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Un progetto sulla teleriabilitazione rivolta a persone con autismo

Operatrice coinvolta nel progetto di teleriabilitazione promosso dalla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone

Una delle operatrici coinvolte nel progetto di teleriabilitazione promosso dalla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone

Autismo e teleriabilitazione. Dall’emergenza Covid-19 alle nuove frontiere della riabilitazione a distanza per le persone con disturbi dello spettro autistico: si chiama così il progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone, grazie al supporto del Fondo di Beneficenza Intesa SanPaolo, iniziativa avviata per indagare le possibilità della teleriabilitazione anche al di là dell’emergenza Covid, monitorando l’andamento della presa in carico a distanza, il mantenimento delle abilità acquisite, l’emergere di eventuali criticità e la messa a punto delle relative soluzioni.

Sono più di trenta le famiglie coinvolte, insieme a un’équipe multidisciplinare composta da psicologi, educatori, logopedisti, neuropsichiatra e da un operatore multimediale che ha seguito e segue gli aspetti tecnici a supporto dei terapeuti e delle famiglie.
«In questi mesi – spiega Cinzia Raffin, presidente della Fondazione Bambini e Autismo – la pandemia ha generato stress e difficoltà sia al personale clinico che agli utenti e ai loro familiari, ma ha rappresentato anche un’incredibile opportunità di cambiamento e crescita. Sempre grazie al supporto di Intesa SanPaolo, stiamo ora anche riprogettando i nostri moduli qualità per la raccolta dei dati, informatizzando il più possibile il monitoraggio. Alcuni utenti hanno mostrato difficoltà nell’approccio alla teleriabilitazione, ma per molti altri, e in particolare per le persone autistiche attratte dalla tecnologia, le attività in remoto hanno rappresentato una novità piacevole in grado di destare nuovo interesse».

«Tra i punti di forza della teleriabilitazione e dei suoi sviluppi futuri – prosegue Raffin -, vi è la possibilità di offrire un servizio di qualità anche a famiglie che abitano lontano dai centri o in zone scoperte dai servizi. L’emergenza ha dimostrato che si può fare, spingendo a trovare soluzioni creative e innovative nella gestione del rapporto terapeutico. Non ultima la progettazione degli interventi in remoto diretti agli assistiti, che richiedono tempi di preparazione più lunghi e maggiori costi rispetto a quelli in presenza, con la progettazione di materiali di supporto terapeutico da inviare in via telematica prima delle sedute, o Parent Training intensivi, finalizzati al potenziamento delle risorse educative dei familiari, o il coinvolgimento costante del tecnico informatico per la sorveglianza sul funzionamento delle tecnologie».

Il progetto della Fondazione pordenonese si concluderà nel prossimo mese di luglio, con l’elaborazione dei dati raccolti, la misura della soddisfazione dei partecipanti e del personale coinvolto e la sintesi dell’intera esperienza, con l’auspicio che essa possa essere replicata anche altrove. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: relazioniesterne@bambinieautismo.org.

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