La sfida dell’accessibilità anche in una selvaggia area naturale

In una delle aree naturali più selvagge d’Italia, il Parco Nazionale della Val Grande nella zona piemontese del Verbano-Cusio-Ossola, è stato promosso il progetto “Sentieri ritrovati”, nato per rendere accessibile il Parco anche a persone con qualche disabilità. L’iniziativa si è articolata su tre fasi, dal censimento delle strutture ricettive interne al Parco – con risultati per nulla confortanti – alla mappatura dei sentieri – con esiti decisamente più positivi -, fino ai corsi formativi gratuiti rivolti alle guide ufficiali del Parco, sul tema del turismo e della disabilità

Parco Nazionale della Val Grande: persona in carrozzina e altre su un sentiero

In marcia su un sentiero del Parco Nazionale della Val Grande

La sfida non è stata delle più semplici, perché è avvenuta in una delle aree naturali più selvagge d’Italia, il Parco Nazionale della Val Grande nella zona piemontese del Verbano-Cusio-Ossola. Lì, infatti, ed esattamente a Caprezzo, vi è stato il 20 giugno scorso un evento di escursionismo per tutti, una grande festa in nome del benessere che deriva nello stare tra la natura e che ha avuto valore particolare, perché è stata anche l’occasione per promuovere il progetto Sentieri ritrovati, nato per rendere accessibile il Parco anche a persone con qualche disabilità.

Realizzato grazie alla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Differenza di Domodossola e la Cooperativa Aurive di Novara, con il contributo dell’Ente Parco, della Fondazione CRT- Bando Vivomeglio e con il patrocinio del Comune di Caprezzo, il progetto si è articolato in tre diverse fasi, la prima delle quali ha riguardato la mappatura delle 74 strutture ricettive che si trovano all’interno del Parco, attraverso la distribuzione di un questionario agli operatori turistici. Il risultato, però, non è stato per nulla confortante: il 95% degli edifici, infatti, non è risultato accessibile alle persone con disabilità perché per la maggior parte dei casi si tratta di case private adibite a bed & breakfast o rifugi di montagna; e per il 75% queste case sono lontane da strade percorribili.

Con l’aiuto poi delle guide naturalistiche del Parco della Val Grande, sono stati mappati i sentieri: qui la situazione è ben più positiva, perché non mancano i percorsi accessibili. L’itinerario Piancavallo-Morissolo, ad esempio, nel Comune di Oggebbio è idoneo soprattutto per persone con una disabilità motoria perché percorribile con sedie a rotelle specifiche per terreni sconnessi. I percorsi accessibili a tutti , invece, sono il Bosco Tenso di Premosello Chiovenda, il Pineta di Santa Maria Maggiore, la Riserva Naturale e la Passeggiata di Gravellona Toce. In particolare, il Sentiero per Tutti appartenente al Comune di Caprezzo, è indicato per le persone cieche e ipovedenti perché dotato di pannelli appositi.

Ma la parte più importante del progetto riguarda i corsi formativi gratuiti rivolti alle guide ufficiali del Parco, sul tema del turismo e della disabilità, riferiti, specificatamente, all’àmbito naturalistico-ambientale: in tutto cinquanta ore suddivise in lezioni pratiche e teoriche.
«Dare a tutti la possibilità di avvicinarsi alla natura – dichiara Massimo Bocci, presidente del Parco della Val Grande – è un segnale di grande civiltà, al di là dell’indiscusso valore curativo dello stare a contatto con il verde. Per questo il Parco propone un periodo formativo destinato alle guide che, prima tra tutte, debbono avere gli strumenti per accompagnare in sicurezza le persone “fragili”».

I corsi, pertanto, sono una risposta concreta alla nuova esigenza degli operatori turistici di saper gestire i bisogni specifici delle persone con disabilità che sempre più desiderano vivere la montagna. In quest’ottica il turismo accessibile, specialmente in alcuni territori montani, come quello del Verbano-Cusio-Ossola, non è solo un bisogno di crescita culturale, ma anche una sempre più importante realtà economica.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Natura e disabilità: la sfida di rendere accessibile la selvaggia Val Grande”). Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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