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Sei assunzioni di persone con disabilità visiva: caso o perseveranza?

Persona non vedente al computerNell’ultimo periodo, nonostante la pesante situazione pandemica, hanno trovato occupazione sei allievi che hanno frequentato corsi di formazione presso la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano ONLUS (d’ora in poi semplicemente Fondazione): tre presso l’ALER di Milano, importante azienda del territorio e tre presso DHL, azienda leader mondiale nei servizi di logistica. Le mansioni ricoperte sono nell’area del Servizio Clienti. Si tratta di una notizia sicuramente sperata, comunque forse inaspettata, anche in considerazione del periodo che stiamo vivendo, che inorgoglisce chi scrive e che rende merito a chi ci ha creduto fin dall’inizio.
Nel riportare la storia della costruzione di questo successo, riteniamo utile analizzare le relazioni “causa-effetto” che hanno contribuito a favorirne la realizzazione. Va detto, a onor del vero, che i temi dell’inserimento nel mondo del lavoro e della riqualificazione professionale delle persone con disabilità visiva richiedono competenze trasversali e multidisciplinari che necessitano in modo ineludibile del coinvolgimento di più soggetti qualificati.
I cosiddetti Servizi al Lavoro, area della Fondazione, nascono circa quindici anni or sono come raggruppamento accreditato presso la Regione Lombardia con il Consiglio Regionale Lombardo dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e con le Sezioni Provinciali di Brescia e Varese dell’Associazione.

In occasione dei corsi professionali di Centralino e Professioni Equipollenti (esperto di telemarketing), nel 2018 abbiamo contattato alcune aziende del territorio, tra cui le citate ALER Milano e DHL, al fine di offrire ai nostri allievi un confronto pratico e concreto con realtà aziendali del territorio che, all’interno della loro organizzazione, avessero un’area dedicata al Servizio Clienti.
Questa innovazione nei corsi professionali ha avuto origine dalla consapevolezza che l’evoluzione del mercato del lavoro, accelerata dallo sviluppo inarrestabile delle piattaforme digitali, propaga la sua onda lunga sulla ridefinizione radicale dei processi lavorativi e sull’aggiornamento dei profili professionali. L’ampliamento senza confine della rete non può prescindere dalla complementarietà degli enti di formazione, dal dialogo tra enti pubblici, organizzazioni aziendali e sindacali con le Associazioni di categoria, dalla valorizzazione delle relazioni umane e professionali e, naturalmente, dall’attivo coinvolgimento di tutti gli stakeholders [“portatori d’interesse”, N.d.R.].
Le nostre attività in questo senso sono volte ad organizzare scambi di visite nei luoghi di lavoro, incontri dimostrativi con aziende del territorio, seminari di sensibilizzazione, tutte azioni utili e doverose, anche se non sempre le varie iniziative hanno un seguito concreto e tangibile. Questa volta, invece, abbiamo introdotto un elemento innovativo e qualificante nel percorso formativo dei corsi professionali. L’Azienda ALER ha aderito al nostro invito con molta semplicità, ma con grande professionalità, mettendosi a disposizione per organizzare, il 15 novembre 2018, un’intensa e interessante opportunità: un Experience Day. Abbiamo dedicato un’intera giornata di corso, con l’intervento di tre responsabili ALER e di sei operatrici del call center che, dotate della strumentazione necessaria, hanno svolto la loro attività presso le aule dei nostri corsi professionali.  In questo modo gli allievi, in ascolto, hanno potuto avere un’esauriente dimostrazione del lavoro e delle tematiche affrontate dal Servizio Clienti, creando, così, una coerente connessione con le attività formative.
Questa circostanza è stata anche l’occasione per valutare brevemente l’accessibilità delle procedure, per far conoscere i nostri allievi e, soprattutto, per mostrare le loro modalità operative attraverso l’uso della tecnologia assistiva.
Un altro incoraggiamento alla costruzione meticolosa della rete lo abbiamo avuto nella visita effettuata con le classi di allievi presso le sale operative di DHL. Tale visita ha permesso agli allievi di osservare e condividere da vicino, quasi a livello individuale, il lavoro svolto dagli operatori.

