Dopo il Covid: imparare dalle persone con disabilità

«Andare oltre l’inquadramento della disabilità unicamente in termini biomedici» e «costruire un mondo senza pregiudizi contro le persone con disabilità»: sono due tra i più interessanti passaggi del documento “L’amicizia con le persone con disabilità: l’inizio di un nuovo mondo. Imparare dalle esperienze delle persone con disabilità e dei loro caregivers durante la pandemia da COVID-19”, testo degno di grande attenzione, prodotto dalla Pontificia Accademia per la Vita, organismo del Vaticano che ha come fine la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona

Realizzazione grafica americana dedicata all'inclusione delle persone con disabilità

Una realizzazione grafica americana dedicata all’inclusione delle persone con disabilità

Vi sono indubbi elementi di grande interesse e modernità nel documento intitolato L’amicizia con le persone con disabilità: l’inizio di un nuovo mondo. Imparare dalle esperienze delle persone con disabilità e dei loro caregivers durante la pandemia da COVID-19 (disponibile integralmente a questo link), di cui risulta apprezzabile anche la correttezza del linguaggio adottato nel parlare di disabilità, fatto che, com’è ben noto, non è certo sempre scontato. A diffondere tale testo in questi giorni è stata la Pontificia Accademia per la Vita, organismo del Vaticano che ha come fine la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona.

Nel documento si sottolinea innanzitutto che «le persone con disabilità e i loro caregivers necessitano e meritano un’attenzione e un sostegno speciali perché la pandemia ha avuto un impatto negativo sproporzionato sulle loro vite [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]». Inoltre, si mette in luce l’esigenza di «coinvolgere e supportare il più possibile le persone con disabilità, per elaborare piani di assistenza avanzati e decisioni sanitarie in ogni momento, anche durante le pandemie».

Particolarmente significative risultano poi quelle che vengono definite come «tre preoccupazioni etiche fondamentali», vale a dire «promuovere soluzioni per i bisogni specifici delle persone con disabilità affinché beneficino delle politiche e degli interventi di salute pubblica». «Dovremmo – prosegue il testo – coinvolgere il più possibile tali persone nel processo di pianificazione e decisione».
E ancora, «nella salute pubblica, così come nell’assistenza sanitaria, dobbiamo andare oltre l’inquadramento della disabilità unicamente in termini biomedici. Dovremmo curarci di sostenere le persone con disabilità e i loro familiari in un modo coordinato e integrato, che possa coinvolgere tutte le specialità della medicina, così come altre discipline e altri settori del governo e della società».
Infine, viene rimarcata l’esigenza di «sviluppare quadri di salute pubblica basati sulla solidarietà e su una corsia preferenziale per i poveri e i vulnerabili a livello locale e globale».

Per l’ascolto delle persone con disabilità, il documento della Pontificia Accademia per la Vita Nota propone che si dia vita ad un vero e proprio «magistero della disabilità», in quanto, si scrive, «le lezioni che le persone con disabilità possono insegnarci, soprattutto durante questa pandemia, sono provocatorie. Ci sfidano ad adottare una nuova prospettiva sul significato della vita. Ci invitano ad accettare l’interdipendenza, la responsabilità reciproca e la cura gli uni degli altri come stile di vita e come un modo per promuovere il bene comune».

Nella conclusione, il testo esorta a costruire «un mondo senza confini, senza pregiudizi contro le persone con disabilità, dove nessuno è lasciato da solo ad affrontare le sfide della sopravvivenza personale». Dal canto loro, i cristiani «sono chiamati a contribuire alla costruzione di tale mondo».
«Purtroppo – si rileva -, nel pensiero cristiano, non di rado la disabilità è stata identificata come una conseguenza del peccato originale, ma il Vangelo insegna che alla fine della nostra vita e della storia umana saremo giudicati sull’amore per il prossimo, specialmente per i poveri, i più vulnerabili e coloro che sono ritenuti gli ultimi della famiglia umana. Tra questi, ai giorni nostri, ci sono le persone con disabilità. Decidiamoci, quindi, e adottiamo misure durante e dopo questa pandemia per garantire la costruzione di un mondo migliore, un mondo in cui le persone con disabilità siano sempre apprezzate, trattate con amicizia e amate». (S.B.)

Ringraziamo Luisa Borgia per la collaborazione.

Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il documento della Pontifica Accademia della Vita L’amicizia con le persone con disabilità: l’inizio di un nuovo mondo. Imparare dalle esperienze delle persone con disabilità e dei loro caregivers durante la pandemia da COVID-19.

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