L’INPS non può incidere così sui diritti delle persone con invalidità

Con un recente Messaggio, l’INPS ha stabilito che, nel caso di invito per le visite di revisione dell’invalidità, «a prescindere dall’esito della comunicazione postale, l’assenza della persona determinerà in ogni caso la sospensione della prestazione economica». L’ANMIC e l’UICI esprimono netta contrarietà, ritenendo «inaccettabile che l’Istituto intenda incidere su diritti fondamentali», «ponendosi in contrasto con la Legge» la quale prevede il diritto alla conservazione di tutti i benefìci riconosciuti a seguito di verbali rivedibili, fino alla conclusione della procedura di revisione

Un uomo di spalle, al telefono, davanti a una sede dell'INPS

«Questo ci sembra l’ennesimo tentativo da parte dell’INPS di “addomesticare” la Legge attraverso l’emissione di Circolari e Messaggi che ne mutano il senso. Non sarebbe purtroppo la prima volta, ed è nostra intenzione valutare l’opportunità di ricorrere alle Autorità competenti nel perdurare di tale atteggiamento»: a diochiararlo in una nota è Nazaro Pagano, presidente dell’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili), esprimendo tutta la contrarietà della propria organizzazione per la nuova procedura semplificata, introdotta dall’INPS con il Messaggio n. 1835 del 6 maggio scorso, secondo la quale si ha la sospensione immediata della prestazione assistenziale di invalidità civile in caso di assenza alla visita di revisione.
Come viene ricordato infatti dall’ANMIC, con il Messaggio citato, «l’INPS ha dato nuova voce all’articolo 25, comma 6 bis del Decreto Legge 40/14, convertito nella Legge 114/14 [Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari, N.d.R.], stabilendo che, nel caso di invito per le visite dov’è prevista la revisione, “a prescindere dall’esito della comunicazione postale, l’assenza determinerà in ogni caso la sospensione cautelativa della prestazione economica”».
«Atteggiamenti e provvedimenti così autoritari – sottolinea ancora Pagano – vanno necessariamente censurati dalla Ministra competente in materia, poiché non è accettabile che i funzionari dell’Istituto si arroghino il diritto di incidere su diritti fondamentali, senza verificare il rispetto delle procedure. Infatti, la formula “a prescindere dall’esito della comunicazione postale” significa che di fatto ricadranno sulle persone con disabilità i noti disservizi del vettore postale, senza verifica ulteriore, così come l’onere della prova. È invece indispensabile che prima di adottare qualsiasi provvedimento formale di sospensione e di compressione del diritto, l’INPS innanzitutto convochi con raccomandata con avviso di ricevimento e acquisisca la prova del puntuale recapito dell’invito, o lo spirare dell’eventuale compiuta giacenza, o delle ragioni del mancato recapito».
Alla luce di tutto ciò, quindi, l’ANMIC chiede la revoca e la modifica del Messaggio n. 1835 dell’INPS, sollecitando al tempo stesso un confronto continuativo con l’Istituto sui temi che interessano la categoria.

Sul Messaggio prodotto dall’INPS si è espresso con chiarezza anche Mario Barbuto, presidente dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e lo ha fatto anche nel corso di un incontro con la ministra delle Disabilità Erika Stefani. «Questo provvedimento – ha affermato – appare una misura ai limiti della vessazione, proprio quando prevede per i beneficiari della pensione di invalidità eventualmente assenti alla prima visita, la sospensione immediata della pensione, dopo due giorni dalla data della visita, senza altra procedura. La sanzione, inoltre, sarà accompagnata dalla revoca della pensione non solo in caso di assenza anche alla seconda visita, ma anche nell’ipotesi in cui non sia reputata idonea la motivazione della prima assenza».
«Qui – secondo Barbuto – si evoca un altro delicato aspetto relativo a INPS che non ha titolo a valutare e giudicare in modo arbitrario circa le motivazioni dell’assenza. E c’è anche di più: sospensione e successiva revoca potranno essere applicate a prescindere dall’esito della comunicazione postale relativa alla convocazione a visita. In parole semplici, l’INPS si attribuisce il diritto a sospendere e revocare la pensione d’invalidità, anche se e quando il beneficiario non si presenti alla visita di revisione, ad esempio, per non aver ricevuto l’avviso, ciò che purtroppo potrà verificarsi spesso, considerati i frequenti disguidi nei servizi di recapito e l’aggiornamento non sempre puntuale degli archivi».
Anche il Presidente dell’UICI, infine, fa riferimento all’articolo 25, comma 6 bis della Legge 114/14, che prevede il diritto per l’interessato alla conservazione di tutti i benefìci riconosciuti a seguito di verbali rivedibili, fino alla conclusione della procedura di revisione, «perché è a questo che l’INPS deve continuare a rifarsi».
«Tra l’altro – viene ulteriormente sottolineato dall’UICI – questo provvedimento dell’INPS non illustra affatto i criteri secondo i quali una giustificazione sanitaria o amministrativa possa ritenersi fondata, di fatto riservandosi un’enorme discrezionalità in merito. E quindi, pur con tutte le buone intenzioni di semplificazione e snellimento dei procedimenti amministrativi, l’Istituto non può mettersi in contrasto con la Legge. La notizia di convocazione a visita, infatti, dev’essere rappresentata all’interessato con mezzi certi e idonei; in caso contrario si potrebbero verificare innumerevoli disguidi e si aprirebbe sicuramente la via a una miriade di ricorsi, anche tenuto conto che, soprattutto le persone molto anziane, vivono una situazione di maggior disagio a causa della difficoltà a gestire tempestivamente e in autonomia le comunicazioni, la propria posta e gli avvisi, in modo da poter rispondere sempre con puntualità e precisione».
«Chiediamo dunque all’INPS – concludono dall’UICI – un atteggiamento di legittimità e ragionevolezza, riguardante l’osservanza delle norme e dei diritti dei cittadini, soprattutto quelli in condizione di maggior fragilità, procedendo a eventuali revoche solo e sempre dopo la conclusione dei percorsi e dei processi di rivedibilità che rimangono comunque quanto mai opportuni. Senza dimenticare il nostro profondo rammarico per la mancata consultazione delle Associazioni rappresentative delle persone con disabilità, prima di adottare misure che determinano un impatto spesso profondo sulla vita quotidiana di centinaia e centinaia di migliaia di cittadini. Un’abitudine e una pratica dura a morire che riteniamo renda necessari interventi di tutela dell’autorità politica». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° Ufficio Stampa ANMIC (Bernadette Golisano), tempinuovi.bg@tiscali.it
° Ufficio Stampa UICI (Vincenzo Massa), ustampa@uici.it

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