Torino, oltreché, per conoscenza, agli analoghi Servizi presenti sul territorio. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@apic.torino.it.

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