Stop alle limitazioni, nei servizi rivolti alle persone con disabilità!

«Come il resto d’Italia, anche la Lombardia è da settimane in “zona bianca” e tuttavia le persone con disabilità che vi frequentano i servizi semiresidenziali possono farlo solo limitatamente e quelle che vivono nelle strutture residenziali hanno ancora poche possibilità di uscirne e di ricevere visite»: lo denuncia la Federazione lombarda LEDHA, che ha chiesto agli Assessori Regionali competenti «che tutte le persone con disabilità, con le stesse possibilità e i limiti offerti agli altri, possano ricominciare ad usufruire regolarmente e completamente dei servizi di cui necessitano»

Persona in carrozzina fotografata di spalle davanti a una vetrata«Da settimane, l’Italia e la Lombardia sono tornate in “zona bianca”. Da settimane la maggior parte delle limitazioni imposte ai cittadini per contenere la diffusione del Covid sono cadute. La netta maggioranza dei cittadini italiani ha potuto quindi tornare a vivere una quotidianità in cui abitudini e comportamenti sono molto simili a quelli precedenti lo scoppio della pandemia sul posto di lavoro, in famiglia e nel tempo libero. Ma non per tutti è così: infatti, nonostante la Lombardia sia in “zona bianca”, molte persone con disabilità che frequentano i servizi semiresidenziali, quali ad esempio i Centri Diurni o CDD, possono accedervi solo per alcuni giorni a settimana, a rotazione con altre persone o a giorni alterni. Solo in alcune situazioni, dunque, questi servizi sono stati riattivati a tempo pieno e/o con forme alternative, in modo da garantire comunque il proseguimento complessivo delle attività. Allo stesso modo, sebbene la quasi totalità degli ospiti sia vaccinata, per chi vive all’interno dei servizi residenziali (RSD), le possibilità di ricevere visite e di uscire sono ancora molto limitate»: a denunciarlo è la LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che a fronte di tale situazione, si è rivolta direttamente alla Regione Lombardia, per chiedere a Letizia Moratti, assessora al Welfare e ad Alessandra Locatelli, assessora alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale e alla Disabilità, «di garantire a tutte le persone con disabilità, inserite all’interno di strutture semiresidenziali, di riprendere a frequentare quei servizi a tempo pieno».

«Non ci risulta ad oggi alcun tipo di indicazione da parte della nostra Regione – si legge nella lettera della Federazione lombarda a Moratti e Locatelli -, pur trattandosi di una materia di vostra competenza. Al fine, pertanto, di annullare queste disparità di trattamento rispetto al resto della popolazione, vi chiediamo di adottare tutte le misure necessarie al fine di garantire a tutte le persone con disabilità, in conformità con quanto stabilito nei loro progetti individuali, di frequentare a tempo pieno i servizi semiresidenziali in cui sono inserite. E allo stesso modo chiediamo che le persone con disabilità possano uscire dalle strutture residenziali, a parità di diritti con il resto della popolazione».

Nello specifico, per quanto riguarda le persone fragili che vivono all’interno dei servizi residenziali (RSD-Residenze Sanitarie Disabili e RSA-Residenze Sanitarie Assistite), la LEDHA ricorda che «l’Ordinanza del Ministero della Salute dell’8 maggio scorso ha stabilito le modalità con cui possono essere effettuate (in sicurezza) le visite all’interno delle strutture e le uscite degli ospiti. A tal proposito ci risulta che la Lombardia abbia provveduto a promuovere, presso le strutture residenziali della Regione, l’applicazione di quell’Ordinanza. Purtroppo, però, tale attività di comunicazione non ha sortito effetti positivi nei confronti delle persone con disabilità né dei loro stessi familiari. Infatti, le uscite e le visite sono ancora molto limitate, seppure si sia ora in una situazione di sostanziale controllo dell’emergenza e tutto il resto della popolazione non sia più sottoposto a restrizioni simili».

«Riteniamo fondamentale – conclude la lettera della LEDHA – che anche tutte le persone con disabilità, con le stesse possibilità e i limiti offerti agli altri, possano ricominciare ad usufruire regolarmente e completamente dei servizi di cui necessitano, nel rispetto dei loro interessi, delle loro richieste e delle loro esigenze specifiche, nonché ricevere visite dai propri familiari e amici all’interno delle strutture in cui risiedono e uscire in autonomia, senza quindi dover subire discriminazioni fondate sulla disabilità, sanzionabili ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni)». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).

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