Entrambi questi due significativi momenti hanno creato i presupposti per ulteriori occasioni di approfondimento e conoscenza. Dagli Experience Days abbiamo ritrovato entrambe le aziende in occasione del convegno sul lavoro organizzato il 30 novembre 2018 dalla Fondazione, a conclusione e a sostegno delle attività corsuali nell’ambito dell’iniziativa Lombardia Plus 2016-2018 [si legga sulle nostre pagine l’ampia presentazione al citato convegno del 30 novembre 2018, N.d.R.].
Durante i lavori gli allievi dei corsi hanno avuto l’opportunità di sostenere presso la nostra sede colloqui di lavoro con varie aziende tra le quali, naturalmente, ALER e DHL.
Se anche la “fortuna più cieca” ha qualche correlazione con le azioni passate, non è un caso che nel marzo 2019 le due aziende abbiano sottoscritto una manifestazione di interesse al nuovo progetto formativo della Fondazione per l’occupazione dei disabili presentato alla Regione Lombardia. La nostra perseveranza, infatti, ha avuto un ulteriore incoraggiamento in occasione del bando che prevedeva la possibilità di condividere la progettazione del percorso formativo, denominato Addetto Customer Care, con le aziende interessate alla tematica, oltreché una partecipazione di personale aziendale in qualità di docente per la realizzazione di unità didattiche specifiche.
Nello stesso periodo ALER esprimeva l’intenzione di avviare tre tirocini con ragazzi disabili visivi, da selezionare in collaborazione con la Fondazione, tra le persone conosciute nei nostri corsi professionali. DHL, inoltre, procedeva, nell’immediato e successivamente, all’assunzione di tre persone disabili visive, al termine di una selezione effettuata in collaborazione con la Fondazione.

L’adeguamento costante delle norme e delle linee guida in materia di Politiche Attive del Lavoro per le persone con disabilità, il ruolo dei Centri per l’Impiego, le molteplici linee di finanziamento ai progetti, costituiscono di fatto ulteriori determinanti elementi imprescindibili per poter ragionevolmente perseguire l’inclusione dei disabili nel mondo del lavoro.
Alla luce di quanto sopra, ogni passo compiuto sul percorso dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità visiva è la sintesi di una moltitudine di approcci, è frutto della convergenza di diverse volontà, è il risultato diretto o indiretto di articolati progetti finanziati, del dialogo con il mondo datoriale, del passa-parola fra le aziende, dell’incoraggiamento, del sostegno e della collaborazione reciproca fra le parti.
Ogni esperienza acquisita è un ulteriore mattone posto sui precedenti, un vero e proprio corollario che richiama e integra le certezze già acquisite e attinge dall’ingente bagaglio esperienziale maturato fino a quel momento. Anche per questa ragione, il modello di interventi costituisce l’humus più esteso e più fertile per costruire condizioni ancora maggiormente favorevoli per il tramite di nuove azioni virtuose.

L’applicazione pedissequa di “linee guida” per nuovi percorsi inclusivi ascritte in documenti formali o informali, considerati a mo’ di “manualistica di riferimento”, è garanzia certamente di “buone prassi”, ma da sola risulterebbe un esercizio insufficiente e non in grado di assicurare il successo delle specifiche attività intraprese.
Il rapporto fiduciario con l’azienda e il contatto costante con gli allievi aiutano ad intercettare e aprono alla risoluzione di problematiche che possono sorgere e frenare il cammino, anche quando è imminente l’ingresso in azienda e “le cose sembrano fatte”.
Nell’esperienza ALER e DHL, infatti, nei diversi sopralluoghi preliminari conoscitivi in azienda, oltre a riscontrare e affrontare la parziale accessibilità delle procedure aziendali – come accade nella maggior parte delle aziende – è emersa in ALER un’ulteriore problematica che ha ostacolato e ritardato, inaspettatamente, l’ingresso dei tirocinanti. Nonostante infatti la sala operativa del call center/centralino si trovasse all’ottavo piano, in un ambiente strutturalmente semplice e lineare, di facile raggiungimento, senza barriere architettoniche, un responsabile della sicurezza, particolarmente “preoccupato” o “alquanto premuroso”, esprimeva il “parere” che le persone con disabilità visiva dovessero essere trasferite al seminterrato, per raggiungere agevolmente le uscite di sicurezza in caso di necessità.

La lettura delle combinazioni dell’elevata quantità di variabili in gioco da considerare innanzi ad ogni attività di matching [“incontro positivo”, N.d.R.] tra le caratteristiche dei candidati lavoratori e gli ambienti aziendali, esce quindi dal controllo ragionieristico-numerico-gestionale ed esula da modelli messi a punto in precedenza, non ritrovandovi un’univoca chiave interpretativa e indicatori inequivocabili per una codifica adeguata alle nuove circostanze.
Ciò porta a ritenere che l’analisi e la valutazione del contesto attenzionato debbano far capo ad un gruppo di professionisti qualificati, capaci in forma sinergica di farsi carico del percorso di inserimento lavorativo dal proprio livello di osservazione, mettendo in gioco le proprie competenze, le proprie sensibilità, le proprie volontà, in sintesi, l’intimo convincimento che l’inclusione nel nuovo mercato del lavoro sia possibile.

Alla fine, lieto fine, dopo diciotto mesi di tirocinio in ALER e un periodo di prova in DHL, questo percorso lungo e a volte tortuoso, si è concretizzato, come detto, in sei assunzioni.
Queste ultime due esperienze segnano un’altra tappa importante del lungo percorso scritto dai Servizi al Lavoro della Fondazione, che ci fa rivivere l’entusiasmo vissuto nell’indimenticabile, complesso e ambizioso progetto di qualche anno fa, che ha visto l’assunzione di dieci operatori con disabilità visiva nella sala operativa di AWP (Allianz Worldwide Partners), ex Mondial Assistance.
Sottolineiamo che questi progetti, di grande risonanza, sono frutto di anni di esperienza pregressa, di errori commessi e di risultati acquisiti. Decine sono stati infatti i progetti di inserimento e di riqualificazione sviluppati sul territorio, sia grazie a finanziamenti pubblici, sia in situazione di rapporti privatistici. Ogni azione di riqualificazione e di inserimento ci consegna un enorme bagaglio di esperienze e di informazioni, che consentono l’estensione di un modello flessibile e replicabile in ogni nuova situazione.

In questi mesi il nostro sguardo è rivolto a numerosi altri progetti di indubbio significato formativo ed esperienziale. Continuiamo ad operare, infatti, senza soluzione di continuità, realizzando progetti di inserimento mirato con diverse realtà aziendali. Tutte queste azioni sono finanziate sia per il tramite di strumenti delle politiche attive del lavoro (DUL – Doti Uniche Disabili), sia mediante accordi privatistici stipulati direttamente con le aziende. Attualmente sono attivi una quindicina di percorsi di inserimento e di riqualificazione professionale.
Un importante impulso alla costruzione della rete arriva anche dal progetto Lavoro in Vista sostenuto dalla Fondazione Cariplo. Lo scopo è l’orientamento e l’inserimento lavorativo di persone con disabilità visiva disoccupate e inoccupate residenti in Lombardia, lo scouting delle aziende nonché l’attività di incontro tra domanda e offerta.
Il progetto è tanto più complesso e stimolante in quanto sono state presi in carico un centinaio di utenti, con l’obiettivo di collocare, al termine delle attività previste (ottobre 2022), una quarantina di persone.
L’iniziativa, della durata di due anni, è svolta in partenariato tra l’Agenzia per il Lavoro Galdus, il Consiglio Regionale Lombardo e le Sezioni Territoriali dell’UICI, nonché la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano.

Se abbiamo dunque voluto raccontare questo successo, l’intento è stato quello di divulgare e trasferire sul territorio modelli di intervento pragmatici e positivi, utili a fornire elementi di valutazione al mondo aziendale e agli operatori impegnati nell’area delle politiche attive per la riqualificazione e l’inserimento professionale nel mondo del lavoro delle persone con disabilità.
Lo abbiamo voluto raccontare per incoraggiare i giovani ad investire nel loro percorso formativo, perché solide competenze sono comunque elemento fondamentale per realizzare qualsiasi processo inclusivo e avere successo lavorativo.
E ancora, abbiamo voluto raccontarlo perché chi eroga i finanziamenti e scrive le regole di accesso ai bandi consideri che la disabilità visiva non è un “di cui”, ma può essere una risorsa a tutti gli effetti, quando viene attenzionata in modo specifico, permettendo a ciascuno di partecipare. Ci riferiamo a tutte quelle persone – e sono molte – che per mancanza di requisiti adeguati o per età, rimangono escluse e quindi non possono beneficiare di pari opportunità. La spinta innovativa non può dimenticare che anche i più fragili tra i disabili visivi devono poter accedere a percorsi formativi anche propedeutici che rispondano alle loro caratteristiche e, nel contempo, alle logiche del mercato del lavoro. In questo senso l’auspicio è che la Legge 113/85 [“Aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti”, N.d.R.] non venga disattesa e che si possano riproporre percorsi che, pur aggiornati, soddisfino questi bisogni.

Direttore dell’Area Scientifica della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano. Il presente contributo si è avvalso della collaborazione di Ivana Cavallini e Francesco Cusati, operatori dei Servizi al Lavoro della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano.

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